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Le principali forme di allevamentoL'aumento del numero di piante per ettaro ha comportato ad una radicale rivisitazione delle forme di allevamento che sul ciliegio più che su altre specie è stato evidente. Fino a pochi lustri fa la erano ancora in auge le vecchie forme espanse con piante che raggiungevano tranquillamente 10-15 metri di altezza ed investimenti ad ettaro di circa un centinaio di piante.
Oltre agli ovvi problemi di raccolta, resa per ora per persona bassissima ( 5-8 kg/h), in una coltura dove i costi maggiori sono quelli di raccolta, vi erano anche disformità di qualità dei frutti sulle piante.
I portainnesti nanizzanti hanno permesso di ridurre drasticamente l’altezza delle piante consentendone una gestione da terra pressoché totale. La sola ridotta vigoria degli impianti non è però sufficiente, ma occorre adottare tutta una serie di accorgimenti atti a contenere, o meglio, regolare l’attività vegetativa della pianta, quali piegature, anulatura e tagli del caporale. Queste pratiche sono altresì essenziali per non incappare nei tipici problemi post-impianto quali invecchiamento precoce della chioma, ridotta fruttificazione, spostamento della vegetazione produttiva all’esterno.
L’attuale tendenza è di concepire modelli d’impianto che siano in grado di coniugare qualità, quantità e standardizzazione del prodotto nell’ottica di una gestione quanto più economica e competitiva del ceraseto.
La distanza d’impianto ha un ruolo spesso sottovalutato nell’architettura dell’impianto data la sua influenza sulla funzionalità dell’impianto ed evidenziando eventuali problemi solo dopo alcuni anni dall’impianto, quando non è praticamente più possibile intervenire.
La distanza tra le file è da valutare in funzione del passaggio delle macchine e soprattutto dell’altezza massima prevista delle piante onde evitare ombreggiatura basali che si ripercuotono sulla produttività e sulla longevità dell’impianto.
Si riporta di seguito una tabella che lega la densità d’impianto alla forma di allevamento.
In merito agli impianti ad alta densità di questo articolo, è bene soffermarsi solamente sulle forme per altissima densità, le quali sono poi quelle adottate nelle prove in campo che si andrà a descrivere dopo.
Pur conservando in molte realtà la loro validità tecnica ed economica le forme di allevamento classiche sia a parete che in volume, non consentono di raggiungere quei livelli di specializzazione degli impianti moderni, dove si tende a costruire pareti fruttifiche continue che consentano gestione da terra.
Asse colonnare: è un’evoluzione del fusetto ovvero un’asse centrale uniformemente rivestito di brachette fruttifere.
Forma a V: consente di intensificare ulteriormente le densità d’impianto arrivando in condizioni ottimali anche a 3000-5000 piante/ha. Si realizza mettendo a dimora astoni con innesto a sufficiente altezza e leggermente inclinati verso l’interfilare. Necessità più di altre, di una particolare attenzione nelle strutture di sostegno con l’aggiunta di uno o due braccietti per mantenere l’inclinazione delle piante. I criteri di potatura sono gli stessi dell’asse colonnare.
Fusetto: forma sviluppatasi inizialmente in Germania è in grado di contenere lo sviluppo del ciliegio in una forma verticale, conica, gestibile pressoché interamente da terra. Le piante entrano precocemente in produzione e le rese sono elevate. Almeno nella fase iniziale dell’impianto è necessaria una struttura di sostegno. Essenziale è una buona partenza con ottimo materiale, ovvero astoni muniti di un buon numero di rami anticipati onde rimpire l’intera altezza dell’astone di brachette produttive già dal primo anno.
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