Vai al contenuto

Filippo B

Members
  • Numero contenuti

    8833
  • Iscritto

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di Filippo B

  1. La serie Nastro Oro ormai sta volgendo al termine del suo ciclo. Come detto, la nuova serie "80" incombe, e comincia ad allargarsi verso le alte potenze. I modelli 850, 1000 e 1300 Super usciranno dal listino nel corso del 1980, ma non è escluso che, almeno fino all'anno seguente, vi siano stati degli esemplari regolarmente immatricolati. Diverso invece il "destino" degli esemplari dal 640 in giù. Fiat infatti non aveva ancora in produzione la serie che li sostituirà. Bisognerà infatti attendere il 1982 per vedere i primi esemplari della serie "66" (gamma Fiat di bassa e media potenza, non piattaformata) che si affiancherà alla già menzionata serie 80. Ma cio' non sarà ancora sufficiente per "sconfiggere" questi gloriosi trattori. Infatti alcuni modelli sopravviveranno e saranno affiancati alle nuove serie. Sempre nel 1982, Fiat abbandona definitivamente il colore arancio per i suoi trattori, adottando la tinta "terracotta". Questa tinta vestirà anche i Nastro Oro rimasti a listino. Infatti accanto alle linee di produzione per le nuove serie, continueranno ad essere costruiti a Modena modelli quali il 640, il 480 ed altri. Fig 28 stabilimento Fiat di Modena, anno 1982. Nell'allegato 28, riportato qui sopra, possiamo vedere uno scorcio delle linee produttive di Modena: possiamo vedere, accanto ai nuovissimi serie 80 e 66, anche un Nastro Oro con nuova tinta terracotta. Probabilmente si tratta di un esemplare di 640. Comunque, la produzione a Modena di Nastro Oro cesserà molto presto, e per alcuni modelli si opterà per la produzione presso gli stabilimenti rumeni di UTB. od altri stabilimenti. E', ad esempio, il caso del modello 300. Tali trattori costruiti in Romania sono stati regolarmente in vendita nel nostro mercato. Ci risulta, comunque, che le linee produttive dei Nastro Oro "made in Modena" siano state adottate proprio dalla UTB, che ha continuato a produrre vari modelli per molti anni. In Italia solo alcuni di questi sono giunti sul mercato. Nel 1984, per esempio, risultano presenti nel listino Fiat, appunto, i modelli 300 e 420 di certa produzione estera. Si suppone la produzione rumena, ma nel caso del 420 è possibile che la produzione fosse unicamente in Jugoslavia. Di tale produzione estera si parlerà in seguito. Fig 29 modelli 300 e 420 costruiti in licenza o in collaborazione all'estero Nella figura 29 qui sopra possiamo vedere i modelli 300 e 420, tratti da un listino dell'epoca. Come detto, si tratta di macchine costruite in all'estero. Per cio' che concerne il modello 300, va notato che il motore monta ancora la canna da 95 in loco di quella da 100 utilizzata sui 300 italiani; questo particolare in pratica rende il 300 rumeno molto più simile al 250 che al 300 italiano. Ufficialmente, Fiat terrà a listino queste macchine ancora per poco. Anche se, comunque, in seguito vedremo che le "sorprese" di questa longeva serie (nel nostro Paese) non finiscono qui.
  2. Nel 1975 Fiat presenta i nuovissimi modelli 780 ed 880, che lanceranno la nuova serie 80 e che andranno, negli anni 79-80, a sostituire la parte alta della gamma Nastro Oro. Per questa serie verrà presto creato un argomento dedicato. Da questo momento Fiat dedicherà le proprie risorse allo sviluppo di questa nuova serie, ma comunque qualche "piccola fiammata" non mancherà neppure nella celebre Nastro Oro. E' difatti di questo periodo la presentazione del modello 420, motore del 450 e trasmissione del trattore 350. La produzione è, come per il fratello maggiore 450 (prodotto in Romania presso gli stabilimenti UTB), all'estero. Sebbene siano macchine di potenza del tutto simile, cambiano ovviamente struttura e peso. Ma la novità piu interessante sarà nel 1977: Fiat lancia sul mercato la versione SUPER. Tale nuova versione sarà riservata ai due modelli di punta, ovvero il Fiat 1000 ed il Fiat 1300, che acquisiranno la dicitura Super sul cofano. Tecnicamente, si trattava di un incremento di potenza rispettivamente di 10 e di 20 cv. Quindi 1000 Super con 110cv, 1300 Super con 150cv. Nel 1000 super, per ottenere tale aumento di potenza si rese necessario l'impiego di un nuovo motore con alesaggio maggiorato a 103mm (in loco dei 100 mm utilizzati fino ad ora) e la sostituzione della pompa d'iniezione; si passò infatti da quella in linea alla rotativa. Nel 1300 Super invece, si ottennero cavalli in più aumentando il regime di rotazione. Nel 1000 super, si adottò l'idroguida in loco del servosterzo. Nel 1300 super, invece, sparì (purtroppo) la piattaforma ribaltabile (per la manutenzione del cambio) e al suo posto ne venne utilizzata una fissa. Altre differenze meccaniche al momento non ci sono note. Secondo le nostre conoscenze, in questo periodo dovrebbe cessare la produzione del modello 650 e, con buona probabilità anche del modello 750. Al momento non abbiamo dati certi circa l'anno esatto, se nel frattempo avremo altre notizie le riporteremo certamente. Nel 1978 anche il modello Fiat 850 (come detto, il marchio OM frattanto sparisce) diventa SUPER. Anche per questo trattore, come per il 1300, si opta per un innalzamento del regime di rotazione, portato a 2400 giri, che di fatto fa aumentare la potenza fino ai 95 cv dichiarati. Anche questo trattore d'ora in avanti beneficerà di idroguida al posto del servosterzo e di semiassi posteriori rinforzati rispetto ai primi 850 con 85 cv. Fig 25 targhetta "super" che identifica i nuovi 850 1000 e 1300, nel caso specifico appartenente al modello 850 Fig 26 : esemplare di Fiat 1000 SUPER DT, fotografato nelle campagne modenesi Secondo gli utilizzatori e gli estimatori di queste macchine, i trattori Fiat in versione SUPER rappresentano quasi l'eccellenza: le doti dei propulsori in essi istallati, infatti, non possono far altro che farli rimpiangere a chi ha potuto utilizzarli. Motori potenti, brillanti, affidabili, uniti ad una cinematica generalmente solida, rendono queste macchine certamente tra le più riuscite in casa Fiat. Fig 27 esemplare di Fiat 1300 DT SUPER in lavoro con Pegoraro Drag
  3. VERSIONI SPECIAL: come detto tale denominazione fa la sua apparizione sui modd 650 e 750 nel 1972. Tale allestimento (che ricordiamo, principalmente si riferiva alla frizione pto gestibile tramite leva, innovazione introdotta fin da subito sul modello 850 nel 1968) venne reso disponibile con il tempo anche a buona parte dei modelli dotati di doppia frizione con comando a pedale. Al momento, non ci è dato sapere se tutte le macchine (come detto, eccezion fatta per il 650 e 750) siano state presentate in versione "special" in contemporanea oppure a "scaglioni", e non ci è dato sapere neppure gli anni precisi. Ma se avremmo notizie in futuro certamente verranno riportate in questo argomento. Quello che ci è dato sapere è che nella gamma al di sotto del 650 tale variante è stata resa disponibile per un po' tutti i modelli (esclusi il 300 e il 450) e che ha convissuto con la versione "base", quindi era a scelta del cliente. Quindi, i modelli 350, 480, 500, 540 di fatto erano disponibili come "normali" ed anche come "special". Tale variante era identificata con una "S" aggiuntiva sulla targhetta numerica, oppure con adesivo "special" sotto le scritte numeriche. Un ultima precisazione: il modello 350special in realtà non aveva il comando a leva della frizione pto; detto comando rimaneva il classico a pedale. La denominazione menzionata serviva a distinguerlo dal 350 normale in quanto quest'ultimo era dotato solo di frizione monodisco, mentre lo Special beneficiava di frizione bidisco. Fig 23 adesivo SPECIAL che identificava tali versioni rispetto alle versioni "normali", nello specifico riferita al modello 500 TRASMISSIONI Gia in precedenza, sono state sinteticamente riportate le tipologie di trasmissione adottate, ma in questo frangente vi furono delle novità, pertanto facciamo un breve riepilogo. -gamma bassa: trasmissione a 6 marce e 2 retromarce, oppure 8 marce e 2 retromarce (introdotto con il 550). Ia prima trasmissione si comandava tramite unica leva, con due settori di ingranamento ben distinti (lente-veloci), mentre la seconda era dotata di due leve, una per le 4 marce e la retro, l'altra per le lente veloci; -650 e 750: trasmissione a 7 marce e 2 retromarce, con due gamme e settima marcia indipendente; -850 1000 e 1300: trasmissione a 12 marce avanti e 4 retromarce, con marce sincronizzate e due leve al volante. Le novità riguardarono alcuni modelli; Per il modello 480, che fino ad allora era rimasto solo con cambio a 6 marce, venne resa disponibile la trasmissione ad 8 marce. Tale modello di trattore è facilmente identificabile in quanto la targhetta identificativa acquisisce appunto l'8 (480/8). La stessa cosa risulta possibile per il modello 450. Nessuna modifica al cambio dei 350 e 300. Gli altri modelli (fino al 640) disponevano della terza gamma in opzione; per quanto riguarda questo ultimo punto ci risulta che la cosa fosse possibile per alcuni modelli, fin dal 1969. ESTETICA E CARROZZERIA Fino a questo punto la tinta di questa serie di macchine era stata l'arancio Fiat con meccanica blu. In questo periodo però, Fiat optò per nuovi colori. Rimase l'arancio per la carrozzeria, ma la meccanica divenne marrone "testa di moro", mentre i cerchioni (finora anch'essi arancioni) divennero bianchi avorio (come il telaio di protezione). Tale nuova livrea al momento non è databile, ma ci sono buoni indizi per poterla locallizzare a metà anni 70. Non risulta vi siano congruenze tra il cambio tinta e particolari modifiche meccaniche. fig 24 un Fiat 1300 abbinato a un bivomere nardi impegnato in aratura profonda fuori solco.
  4. Il 1974 è l'anno di quello che sarà il trattore NASTRO ORO più potente e performante mai costruito: stiamo parlando del modello 1300. Motore originale OM Cp3 6 cilindri da 7400 cm3, con canna 110X130 (quindi comune a quella del motore del modello 850). Cambio e struttura meccanica strettamente derivata dal progetto originario del celebre modello 850, naturalmente con i dovuti ridimensionamenti strutturali e cinematici. Particolare novità molto apprezzata fu l'introduzione della presa di forza a comando idraulico, quindi di fatto sparivano il doppio comando da gestire, ossia comando frizione presa di forza e comando inserimento presa di forza, relegando tali compiti ad un unica, e molto facilmente gestibile, leva. Altra novità, era la piattaforma integrale adottata. Va infatti detto che finora Fiat aveva costruito trattori con posto di guida direttamente poggiato sulla trasmissione, mentre questo nuovo 1300 introduceva la piattaforma poggiata su appositi supporti in gomma, di fatto isolando il posto di guida da calore e vibrazioni. Figg 18 19 e 20 immagini dei primissimi esemplari del trattore 1300 risalenti al 1974, sia normale sia doppia trazione Il 1300 era disponibile, anche sul mercato italiano, con cabina originale Siac. Di fatto si trattava di un grande trattore adatto alle realtà agricole più grandi e per gli agromeccanici. Va menzionata la ricerca del confort percorsa da Fiat in questa macchina, appunto adottando cabina, piattaforma, inserimento pto con comando idraulico, idroguida di serie. La piattaforma, inoltre, era ribaltabile all'indietro per le ordinarie e straordinarie manutenzioni alla trasmissione. Sempre in quest'anno,inoltre, in Italia diviene obbligatorio dotate i trattori nuovi di fabbrica di telaio di protezione omologato. Per la serie NASTRO ORO si rende necessaria l'adozione di un nuovo tipo di parafanghi portanti, per poter montare il telaio di protezione, abbandonando del tutto i semiparafanghi finora forniti. Tale nuova dotazione è visibile in fig 11. Figg 21 e 22 gamma Nastro Oro, rispettivamente e 2 e a 4 ruote motrici, tratta da documentazione ufficiale Fiat redatta in occasione della Fiera di Verona del 1974 Nelle figure sopra, 21 e 22, possiamo vedere la gamma Nastro Oro del 1974. Possiamo notare che il modello 450 viene stilizzato con i parafanghi tipici della produzione rumena. Un ultima considerazione riguarda il marchio OM: il modello 1300 non segue più le precedenti "politiche" FIAT; come detto in precedenza i modelli dotati di motore originale OM venivano venduti appunto con tale marchio, mentre il 1300 ebbe sin da subito marchio FIAT. La cosa sarà poi estesa anche agli altri modelli che fino ad allora avevano beneficiato di questo storico e blasonato marchio.
  5. Nel 1973 dovrebbe iniziare la produzione del trattore FIAT 450 in Romania su licenza, presso gli stabilimenti UTB. Anche la produzione del motore che equipaggia questo modello (con canna da 95 di alesaggio) viene concessa in licenza alla stessa UTB. Di fatto, questa versione di motore non verrà più costruita in Italia (per quanto concerne gli impieghi agricoli). Tale modello è stato regolarmente in vendita anche nel nostro Paese, ed era facilmente riconoscibile (oltre alle targhette identificative che menzionavano il paese di produzione) dai parafanghi, totalmente diversi da quelli adottati su macchine di produzione nazionale, che erano nello specifico coprenti integralmente le ruote ( a differenza di quelli adottati nelle macchine prodotte a Modena, detti volgarmente "semiparafanghi"- escluse macchine dal 750 in su). Va precisato, inoltre, che la produzione FIAT era estesa anche a molti altri paesi. L'argomento verrà affrontato in seguito. Nel frattempo la gamma NASTRO ORO va via via perfezionandosi, aggiungendo nuove versioni ai modelli gia esistenti. Figg 16 e 17 versioni particolari del modello 540, denominate COMPATTO e VIGNETO. Quest'ultima versione poteva arrivare ad una larghezza minima di 1035 mm. Queste versioni erano disponibili per buona parte dei modelli di "bassa gamma"
  6. Il 1972 dovrebbe essere l'anno in cui arrivano le prime versioni SPECIAL. Si trattava di una denominazione commerciale che racchiudeva alcune migliorie alla meccanica di alcuni modelli. In primis, va citato il comando della frizione presa di forza: nei modelli dotati di comando a pedale (quindi vanno esclusi 850 e 1000) arriva il comando a leva. Inizialmente tale versione Special era riferita ai modelli 650 e 750. Altra modifica sempre di questa variante, sarà la DT con trasmissione centrale e non piu laterale, con anche i riduttori finali. La trasmissione centrale, va precisato, era comunque di tipo classico con giunti cardanici e non del tipo coassiale ancora coperta da brevetto SAME (Fiat la utilizzerà dal 1977 in poi coi modelli 780 e 880). Fig 12 trattore OM 650 Special, è possibile vedere cerchiato in rosso la leva della frizione pto indipendente dal pedale frizione cambio Figg 13 & 14: spaccati relativi alla frizione PTO, rispettivamente con "frizione indipendente" (comando a pedale) e "frizione totalmente indipendente" (comando a leva per frizione pto) Lo stesso anno, vedrà il debutto di nuovi modelli: Compare per la prima volta il modello "simbolo" di questa serie, il 640. Motore a 4 cilindri con la canna unificata a 100mm, cambio 8 marce ,accompagnato dai modelli 540 e 480. Questi ultimi montano il motore a 3 cilindri (iveco 8035) sempre con canna unificata. Anche per il primo cambio 8 marce, mentre per il secondo cambio a 6. Nel frattempo, si estinguono le Doppie trazioni con differenziale e albero laterali, in favore del nuovo ponte anteriore con differenziale centrale e riduzione finale ad epicloidali. Questo per tutti i DT, ad eccezione dei modelli 850 e 1000, che non avranno mai questo tipo di trasmissione anteriore (ma come detto, fin da subito furono dotati di epicicloidali). Per quanto riguarda le frizioni PTO, ci risulta che il 640 sia stato disponibile fin da subito con comando manuale a leva (visibile in fig 5, a DX della targhetta identificativa sotto il cruscotto), mentre gli altri modelli appena presentati erano dotati ancora del classico comando a pedale a doppio stadio. Fig 15 esemplare di Fiat 540 DT Special in lavoro su colline senesi. Si tratta della versione dopo 1974, allestita con parafanghi portanti ed arco di protezione a norma di legge.
  7. Riferendomi sempre alla mia realtà abitativa, i carrelloni presenti sono i bi asse da circa 8 metri e 140 q.li e i tri asse da circa 10 metri e 200 q.li. Poi alcuni monoasse, tipo quelli che produce Annovi http://www.annovi-terrmacch.it/g06/it.g06.htm per il trasporto rotoballe (ma sono in netta minoranza rispetto al piu classico biasse). Per quanto riguarda la mia zona, i carrelloni a due e tre assi sono tutti a ralla. Mai avuto occasione di vederne ad assi ravvicinati. I principali impieghi sono rivolti al trasporto di escavatori cingolati, trasporto rotoballe e balle cubiche giganti, trasporto attrezzature. Alcuni siti dei Costruttori piu diffusi nella mia zona: http://www.zaccariarimorchi.com/ http://duranterimorchi.com/home.htm http://www.rimorchirandazzo.com/MostraProdotto.php?idpr=2
  8. Filippo B

    Rimorchi agricoli

    Rimorchi agricoli. Per cio' che concerne la realtà in cui vivo, i rimorchi attuali sono tutti a due o tre assi. I monoasse sono poco diffusi e comunque solo per impieghi limitati. Al limite ci sono alcuni carrelloni monoasse per il trasporto rotoballe. Il motivo è presto detto: hanno una ptt tale che non richiede impianti frenanti automatici e quindi sono facilmente abbinabili a qualunque trattore, hanno inoltre una tara contenuta e visto che le rotoballe hanno parecchio volume e relativamente poco peso, vanno piu che bene per portare 10 rotoballe. A parte questa breve divagazione, i rimorchi ribaltabili bi e tri asse poi, si dividono nelle due categorie: dumper con cassone integrale e ribaltamento posteriore rimorchio a ralla sia con cassone tipo dumper sia spondato trilaterale La prima categoria è utilizzata dai contoterzisti che lavorano con l'insilato di mais, per i soliti motivi: grande manovrabilità, facilità di retromarcia (in particolar modo quando si strada) e ultimo ma non per importanza carico sul gancio del trattore cosicchè si riesce a sfruttare un trattore meno potente. La seconda categoria, invece, è quella nella mia zona ampiamente piu diffusa. I cassonati tipo dumper vengono scelti anch'essi per impiego su insilato (anche per la presenza del portello posteriore apribile dal posto di guida), mentre gli spondati trilaterali trovano impiego sia sui cereali sia sulle barbabietole. E tutti gli altri impieghi, compreso il trasporto di rotoballe vista la relativamente facile rimozione delle sponde. Qualche sito di quelli piu diffusi nel mio territorio: http://www.tecnosima.it/ http://www.albertimacchine.it/ http://www.grazioliremac.it/ http://www.fbbossini.com/en/ http://www.bertuola.com/veicoli_agri.html Ci sono altri costruttori locali, che non mi risulta abbiano un sito internet, ma che comunque fanno ottime macchine. Poi svariati rimorchi ex industriali convertiti agricoli quando si poteva. Le macchine di ultima generazione sono tutte dotate di sospensioni pneumatiche, assali industriali e vari opzional tra cui retromarcia assistita sulla sterzata del carrello etc etc.
  9. E' possibile vedere qualcosa sui siti dei Costruttori? Se si, dove?
  10. Nel 1971, arrivano alcune importanti novità e altri modelli nuovi. La novità piu importante a livello meccanico, è la modifica della canna dei motori Iveco-Fiat, che da 95X110 passa a 100X110. Crescono pertanto le potenze e, con l'occasione, viene rivista quasi tutta la gamma. Inoltre si estinguono, giocoforza, i precedenti motori della serie 800 (854 e 856, rispettivamente utilizzati su modelli 550 e 900) che verranno rimpiazzati dai nuovi Iveco 8045 e 8065. Per quanto concerne i trattori, finalmente nell'alto di gamma fa la sua comparsa il modello 1000, che va a sostituire il precedente 900. E fu subito un successo. Il nuovo motore Iveco 8065 a 6 cilindri accreditato di 100cv era particolarmente brillante e conquistò ampi pareri favorevoli nelle grosse aziende agricole e presso gli agromeccanici. Prima macchina gommata Fiat a varcare la soglia dei 100cv. Il resto della meccanica era strettamente derivata da quella dell'ormai celebre 850. Fig 8 alto di gamma nel 1971: Om 750, Om 850 e Fiat 1000. Tutti a due ruote motrici Il resto della serie NASTRO ORO viene rivisitata. Sparisce anzitutto il modello 550, ma al contempo appare il modello 600, con motore a 4 cilindri. La trasmissione è la stessa del 550. A differenza di quest'ultimo, però, la doppia trazione riceve finalmente la riduzione finale ad epicicloidali. Nelle basse potenze, sparisce il 250 e diventa 300 (in virtù del fatto, come detto, che l'alesaggio dei motori lievita di 5mm e di conseguenza anche le potenze crescono). Il resto della meccanica rimane invariato. Si aggiunge anche il modello 350, sempre bicilindrico come il 300 ma con trasmissione diversa (ma la frizione rimaneva a monodisco). Il modello 500 adotta anch'egli il motore con la nuova canna da 100mm. La serie NASTRO ORO si stava, pertanto, via via espandendo e delineando. Pronta per interpretare il ruolo da protagonista nel panorama trattoristico degli anni 70. Fig 9 sezione motore IVECO 8025 bicilindrico con alesaggio 100 mm utilizzato su trattore 300. Fig 10 Fiat 1000 estratto da depliant inglese, notare la cabina e i particolari parafanghi (non risulta al momento che tale versione sia stata commercializzata in Italia) Fig 11 sezione in spaccato del trattore Fiat 1000, si nota il nuovo motore 8065 a 6 cilindri e via via tutto il resto della meccanica.
  11. Come dicevamo, la Fiat non ha perso tempo, e dopo la presentazione dei modelli già menzionati, ne ha presentati altri. Già sempre nel 1968, ci furono alcune novità. La più interessante a livello tecnico e quella che avrà anche un riscontro fondamentale per Fiat si chiama OM 850. Questo il nome del nuovo trattore Nastro Oro. Non si tratta di un rimaneggiamento di parti e progetti precedenti, ma di una macchina interamente nuova. In tutta la sua catena cinematica. Fig 6 dati salienti dell'850 in versione 2R e DT, prima serie Ecco le principali novità introdotte con l'850: -Nuovo motore OM Co3 strettamente derivato da quello del modello 650 (ma con un cilindro in più) e con masse equilibratrici. -Nuova trasmissione, con cambio a marce sincronizzate su 3 gamme piu retromarcia. Nuovi comandi del cambio al volante (questa soluzione verrà utilizzata in casa Fiat con gran successo per 25 anni).Nuova trasmissione finale con riduttori epicicloidali -Nuova presa di forza, con comando frizione totalmente indipendente dal pedale della frizione di avanzamento. -Nuovo sollevatore posteriore con barre di torsione sui bracci inferiori, e possibilità di montare fino a tre distributori idraulici originali. -Nuova doppia trazione anteriore, con riduttori finali ad epicicloidale. -possibilità di avere il servosterzo in opzional. Questa macchina sarà destinata ad essere un vero successo commerciale, ma ancora di più sarà destinata ad essere la "madre" di tutte le macchine di alta potenza Fiat gommate degli anni a venire. Possiamo dire che l'850 nacque come macchina di alta potenza per lavori pesanti in campo aperto (in casa Fiat, prima tale ruolo era espletato dal Fiat 80R oppure dai grandi cingolati che tanto successo ebbero nel nostro paese). Assieme all'850 vedranno la luce altri modelli, vedi il 750 (presentato circa lo stesso periodo), altro modello di gran successo commerciale. Fig 7 Interni del trattore OM 850, dotato di cabina originale (riservata ad alcuni mercati). Sono visibili le celebri leve del cambio sotto al volante MOTORI Vanno fatte a questo punto delle brevi considerazioni sui motori utilizzati nel 1968 e nell'immediati anni a seguire: Come gia detto in precedenza, nei modelli dell'esordio vennero impiegati i primi Fiat-Iveco serie 8000. Possiamo citare a tal proposito il 250 (bicilindrico) e il 450 (tricilindrico). Per il modello 550 invece, venne impiegato il motore Fiat serie 800 (praticamente facente parte della gamma madre dei debuttanti 8000) a 4 cilindri. La cosa che li accomuna tutti, è la canna unificata con misure 95X110. Verso le alte potenze, invece, vennero impiegati motori originali Om. Il 650 montava il motore Om Cn3 a tre cilindri (breve osservazione: il modello 650 era equipaggiato appunto con un propulsore con un cilindro in meno rispetto il modello di trattore piu piccolo, il 550, che era dotato infatti del Fiat 854 a 4 cilindri. Cosa che in genere fino a pochissimi anni fa non succedeva mai, almeno per cio' che concerne i Costruttori Italiani, che di solito preferivano impiegare motori con frazionamento ben definito in base alle potenze applicate). L'850 e il 750 ebbero anch'essi il motore OM, questa volta a 4 cilindri. La sigla è simile per entrambi (Co3) , ma le caratteristiche dei propulsori in realtà erano diverse, a partire dalle misure della canna: nell' 850 le misure sono 110X130 (4942cm3), nel 750 vi è istallato il propulsore con le misure 110X120 (4562cm3). Va ricordato inoltre, come già detto, che il modello 850 aveva anche il dispositivo di masse equilibratrici, che data al motore un funzionamento molto più "regolare". CAMBI e STRUTTURA A riguardo delle trasmissioni e della disposizione meccanica in generale, per cio' che concerne i gommati, il 250 si rifaceva a quella macchina che a partire dalla seconda metà degli anni 50 motorizzò praticamente le aziende agricole italiane e che era chiamata "la piccola" (ufficilmente solo la 18, ma spesso vengono così definiti anche i successivi 211 e 215), il 450 era dotato di una classica trasmissione a 3 marce con due gamme ad unica leva, il 550 invece era dotato di una nuova trasmissione a 4 marce sempre con due gamme; per i modelli 650 e 750 si utilizzò la trasmissione derivata da precedenti impieghi su macchine OM, ossia 512 513 e 615, sempre con tre marce e due gamme, piu la settima marcia indipendente dal riduttore. La frizione era bidisco per tutti (escluso 250 che era dotato di monodisco) con comando a pedale per entrambe le frizioni (quindi solito sistema di pedale con corsa a due stadi). Per l'850 invece, come detto, si trattava di una nuova trasmissione in tutto e per tutto, compreso anche il tipo di riduzione finale, ad epicicloidali anzichè con cascata su chitarre (come era invece in "voga" in quel periodo). La frizione pto era gestita da una leva dedicata, riportata sulla calandra sotto il cruscotto. Quindi le due frizioni erano gestibili separatamente, ovvero la pto poteva essere innestata con trattore in movimento.Grande innovazione per l'epoca. SOLLEVATORE Tutti i trattori montano, ad eccezione del modello 850, il sollevatore denominato "controlmatic", con rilievo dello sforzo al terzo punto. Era possibile integrare tale sollevatore con un distributore idraulico. Il trattore 850 come detto, era invece dotato del nuovo sollevatore con rilievo dello sforzo ai bracci inferiori tramite barre di torsione. Era possibile montare fino a tre distributori. DOPPIA TRAZIONE Era del tipo ad albero e differenziale decentrato, senza riduzione finale ad eccezione del modello 850 che era dotato di riduttori finali di tipo epicicloidale. ESTETICA E CARROZZERIA Per tutti, carrozzeria arancio "Fiat" e meccanica blu. Fino al 650 si adottano dei semiparafanghi (visibili in figg 1 e 2), mentre per i 750 e 850 sono adottati dei parafanghi che coprono totalmente le ruote posteriori, molto tondeggianti, e che hanno integrato il seggiolino passeggero (fig 6). A questo punto, riteniamo utile fare un elenco macchine presenti alla fine del 1968 e nell'immediato a seguire (primi del 1969), riportando anche i modelli aggiunti dopo i trattori del debutto della serie: 250 fiat 400 fiat 450 fiat 500 fiat 550 fiat 650 OM 750 OM 850 OM 900 fiat Il 400 monta sempre il 3 cilindri con canna unificata utilizzato anche nel modello 450, ma a differenza di quest'ultimo ha tutta la trasmissione diversa, inoltre la dotazione è molto più "spartana" , mentre il 900 sarà il primo 6 cilindri gommato Fiat. Si tratta di un modello venduto per poco tempo ed in pochissimi esemplari, ma stando alle informazioni in nostro possesso è stato a listino anche nel mercato italiano. Il motore montato è la versione 856 accreditata di 90cv, stessa famiglia dell'854 istallato sul trattore 550, mentre il resto della meccanica era "mutuata" dal modello 850. Il 500 monta lo stesso motore del 450 e il cambio del 550.
  12. Nel 2005 fanno le loro prime apparizioni i nuovi Deutz Agrotron "K" . Si tratta di una ulteriore evoluzione del progetto "Agrotron" . La linea non è piu quella caratteristica, il cofano viene "mutuato" dai fratelli maggiori, la cabina è totalmente nuova. Questa nuova serie andrà a sostituire tutti i modelli dai 110 cv in giù, naturalmente 4 cilindri. La disposizione del cambio e le caratteristiche dei propulsori rimangono comunque invariate; Ecco foto e dati: In questo frangente (circa) dovrebbero anche sparire definitivamente gli Agrotron 175 e 200 Mk3, rimpiazzati dal già menzionato Agrotron 195 (che diventa 200), eccolo Sempre del 2005 è la "rivisitazione" della gamma "medio-alta". In questo segmento si avranno ora i modelli 120, 130, 150, 150.7, 165.7, 180.7. Per i primi 3 verrà utilizzato il propulsore 6 cilindri da 6 litri di cilindrata, mentre per i secondi tre verrà impiegato il propulsore da 7.2 litri. Completamente nuovo il 180.7, il quale in realtà mantiene la stessa potenza del 165.7 ma con una curva di coppia diversa e con dimensioni/pesi maggiorati. Si tratta di una macchina, stando alle intenzioni del Costruttore, ottimizzata per impieghi pesanti al traino. Riepilogando, la serie Agrotron in questo frangente si va a definire cosi: agrotron K 90-120 agrotron 120- 180.7 agrotron 200 (progetto Same con motore Deutz) agrotron 215-265 Ecco alcune foto del 180.7 e degli allestimenti in generale della gamma: All'odierno, l'intera gamma Agrotron è stata nuovamente rimaneggiata con nuovi modelli e nuove motorizzazioni (common rail), ma si tratta di "storia recente" che verrà trattata a seguire.
  13. nel 2000 arriva lo step denominato "Mk3": possiamo a questo punto definire mk1 i modelli del debutto, mk2 i modelli successivi al 1997 e, appunto, mk3 i modelli dal 2000 in poi. Si trattava anzitutto di un ampliamento della gamma "piccola" (ossia quella fino ai 150cv) verso l'alto con il modello 165. Contemporaneamente nella gamma "media" (160-200), scompare il modello 160. Rimarranno il 175 e il 200. Esteticamente, all'inizio, non vi sono differenze di rilievo tra i mk2 e i mk3. Tuttavia dopo pochissimo tempo (circa 2001) tutti gli Agrotron verranno dotati del nuovo tetto cabina, ben visibile nell'allegato sotto: Nel frangente immediatamente a seguire, debuttano i modelli con trasmissione continua, i celebri AGROTRON TTV. Ecco i modelli iniziali: 1130 1145 1160 dove le tre ultime cifre indicano chiaramente il livello di potenza. Si tratta di macchine con impostazione e motorizzazioni al pari degli altri fratelli con trasmissione classica, ma con cambio continuo ZF Eccom. Prima esperienza assoluta del gruppo SDF con le trasmissioni continue. Per riepilogare, quindi, nel 2001 ritroviamo l'intera gamma Agrotron così composta: 80 85 90 100 questi modelli montavano il propulsore Deutz a 4 cilindri da 3192 cm3 105 106 110 115 questi modelli invece erano dotati del 6 cilindri da 4800 cm3 120 135 150 165 175 200 230 260 tutti questi sono dotati invece del propulsore 6 cilindri da 7200 cm3 1130 1145 1160 modelli a cambio continuo anch'essi con propulsore 7200 cm3 Negli anni a seguire alcuni modelli spariscono dal listino, vedi l'80 il 90 e il 106. Nel 2003-2004 invece, la gamma Agrotron viene modificata: nei modelli 4 cilindri viene montato un propulsore più generoso, da 4.1 litri, mentre nei modelli a 6 cilindri viene utilizzato un propulsore da 6 litri abbondanti che toglie di scena il 6 cilindri da 4800 e che viene utilizzato anche su alcuni livelli di potenza che prima erano coperti dal 7.2 litri. In allegato sotto i dati dei modelli di questo frangente: Come potete vedere, compaiono i modelli con numero finale "8" (108, 118, 128) che altro non erano che i 6 cilindri con il propulsore da 6 litri (a cui va aggiunto il 105, anch'egli con lo stesso propulsore ma di taglia piu piccola dei fratelli maggiori), mentre dal 130 in su vi è il menzionato 7.2 litri. Ritocco alle sigle invece nei modelli 140 155. Sull'alto di gamma, invece, "sopravvivono" i 175-200, ma fa la sua comparsa il modello 195, che altro non è che un Same Rubin 200 con colori e loghi Deutz e motore sempre Deutz da 7200 cm3. Sopra i 200 cv invece, compare l'Agrotron 210, il 230 diventa 235, mentre il 260 diventa 265. Le caratteristiche meccaniche salienti di questi tre modelli, comunque, rimangono immutate rispetto i precedenti 230-260, naturalmente ad eccezione del livello di potenza.
  14. Il 1968 è l'anno del debutto sul mercato di quella che, con buona probabilità, sarà la serie FIAT Trattori più famosa a livello mondiale, e con la quale sono stati raggiunti numeri produttivi fino ad allora sconosciuti ad un Costruttore italiano. Stiamo parlando della serie di trattori che Fiat ha battezzato con il nome NASTRO D'ORO. Basti pensare che la stessa Fiat, dopo il lancio e il successivo consolidamento della serie NASTRO ORO, produrrà oltre 85.000 trattori, complessivamente negli stabilimenti italiani e esteri, nel corso dell'anno 1973, quando nel 1968 ne produsse circa 53.000. Come detto, il 1968 è l'anno del lancio sul mercato. Fiat fino ad allora, proponeva per i trattori gommati la (anch'essa celebre) serie "DIAMANTE". Macchine oneste e solide, e che hanno fatto certamente "epoca". Ma che non erano più all'altezza delle esigenze di quegli anni. I "concorrenti" italiani, infatti, vivevano anni di particolare "fervore", con modelli e gamme nuovi e soluzioni decisamente all'avanguardia (per l'epoca). Basti, a titolo di esempio, menzionare la Same con il suo Centauro, macchina capace di introdurre da sola parecchie novità per l'epoca, e per la quale Fiat non aveva un concorrente "diretto". Sulle altissime (per l'epoca) potenze poi, Fiat proponeva ai suoi clienti ancora il celebre e lodato Fiat 80R, un mostro "tira-aratri" che però difettava di un ormai vetusta tecnologia (il progetto era degli anni 50) e deficitava di soluzioni e accessori che oramai venivano considerati assolutamente d'obbligo (vedasi, per esempio sollevatore e doppia trazione, mai forniti di serie da Fiat. Nel caso del primo la Federconsorzi ricorreva alla Erpoz in "aftermarket", nel caso della DT, vi sono notizie di alcuni esemplari 80R modificati da Selene). LA prima serie di NASTRO ORO arriverà, come detto, nel mercato agli inizi del 1968. La vetrina internazionale nella quale esibire i nuovi gioielli per l'agricoltura sarà la 70esima edizione della Fiera di Verona. All'epoca ancora una delle fiere di settore più importanti d'Europa. Nello stesso periodo, Fiat Trattori fu co-protagonista di un importante iniziativa a Roma: la consegna di 10 esemplari (sia cingoli sia ruote) della nuovissima Nastro ORO ad altrettanti giovani agricoltori, con la partecipazione e il contributo dell'allora Ministro dell'Agricoltura. Con l'occasione Fiat presentò le macchine anche a circa 1500 agricoltori arrivati a Roma (presso il palazzo dei congressi dell'Eur) per assistere all'evento. I modelli inizialmente proposti, erano 8 in totale: 4 a ruote e 4 a cingoli. Con 23 versioni speciali (compatto, montagna etc) Fig 1 immagine del debutto della serie Nastro Oro (cortesia Junker) IN QUESTO ARGOMENTO, CI OCCUPEREMO DELLA STORIA E DELLE EVOLUZIONI DEI MODELLI A RUOTE, RIMANDANDO LA TRATTAZIONE DEI MODELLI A CINGOLI IN UN ALTRO ARGOMENTO A LORO DEDICATO, ECCOLO http://www.tractorum.it/forum/storia-macchine-agricole-f28/cingolati-nastro-oro-731/ Ecco, dunque, i modelli gommati presentati: fiat 250 fiat 450 fiat 550 OM 650 Le principali caratteristiche che costituivano novità erano l'adozione di motori FIAT-IVECO ad iniezione diretta, tranne per il modello 650 che montava motore di derivazione OM (difatti era venduto con tale marchio), una nuova linea con un posto di guida rispondente agli standard di confort (per l'epoca), possibilità di caratterizzare le macchine con vari accessori e versioni speciali. Finalmente anche Fiat decide di spingere "energicamente" sulla DOPPIA TRAZIONE, peraltro all'epoca proprio il 550 fu il precursore in questo senso. Le trasmissioni comunque rimanevano del tipo classico, con cambio a due gamme, riduttori posteriori di tipo a chitarra, doppia frizione con comando a pedale (tranne 250). Fig 2 spaccato di un trattore Fiat modello 450 Sempre nel 1968, a maggio, FIAT partecipa ai CAMPIONATI MONDIALI DI MOTOARATURA che si tenevano in Rhodesia (attuale Zimbabwe), con 4 trattori gommati. A vincere sarà un olandese proprio a "cavallo" di un nuovissimo e fiammante Fiat 550. Certamente questa fu una vetrina di "pregio" per la nuova fiammante serie Fiat. Di sicuro, comunque, gli stabilimenti di Modena non si adagiarono sugli allori. Mentre i dirigenti Fiat e la rete di vendita della Federconsorzi presentavano al pubblico i menzionati modelli, ingegneri e maestranze erano al lavoro su altri modelli, alcuni molto ambiziosi. fig 3 modello 450 su pista presso lo stabilimento Fiat Trattori di Modena, filoguidato per testarne la resistenza con dure prove di affaticamento meccanico fig 4 uno scorcio della linea di produzione della serie Nastro Oro fig 5 veduta dell'organizzazione assistenziale, con officina e meccanici al lavoro sui mezzi Nastro Oro
  15. Una domanda: Novak in che modo è "legata" a Mara? Mara è proprietaria del marchio Novak? Se si, le macchine Novak escono dallo stesso stabilimento Mara?
  16. Bravo Puntoluce bellissimo argomento, mi piacerebbe a questo punto capire cosa offre il mercato italiano e in che range di misura. Chi fa una bella lista di modelli e di caratteristiche salienti? Poi possiamo spostarci anche a parlare di sistemi di controllo; anche qui cosa offre il mercato e con quale tecnologia
  17. La celebre serie Agrotron di Deutz viene presentata alla rete di vendita il 23 agosto 1995 a Colonia. Lo stesso 1995 è l'anno dell'acquisizione ufficiale della Deutz-Fahr da parte di SAME-LAMBORGHINI-HURLIMANN. Peraltro proprio a tal riguardo, sembra che gli Agrotron abbiano potuto essere messi in produzione proprio con i capitali messi a disposizione dalla Same; il progetto infatti era del tutto pronto ma mancavano i fondi per far partire la produzione (notizie apprese in via del tutto ufficiosa). Fin dalle sue prime comparse nelle riviste e alle fiere (certamente in Italia la prima vetrina importante fu l'Eima del 1995), queste nuovissime macchine destarono gran interesse e curiosità, soprattutto per la loro linea estetica del tutto nuova e molto innovativa. Molti giornalisti iniziarono a definirlo "il siluro", proprio grazie alla sua forma slanciata e priva di qualunque spigolo. Questa serie di macchine sarà anche la prima della nuova era "post Same", difatti nello stesso periodo in cui gli Agrotron facevano le loro prime apparizioni Same, per cio' che concerne il mercato italiano, stipulava un accordo con la IML, precedente importatore italiano per le macchine Deutz-Fahr, rilevandone peraltro anche parte del personale che fino ad allora aveva seguito vendite ed assistenza in Italia dei trattori e macchine Deutz-Fahr. Certamente come detto, la cosa che colpiva di piu era proprio l'impatto estetico: cofano molto rastremato e appuntito im prossimità del muso, per dare la massima visibilità all'anteriore (esperimenti in questo senso ce ne sono stati molti prima dell'agrotron, anche in casa Deutz, ma certamente a questa serie di macchine si deve la produzione in larga scala dei cofani a massima visibilità), cabina dai sottili montanti, con tetto in vetro, posto di guida molto alto, parafanghi tondeggianti e perfettamente avvolgenti alle ruote. Sempre per avere il maggior campo visivo possibile. Poi vi erano particolari estetici, forse fine a sè stessi, ma che comunque erano peculirità esclusiva degli Agrotron: fanali posteriori non integrati sui parafanghi ma su particolari supporti, fari di lavoro dalla forma particolare, tetto cabina assolutamente piatto e privo di qualunque "spessore", presa aria motore sistemata sul montante cabina etc etc. La cabina costituiva certamente uno dei punti saldi della nuova gamma: ampio spazio a disposizione di conducente e passeggero. Quest'ultimo aveva a disposizione un seggiolino perfettamente integrato. Gli interni erano accoglienti e con uno stile assolutamente inconfondibile, con colori vivaci sui comandi e forme dei comandi stessi certamente senza precedenti. Equipaggiamento di tutto rispetto per l'epoca: cambio ZF (a tal proposito, va detto che le trasmissioni erano due: versione 7100 a tre rapporti sotto carico fino ai 95cv, versione 7200 a quattro rapporti per i restanti modelli),prese di forza a vari regimi, idraulica adeguata, due diverse tipologie di assale anteriore (con anche blocco totale), gestione ASM di trazione e bloccaggi, smorzamento vibrazioni sollevatore posteriore, sollevatore anteriore e presa di forza in opzional, generose gommature eccetera eccetera. LA PRIMA GAMMA AGROTRON era cosi composta: 4.70 4.80 4.85 4.95 questi i modelli a 4 cilindri, i 6 cilindri invece: 6.05 6.15 6.30 6.45 La numerazione dei modelli era chiaramente ispirata ai precedenti Agrostar. La prima cifra indicava il numero dei cilindri motore, le cifre dopo il punto indicavano il livello di potenza (nei 6 cilindri va ovviamente aggiunto un 1 davanti). Sostanzialmente, la gamma spaziava dai 70cv fino ai 150 del modello di punta. Rimanevano a listino comunque anche i modelli precedenti Deutz, nell'alto di gamma rimanevano gli Agrostar fino ai 190cv. Eccovi un immagine del primo modello con numerazione 6.15: Nel 1997 la gamma Agrotron viene rivista ed aggiornata con nuova nomenclatura; spariscono le vecchie diciture riportanti il numero di cilindri e compaiono le diciture che indicano esclusivamente il livello di potenza: Abbiamo così i modelli: 80 85 90 100 105 a 4 cilindri, i 6 invece: 106 (che non fu commercializzato in Italia) 110 120 135 150 I motori impiegati, naturalmente Deutz raffreddati a liquido, erano sostanzialmente 3: BF4M1012 di 3192 cm3 4 utilizzato sulle versioni 4 cilindri; BF6M1012 4788 cm3 utilizzato suelle versioni 6 cilindri di gamma bassa; BF6M1013 7146 cm3 utilizzato sulle versioni 6 cilindri gamma alta. Questi motori erano gli stessi impiegati fin dal 1995. Sempre nel 1997 vengono messi in commercio i nuovi modelli di gamma alta. Gli Agrostar verranno finalmente sostituiti dai modelli AGROTRON 160 175 190. Per questi la base meccanica rimaneva quella dei gia citati Agrostar, con il cambio di derivazione Same Titan (la collaborazione Same-Deutz ha infatti radici più lontane del 1995). Ecco una immagine presa dal depliant: Ed ecco i dati salienti: Verso le altissime potenze, invece, compaiono gli Agrotron 230 e 260. Il motore è sempre il Deutz 7.1 cm3, mentre la trasmissione è la classica ZF che con riduttore arriva a 40 rapporti sia in avanti sia in retro; come detto tale trasmissione equipaggerà praticamente tutti gli Agrotron ad eccezione dei 160-175-200 che sono dotati della trasmissione di derivazione Same Titan con 27 rapporti avanti e in retro, suddivisi in 3 gamme con 9 marce p.shift. La trasmissione ZF invece è dotata di 4 marce in power shift. I modelli 230 e 260 avranno ricca dotazione, nel 1998 erano già dotati di serie di cabina sospesa e convertitore di coppia a monte del cambio. L'immagine sopra è tratta da uno dei primissimi depliant. Le caratteristiche che accomunavano tutti i vari modelli, comunque, come detto all'inizio erano lo stile estetico e la ricerca della miglior visibilità possibile, coadiuvata dalla possibilità di avere un sollevatore anteriore perfettamente integrato nella struttura del trattore stesso. Nell'immagine sotto si possono con una certa evidenza carpire queste caratteristiche: In verità i due modelli di altissima potenza (230-260) non godevano di una visibilità all'anteriore al pari dei fratelli minori, per via dell'ingombrante cofano motore (molto largo). Comunque tale "carenza" era in parte mitigata dal posto di guida altissimo (i 230-260 al tetto erano alti piu di 3.2 metri!) Sempre a riguardo delle trasmissioni, va fatta un ulteriore precisazione inerente l'inversore: Fin dall'inizio, ossia dal 1995, gli Agrotron non erano equipaggiati con il classico inversore elettroidraulico sottocarico tipico dei giorni nostri, ma avevano una levetta chiamata "di preselezione" al volante. Tale levetta permetteva di impostare la retromarcia finchè il trattore avanzava, poi il trattorista doveva premere del tutto il pedale frizione per dare il consenso all'inversione di marcia. E viceversa, naturalmente. Tale sistema era in tutto e per tutto uguale a quello utilizzato da Fendt sui vari Farmer e Favorit degli anni 90. Il vero inversore elettroidraulico sottocarico arriverà nel 97 con i big 160-260 (anche se nel caso dei 160-175-190 a loro volta non era un inversore a pacchi di frizione ma un semplice inversore sincronizzato con innesto elettroidraulico). I modelli dal 150 in giù verranno aggiornati con le evoluzioni a seguire, nel 1998 infatti in questa categoria è ancora presente il "preselettore". Assale anteriore sospeso: lo scrivente non ha notizie di ponti sospesi applicati sulla prima serie (4.70 - 6.45) di Agrotron per ciò che concerne il mercato italiano. All'estero invece era gia disponibile con sospensione, in particolar modo nei paesi in cui erano previsti i 50km/h. Tale accessorio è comunque presente sin da subito per il nostro mercato sulle serie grandi 160-260 e sulla serie fino a 150 cv con nuova numerazione (1997). Come già detto, i modelli 230-260 avranno tale assale sospeso abbinato anche alla cabina sospesa pneumaticamente. Nel 1999, anche la serie 80-150 riceverà le sospensioni alla cabina e l'inversore elettroidraulico al volante.
×
×
  • Crea Nuovo...