LA PARTENZA

Inizia la "trafila" all'aeroporto, check in, consegna dei biglietti, poi migrazione di massa al gate preposto. Controllo bagagli e passaggio sotto al metal detector, l'addetta visionando i miei biglietti e vedendo la destinazione esclama "beato lei, la invidio!". Sarà…… ma la tensione per il volo aumenta lo stesso. Non so il perchè di questo odio per gli aerei di linea, ho già volato ed ho volato anche con aerei da turismo, dove se vogliamo la pericolosità è pure maggiore.

Arrivano le 8, un bus ci accompagna alle rampe del nostro volo; saliamo, il mio posto è centrale in una fila di tre. Iberia ha dei posti a sedere davvero stretti, tanto che per intrufolarmi nel mio posto devo contorcermi come un circense. Essendo molto alto, non ci sto. Metto le gambe di lato, andando ad invadere lo spazio della signorina che viaggiava nel posto finestrino, ma che comunque non mi degna neppure di uno sguardo, tutta assorta a leggersi il suo libro.. Cominciamo bene!

Il comandante del volo fa il suo solito discorso, naturalmente in spagnolo seguito da un inglese che stento davvero a capire.

L'aereo inizia a muoversi per raggiungere la pista di decollo, io chiudo gli occhi e cerco di pensare ad altro. Ad un certo punto sento la rinculata data dall'accelerazione, ci siamo, un vuoto al mio interno mi suggerisce che ci stiamo librando in volo. Mi attacco come posso al mio sedile, davvero una sensazione che non mi appartiene. Man mano l'aereo prende quota, ad un certo punto ho la bella idea di aprire un occhio e guardar fuori.....

Una volta arrivati alla quota di volo viene dato il via libera a togliere le cinture, gli stewart di volo iniziano a girare per il corridoio con il carrellino per servire da bere.

Cio' che mi da maggiormente noia ora è la posizione in cui sono costretto a viaggiare; davvero non ci sto, penso di chiedere al tizio al mio fianco, che viaggia nel posto verso il corridoio, se vuol fare cambio in modo che io possa stendere le gambe nel corridoio. Ma il tizio, oltre ad essere straniero, sta pure dormendo.

Dopo una mezzora non sento più le gambe. Fermo lo Stewart e provo a rivolgermi a lui col mio stentato inglese maccheronico; non capisce, sembra non parli inglese. Allora in mezzo italiano e mezzo dialetto veneto (simile per certi vocaboli allo spagnolo) coadiuvato da gesti gli spiego che sono alto e che dove sto ora davvero mi si è bloccata la circolazione alle gambe da tempo. Capisce subito e mi conduce dietro, in coda, dove c'è un intera fila di sedili liberi. Non mi par vero! finalmente posso stendermi con tutta comodità. In quel momento mi passa pure la paura del volo. Prendo il mio bagaglio a mano, tiro fuori il mio blocco note ed inizio a scrivere. Prendo appunti, scrivo gli orari ed alcuni particolari di questo inizio esperienza che mi saranno poi utili per scrivere il presente.

Ormai è gia un ora e mezza che stiamo volando, è previsto l'atterraggio a Madrid dove ci aspetta poi la coincidenza per Siviglia. Tiro fuori la videocamera dalla borsa e, sempre col mio inglese maccheronico, chiedo alla hostess se posso filmare fuori. Mi spiega che non devo fotografare o filmare assolutamente nulla all'interno dell'aeromobile, solo fuori dai finestrini. Nessun problema, tanto non era nei miei piani immortalare sterili e sconosciuti compagni di volo (il "mio" gruppo era sistemato tutto nei posti verso la cabina di volo, quindi lontani da dove ero io in quel momento) che non reagiscono minimamente agli scossoni, ai vuoti d'aria e alle virate dell'aereo, quasi a volermi far notare maggiormente che le paure che mi portano ad ancorarmi al sedile ad ogni minimo sentore sono del tutto infondate........

Inizia la manovra di atterraggio, tiro un sospiro di sollievo. Inizio a fare pure il “coraggioso” guardando gradassamente fuori dal finestrino, come se le paure fossero ormai svanite. Tanto ormai manca poco.... Finalmente dall'alto vedo la Spagna: gli spazi sembrano maggiori di quelli della nostra Italia, i campi hanno una terra rossastra. Fuori c'è davvero un bel sole e si riesce a scorgere tutto il paesaggio.

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Madrid ha un aeroporto che definire enorme è assolutamente riduttivo: da quando l'aeromobile appoggia le ruote a terra (gran urlo di gioia nel mio "intimo") fino all'arrivo al terminal designato sarà trascorso almeno un quarto d'ora.

Il volo per Siviglia parte tra un ora, ed i bagagli da Milano viaggiano diretti. Quindi abbiamo tutto il tempo di andare a fumare una sigaretta.

Purtroppo non vi è un'area fumatori all'interno dell'aeroporto, quindi ci tocca uscire; per rientrare sarà necessario ripassare i controlli, a differenza di Milano qui addirittura ci fanno togliere anche le scarpe. Nel mio caso, dopo essere passato con successo sotto al varco dotato di metal detector, l'addetto vuole che mi tolga anche gli occhiali da sole per guardarmi gli occhi; pratica senz'altro "nobile" qualora l'addetto stesso abbia a sua disposizione i documenti del viaggiatore per una verifica dell'identità; ma i miei documenti stanno comodamente in tasca (nessuno me li ha chiesti), quindi non mi spiego il perchè di tale richiesta. Naturalmente non obietto ed anzi ottempero all'istante, visto che comunque l'ora di imbarcarci si avvicina.

Saliamo sull'aeromobile diretto a Siviglia, stessa compagnia e stesso modello di aereo della precedente tratta. Stesso posto a sedere, in centro su una fila di tre.

Stessa scomodità di prima, con la differenza che stavolta il volo è al completo e quindi mi tocca restare dove sono.

Fortunatamente la tratta è breve, un ora in tutto da quando l'aereo inizia a rollare fino a toccar terra a Siviglia.

Volo tranquillo, senza scossoni o vuoti d'aria.