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PieroTeam

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  1. Grazie mille per l'informazione Sa per caso che ditta lo costruiva? Perché io ero a conoscenza solo di una testata indipendente dalle file (la geringhoff "independence", che però è ben diversa da questa) Comunque questa trebbia lavora in Veneto, in una zona dove il mais è mediamente abbastanza produttivo, infatti non ne avevo mai viste di queste testate...
  2. Salve, Volevo chiedere una cosa, spero che la mia domanda non sia troppo da ignorante: Qualcuno ha mai visto uno spannocchiatore come questo? (Allego foto) Purtroppo la foto non l'ho fatta io, quindi non ho visto dal vivo la macchina.
  3. Ho guardato meglio il sito... Mach e spark si trovano in tutte le impostazioni di lingua del sito tranne che in italiano. Sito in aggiornamento o lamborghini grossi ritirati dal mercato italiano?? (Ormai da sdf mi aspetto di tutto haha)
  4. Scusa se chiedo (non è per malfidenza) ma da dov'è presa la foto del mach? Perché a me sembra identico a quello che era in commercio fino a poco tempo fa. Non è che la foto sia di qualche mese fa? Anche perché guardando sul sito non c'è...
  5. Beh sinceramente se è solo un discorso di marketing li capisco poco... Come dice thedavidesame in alcuni paesi lamborghini era al top come vendite. Poi qui da noi conosco personalmente diverse aziende che hanno solo same da sempre, e anche aziende (un po più rare) che hanno solo lamborghini, penso che costringerli a comprare deutz, magari nero che costa di più solo per non "stonare" con le altre macchine in azienda (sembra un ragionamento assurdo ma ho già visto due tre aziende full same comprare deutz neri perché verdi non li volevano), non sia la mossa migliore da parte di sdf. Altra cosa, in Svizzera viene venduto il marchio hurlimann con i suoi colori... non capisco perché là quel marchio lo tengano e qua same e lambo no? (Ps, non sono un samista sfegatato... sono solo curioso di capire cosa passa per la testa ai manager sdf)
  6. Secondo me hanno fatto l'ennesima "cazzata"... Prima con same, che sia qua in Italia che anche un po' all'estero aveva molti clienti "fedeli" al colore. E ora con lamborghini che, soprattutto in certi paesi esteri faceva numeri molto buoni Poi, posso capire che costi di più tenere aperte tre linee di verniciatura. Ma se pensiamo che hanno tolto quella rossa same per mettere su quella nera "warrior"... mah
  7. Grazie mille a tutti! Per il serraggio dei balloni quella che vado a vedere io dovrebbe essere a spago perché è ben più vecchia della 260 Comunque la rotopressa andrebbe ad imballare solo fieno e neanche con un uso molto intensivo. Quindi si era alla ricerca di una macchina semplice e "onesta", che facesse il suo lavoro senza troppe pretese... (basta non portare a casa una "rogna" dal punto di vista meccanico)
  8. Salve a tutti, Devo andare a vedere una rotopressa claas rollant 46 (serie vecchia), secondo voi a cosa devo fare attenzione sulla macchina? A me preoccupano i cuscinetti dei rulli perché, dovendo sopportare la pressione della camera, ho paura siano usurati. Il problema è che non saprei come valutare se siano in buono stato o no. Qualcuno mi consiglia? Altre cose a cui devo stare attento?
  9. Questa è/era quella a riso: Non so in che zona lavorasse e se sia ancora là, qualcuno ha qualche notizia in merito?
  10. Salve a tutti, si sa che fine hanno fatto le poche Laverda ml800 vendute in italia? C'è ancora qualche macchina che lavora sul suolo italiano o sono state tutte vendute all'estero? Io so ricostruire approssimativamente la "storia" di una delle ultime vendute: la macchina era stata venduta in Friuli nel 2011, allestita con spannocchiatore 9 file Dominoni, ed ha lavorato lì fino al 2017 circa. Poi è stata venduta ed è finita prima da Corma a Vicenza, poi da Ritchie Bros a Caorso ed ora dovrebbe essere in vendita in Polonia. Ecco la macchina in questione: Le altre poche che fine hanno fatto? Qualcuno lo sa?
  11. Mi spiego meglio: noi li regolavamo dal monitor sul bracciolo. Però per fare ciò è necessario dare una specie di "consenso" schiacciando un pulsante con l'icona dei distributori posto nella parte bassa del montante. Comunque una volta capito il meccanismo non è che sia poi così fastidioso da fare.
  12. PieroTeam

    Challenger

    Bah, se la cat ha abbandonato tutto il settore agricolo (dopo esserne entrata con un mezzo rivoluzionario e aver cercato di costruirsi una full line, almeno in america) per "bassi" numeri di vendita, figurati cosa gli può interessare creare degli allestimenti agricoli su macchine mmt sapendo che, in tutto il mondo, li comprerebbe praticamente solo qualche agricoltore italiano affezionato al cingolo in ferro. Ps: il meccanico merita rispetto anche solo per il coraggio di fare un lavoro del genere?
  13. PieroTeam

    Challenger

    Concordo con chi ha detto che faceva prima a prendersi un dozer usato. Se non spendeva meno subito comunque spenderebbe meno in generale visto che molto probabilmente questa macchina avrà problemi vari non da poco...
  14. Buongiorno a tutti, ieri un mio amico terzista è venuto ad arare vicino a casa mia con un Case puma 240 cvx in prova. Essendo stato in cabina insieme all'operatore per un paio d'ore vorrei condividere alcune impressioni che abbiamo avuto della macchina. La macchina era al lavoro con un aratro Ermo trivomere fuorisolco che arava in un terreno sabbioso (con qualche vena di fango in quanto eravamo vicini alla laguna) ad una profondità di circa 35/40 cm (purtroppo non avevo il metro per misurare) e con una larghezza di lavoro dell'attrezzo regolata al massimo dell'apertura. La macchina è stata confrontata con quella che abitualmente tira questo aratro ossia un John Deere 6210r autopowr. Caratteristiche generali jd 6210r: Potenza: 210cv nominali Cilindrata: 6800 cc Passo: 2800 mm Gomme: post 710/70 r42 ant 600/70 r28 Caratteristiche generali case puma 240: Potenza: 240 cv nominali Cilindrata: 6700 cc Passo: 2884 mm Gomme: post 710/60 r42 ant 600/60 r30 Le prime impressioni sono queste: -rispetto al 6210r la trazione in più c'è e si sente (Forse la macchina era aiutata anche dalla zavorra anteriore di 15 quintali, che è maggiore di quella del jd). Su terra sabbiosa ovviamente la differenza si vedeva meno ma su terre più dure l'operatore mi ha assicurato che la differenza c'è. -consumi ottimi. Anche il 6210 non è eccessivamente assetato ma per avere 30 cv in più i consumi non erano per niente male (preciso che i consumi non sono stati misurati alla pompa del gasolio ma dai dati del trattore, quindi un minimo di errore c'è da aspettarselo) -siamo restati molto colpiti dalla velocità in strada (supera i 50 kmh) e dalla ripresa che è superiore a quella del 6210. -sterzo. Qua bisogna dare il vantaggio al 6210. Anche se non so il raggio di sterzata in gradi dei due abbiamo fatto delle prove con motrici attaccate e staccate e il jd sterza visibilmente di più. -cabina: ben costruita e con una buona visibilità che però è più piccola della cabina dei jd 6r (in tutte le dimensioni: più corta, più stretta e più bassa), in generale assicura comunque una buona vivibilità anche in due. -comandi cabina. sicuramente l'operatore doveva prendere un po' la mano con i comandi, comunque abbiamo riscontrato alcune cose: 1) il monitor sul montante andrebbe aggiornato perché così non è molto leggibile ed anche le informazioni non sono sempre chiare (il terzista possiede anche un 6155m ultima serie e l'operatore ha detto che il monitor sul montante del 6m è decisamente migliore sia per visibilità che per chiarezza) 2)i comandi sul joystick del sollevatore e del distributore idraulico sono abbastanza imprecisi. Mi spiego meglio: nel distributore era attaccato il pistone che fa girare l'aratro e nell'effettuare alcune correzioni la sensibilità dei tasti era troppo limitata tanto che ad un semplice colpetto di correzione il pistone dava delle belle botte (stessa cosa per il tasto del sollevatore). Inoltre il tasto dell'inversore sul joystick è molto comodo, ma spesso nelle manovre il dito è già impegnato ad alzare il sollevatore o ad azionare il distributore e si deve tornare ad usare la leva sotto il volante. 3)abbiamo "smanettato" abbastanza per impostare il temporizzatore del distributore. Questo perché il sistema all'inizio non è molto intuitivo poiché bisogna prima schiacciare il bottone dei distributori sul montante destro e poi è possibile modificare le impostazioni dei distributori (stessa cosa anche per altre funzioni) Altra cosa: una volta impostato il temporizzatore il tasto del distributore sul joystick diventava ancora più impreciso nel caso necessitasse una leggera correzione. Comunque in generale il monitor sul bracciolo risulta chiaro, ben leggibile e neanche troppo ingombrante. 4) purtroppo per case la loro rotellina di regolazione della profondità del sollevatore non ricorda neanche lontanamente il comando a mezzaluna tipico di jd (comunque alla fine il suo lo fa lo stesso eh). -nota positiva per case: l'aria condizionata funziona proprio bene. L'operatore ha girato per sbaglio la rotellina dell'ac con un po' troppa foga e 10 minuti dopo stavamo quasi congelando? Comunque in generale la macchina sembra andare bene. Mi scuso se non sono riuscito a portare una prova più "scientifica" ma è stata una cosa inaspettata (non sapevo neanche che il mio amico avesse in prova questa macchina). Spero sia interessante lo stesso.
  15. Buongiorno a tutti, rispolvero questa discussione con due mezzi, un 4955 e 4250, impegnati in un lavoro di spianamento (ad aiutarli era presente anche un mcCormick con uno scraper). Per chi è appassionato del cervo (con la polenta?) come me fa sempre piacere vedere mezzi come questi, tra l'altro tenuti veramente bene. Un saluto a tutti!
  16. Complimenti, direi che questi dati dei test sono dei veri e propri "reperti storici"! È altrettanto vero che letti così come sono risultano abbastanza incomprensibili e bisogna avere la pazienza di tradurli in misure a noi più familiari...
  17. Interesserebbe molto anche a me vedere un po di dati effettivi su questi mezzi che mi hanno sempre affascinato...
  18. Ormai questa è una storia "d'altri tempi", ambientata in un'agricoltura fatta da grandi spazi e in fortissimo sviluppo. La fine di questo "sogno" è arrivata a fine anni 80 con la forte crisi che colpì l'agricoltura statunitense. Penso che non sia un caso che, proprio in quegli anni, si ebbe il maggior numero di acquisizioni di marchi, fusioni tra case diverse con la nascita di grosse società che possiedono più marchi (i quali 10 o 20 anni prima magari erano "acerrimi nemici"), riassetti produttivi e fallimenti di case che fino ad allora erano andate sempre bene (La Big Bud è appunto una di queste).
  19. Cercando nel forum non ho trovato una discussione su questi mezzi "leggendari" pertanto ho pensato di crearla e parlarne un po'. Comincio io descrivendo la storia dell'azienda, sperando di fare cosa gradita. Le origini La nascita dei trattori articolati 4wd Negli Stati Uniti, già all’inizio degli anni 50, c’era l’esigenza di avere dei mezzi potenti per poter lavorare in meno tempo estensioni di terra molto vaste. I trattori convenzionali all’epoca avevano in media una potenza di 30/40 cv ed erano tutti a trazione semplice. Per ovviare al problema diversi “farmer” cominciarono ad accoppiare due trattori tramite uno snodo centrale, con tutte le complicazioni del caso ossia avere tutto doppio (motore e organi meccanici ma soprattutto comandi). Prendendo spunto da queste realizzazioni “fatte in casa” nel 1953 i fratelli Wagner, di Portland (Oregon), progettarono e realizzarono il TR-6, un rivoluzionario trattore a quattro ruote motrici articolato che aveva una potenza di 105 cv (più del doppio dei trattori a due ruote motrici diffusi all’epoca). La Wagner divenne quindi la prima fabbrica di trattori articolati 4wd, alla quale seguirono altri nomi importanti come Steiger e Versatile. Nel 1967 la Wagner, dopo aver dato vita a vari modelli, venne acquisita da John Deere che era decisa ad entrare nel segmento degli articolati nonostante il fallimento dei modelli John Deere 8010 e 8020. Big Bud Nel 1968 Wilbur Hensler era il più grosso rivenditore di trattori Wagner del Montana; dopo l’acquisizione di quest’ultima da parte di John Deere la sua azienda, la Northern Manufacturing Company di Havre, rimase quindi senza il prodotto di vendita principale. Hensler incaricò quindi il suo capo officina, Bud Nelson, di progettare e costruire un trattore articolato di grande potenza (per l’epoca) da offrire sul mercato. Dopo quasi un anno di prove, nel 1969, il trattore fu pronto. Venne chiamato Big Bud (in onore del suo creatore) HN 250, dove le lettere H e N indicavano Hensler e Nelson e 250 erano i cavalli del motore cummins. Nelson, lavorando in officina, conosceva bene le difficoltà di manutenzione di questi mezzi così grossi pertanto progettò l’HN 250 in modo tale da rendere gli interventi di manutenzione più facili e veloci possibile, anche per gli agricoltori stessi. A differenza di tutti gli altri articolati presenti sul mercato il Big Bud usciva di fabbrica con la cabina ribaltabile e il cofano sollevabile (cosa non scontata all’epoca) per rendere più accessibili motore e trasmissione. Sempre per rendere più facili i lavori di officina il motore non era montato direttamente al telaio del trattore ma era fissato ad una “slitta” che a sua volta veniva montata sul telaio principale. Questa innovazione permetteva, in caso di necessità, di poter estrarre il gruppo motore/frizione dal trattore in meno di due ore. Foto dimostrativa del gruppo motore/frizione dei Big Bud. Serie 1 (1969-1975) Dopo la presentazione agli agricoltori, avvenuta nel 1969, cominciarono ad arrivare i primi ordini. La prima serie di trattori Big Bud si componeva di due modelli: HN 250 HN 320 Entrambi erano equipaggiati con motori cummins e avevano trasmissioni meccaniche. Nel 1973 avvenne un evento importante per la Big Bud: Wilbur Hensler vendette la sua azienda, la Northern Manufacturing Company, al ventiseienne Ron Harmon. Foto della Northern Manufacturing Company vista dall'alto. Foto di gruppo dei dipendenti dell'azienda. Dopo il cambio di proprietà la gamma venne leggermente rimodernata e vennero aggiunti altri due nuovi modelli: HN 350 HN 360 Grazie allo spirito imprenditoriale di Harmon l’azienda crebbe di dimensioni e cominciarono le prime esportazioni oltreoceano; in particolare Australia e Sudafrica oltre a una commessa ricevuta per alcuni trattori da esportare in Iran (che vennero verniciati di un particolare colore giallo oro). Foto di un Big Bud alla fiera Ag Quip, in Australia. Due foto storiche dei Big Bud destinati all'esportazione in Iran. Serie 2 (1976-1978) Dopo tre anni dal passaggio di proprietà la gamma di trattori Big Bud venne rinnovata sotto diversi punti di vista. In campo motoristico oltre al “tradizionale” Cummins vennero offerti anche modelli con motori a V diesel 2 tempi prodotti dalla Detroit Diesel. Come trasmissioni, oltre alle classiche trasmissioni meccaniche Fuller, vennero offerte per la prima volta anche trasmissioni powershift prodotte dalla Twin Disc. Venne presentata la nuova cabina Cruiser Cab, più spaziosa e con maggiore visibilità, e venne introdotto il telaio Terra Torque che permetteva una maggiore articolazione per assecondare le asperità del terreno. I nuovi modelli presentati erano: KT 450 (con motore Cummins e trasmissione Fuller) KT 525 (con motore Cummins e trasmissione Fuller) 8V 400 (con motore Detroit e trasmissione Twin Disc) 8V 450 (con motore Detroit e trasmissione Twin Disc) Big Bud kt 525. Big Bud 8v 400 nella fabbrica di Havre. Pur essendo quella che durò meno anni nella storia dell’azienda la serie 2 ebbe una grande importanza. In questo periodo infatti la Big Bud crebbe di dimensioni, consolidò la sua presenza in tutti i principali stati agricoli degli USA (grazie anche a una rete di concessionari) e aumentò le esportazioni, in particolare verso l’Australia. Inoltre di questa serie fa parte anche il celeberrimo Big Bud 16V-747. Big Bud 16V-747 A questo punto della storia è doveroso aprire una parentesi sulla storia di questo modello: Costruito nel 1977 il 16v-747 fu realizzato su richiesta dei fratelli Elmer e Melvin Rossi (figli di due emigranti italiani) che possedevano una azienda agricola a Bakersfield (California) nella quale coltivavano principalmente cotone. I fratelli Rossi chiesero a Ron Harmon di realizzare un trattore che fosse in grado di sostituire due cingolati Caterpillar D6 nel lavoro di dissodatura del terreno con grossi ripper. Dopo quasi un anno Ron Harmon e la sua squadra costruirono quello che tuttora è il trattore più grande al mondo. Big Bud 16v 747 in costruzione. (sopra) il Big Bud 16v 747 appena ultimato con tutti i dipendenti che parteciparono alla sua costruzione. I dati tecnici di questa macchina sono impressionanti: -Motore Detroit Diesel 16 cilindri a V tarato a 760 cv -Trasmissione powershift Twin Disc a 6 rapporti avanti e 1 retromarcia -Impianto idraulico da 246 litri/min -Capacità serbatoio carburante: 568 litri -Lunghezza: 8,5 m. Larghezza: 6,35 m. Altezza: 4,3 m. (sopra) Foto storica del trattore al lavoro con il ripper nei campi dell'azienda dei fratelli Rossi, in California. I fratelli Rossi utilizzarono il loro trattore per 11 anni, fino al 1989; in quell’anno il 16v venne venduto alla “Willowbrook farm” di Indlantic (Florida). In questa azienda, di proprietà di Jim Satori (nome che ricomparirà più avanti), venivano coltivate principalmente verdure e il Big Bud venne utilizzato anche qui con un grosso ripper fino a metà anni novanta. Big Bud 16v 747 al lavoro in Florida. Il trattore smontato e pronto per il trasporto nel 1997. Nel 1997 i fratelli Robert e Randy Willliams di Big Sandy (Montana) comprarono il Big Bud e lo “riportarono a casa”, a meno di un’ora da dove era stato costruito; qui, nella loro azienda, il trattore venne restaurato, portato alla potenza di 900 cv e utilizzato con un coltivatore chisel da 24 metri di larghezza fino al 2009. (sopra) Il Big Bud appena restaurato dai fratelli Williams, presenti nella foto. In quell’anno il Big Bud venne messo “in pensione” a causa dell’avvento della semina su sodo, che rendeva inutile il passaggio col coltivatore chisel, e dall’impossibilità di cambiare le gomme, costruite su misura, arrivate ormai a fine vita. Dal 2009 al 2021 il trattore restò in un museo dell’Iowa dove ne venne nuovamente restaurato il motore e portato ad una potenza di 1100 cv. Nel 2021 i fratelli Williams hanno finalmente sostituito le gomme del Big Bud e lo hanno riportato nella loro azienda per alcune prove dimostrative con il loro coltivatore. Serie 3 (1979-1986) Ritornando alla storia della Big Bud, nel 1979 venne presentata e messa in produzione la serie 3. Questa serie fu la più longeva della storia dell’azienda di Havre e coincise con il suo periodo più florido. In questa serie i modelli andarono a formare una vera e propria gamma che partiva da trattori di potenza relativamente contenuta ed arrivava ai modelli di alta potenza nei quali la Big Bud era specializzata. Le macchine di questa serie avevano motorizzazioni Cummins e Detroit Diesel e venivano fornite di trasmissioni meccaniche Fuller e powershift Twin Disc (che divennero sempre più richieste). I modelli prodotti erano: 320/10 360/10 360/30 400/20 400/30 450/20 450/50 525/20 525/50 (modello più venduto in assoluto) 525/84 600/50 650/50 655 (sopra) Tre Big Bud 400/30 in una foto degli anni 80. Due Big Bud 525/50. Big Bud 525/50. Foto storica di un Big Bud 525/50. Big Bud 600/50. Big Bud 360/30 verniciato su richiesta per Bob Bafus, agricoltore dell'Oregon. I modelli /10 e /20 erano quelli dotati di trasmissione Fuller mentre i modelli /30 e /50 erano quelli offerti con trasmissione powershift Twin Disc. I trattori 525/84 e 655 erano dei modelli industriali. Tutti i trattori avevano motori Cummins ad eccezione del 650/50 e del 655 che erano alimentati da un motore 12 cilindri a V Detroit Diesel. Big Bud 650/50 con cabina Cruiser Cab. Big Bud 650/50 con cabina ROPS. (sopra) Big Bud 650/50 al lavoro nel Colorado con una seminatrice da sodo Yielder. Nel 1983 venne ritirata la cabina Cruiser Cab a causa della mancanza di un telaio di protezione in caso di ribaltamento e venne introdotta una nuova cabina, detta appunto ROPS, che poco differiva dalla precedente se non per il vetro posteriore dritto e appunto la presenza del telaio di protezione interno ai montanti. Serie 4 (1986-1991) Nel 1986, dopo quasi sette anni di produzione, la serie 3 andò definitivamente in pensione per essere sostituita dalla serie 4. Con questa serie venne ridotto il numero di modelli sulla base dei più richiesti nella serie 3 e venne abbandonata definitivamente l’opzione delle trasmissioni meccaniche Fuller rendendo disponibili solamente trasmissioni powershift (quasi tutte Twin Disc, anche se su alcuni modelli vennero montate trasmissioni Fuji Tech). Venne ampliata l’offerta di motorizzazioni disponibili offrendo motori Cummins, Komatsu, Caterpillar e Deutz. Con la serie 4 venne rinnovato, più esteticamente che sostanzialmente, anche il telaio Terra Torque. I modelli che costituirono la serie 4 sono: 370 400 440 450 500 Foto storica di un Big Bud 440 in Ohio. Big Bud 500 al lavoro nel Montana. Big Bud 500. (sopra) Big Bud 370 anche questo verniciato su richiesta per Bob Bafus. Inoltre venne prodotto un modello di grandi dimensioni: 740 Il modello 740 è il secondo trattore più grande al mondo. E’ dotato di un motore komatsu da 740 cv e di una trasmissione powershift Twin Disc a 12 rapporti. Questo trattore venne presentato da Big Bud più per continuare la tradizione degli articolati di grande potenza "tipici" dell’azienda che per vere necessità di mercato, in quanto la domanda di questi modelli con così tanti cavalli si era notevolmente ridotta. Di Big Bud 740 infatti ne vennero prodotti solamente due: Il primo, prodotto nel 1986, venne acquistato da Jim Satori, proprietario della “Willowbrook farm” di Indlantic, Florida (la stessa che nel 1989 avrebbe comprato anche il Big Bud 16v-747, che lavorò per alcuni anni insieme al 740). Questo 740 venne allestito con ruote doppie e un particolare impianto idraulico con ben otto distributori che serviva per le operazioni con livella e scraper doppi o addirittura tripli. Questo modello venne inoltre dotato di un particolare impianto di filtraggio dell’aria a causa delle condizioni di lavoro molto polverose della Florida. Foto storica del Big Bud 740 al lavoro nei campi della Willowbrook Farm. (sopra) Il Big Bud 740 nel piazzale dell'azienda insieme a una trebbia John Deere Titan 7700 e al Big Bud 16v 747, visibile sullo sfondo a sinistra. Altra foto storica del Big Bud 740 insieme al 16v 747. Cabina del primo 740. Da notare le leve per gli 8 distributori. Il secondo 740, prodotto nel 1989, venne ordinato da una colonia utterita dello stato di Washington (la “Warden Hutterian Bretheren”, che esiste tuttora). Le colonie utterite sono delle comunità di anabattisti che si dedicano principalmente all’agricoltura. A differenza delle comunità Amish gli utteriti accettano la “tecnologia” e coltivano la terra con mezzi moderni. Il Big Bud 740 comprato da questa colonia venne allestito con ruote triple e un impianto idraulico più classico del primo e venne usato dai coloni per la coltivazione delle grandi estensioni dello stato di Washington con erpici chisel e dischiere. Big Bud 740 al lavoro nei terreni della colonia. (sopra) Il Big Bud 740 nell'officina della colonia. Oggi entrambi i Big Bud 740 sono stati comprati da Don Collins che possiede una grossa azienda agricola a Bakersfield (California), vicino ai terreni che furono dei fratelli Rossi. Il primo 740 viene ancora utilizzato saltuariamente per lavori con una grossa livella mentre il secondo 740 è usato con un grosso erpice a dischi. (sopra) Foto dei due Big Bud 740 nell'azienda agricola di Don Collins, in Florida. Nel 1991 la Northern Manufacturing Company smise di produrre i trattori Big Bud. L’azienda vive tuttoggi sotto il nome di Big Equipment ed è ancora guidata da Ron Harmon. Negli anni è diventata un concessionario di trattori Versatile; inoltre si occupa di fornire assistenza e ricambi per tutti i Big Bud che ancora lavorano e fa anche lavori di restauro e ammodernamento dei Big Bud. Purtroppo, nella notte della vigilia di natale del 2017 la sede della Big Equipment venne distrutta da un incendio. Nel fuoco vennero distrutti, oltre a sei trattori di cui tre Big Bud, un archivio di progetti, disegni e foto storiche della Big Bud; la figura di Ron Harmon rimane pertanto la memoria vivente di quell’azienda che è diventata leggendaria con i suoi colossi bianchi. Una riflessione Dal 1969 al 1991 vennero prodotti circa 550 trattori Big Bud; un numero elevato si, ma che non aveva niente a che vedere con i numeri fatti da aziende come Steiger o Versatile. Come riuscì quindi la Big Bud a competere con questi marchi? La sua arma vincente fu sicuramente la personalizzazione. A differenza dei trattori della concorrenza, che erano prodotti in grande serie, i Big Bud erano realizzati con una cura dei dettagli inavvicinabile per aziende di grandi dimensioni e offrivano la possibilità di “customizzare” il proprio trattore in molte parti di esso. Questo permetteva di realizzare macchine cucite su misura per le esigenze del cliente che preferiva quindi il marchio di Havre. La Big Bud inoltre fu protagonista della “corsa all’alta potenza” insieme a Steiger e Versatile. A differenza di quest’ultime, che presentarono prototipi realizzati più per stupire che per essere usati realmente nei campi (Steiger Big Jack e Versatile Big Roy), Big Bud realizzò un trattore articolato “normale” che venne usato concretamente per molti anni (il 16v-747). Pur essendo specialista nel personalizzare le proprie macchine, la Big Bud rimase sempre ancorata al suo concetto originario di trattore 4wd: una macchina di alta potenza (a volte altissima), di grandi dimensioni, molto pesante e concepita per il traino puro, quindi senza sollevatore né presa di forza. Probabilmente proprio questa caratteristica, unita al fatto di essere una “piccola” azienda quindi poco appetibile per eventuali acquisizioni da parte di grandi multinazionali dell’agricoltura, contribuì, complice la crisi agricola di fine anni ottanta e primi anni novanta, ad isolarla e a far si che non riuscisse a tenere il passo con le innovazioni proposte dalle grandi case costruttrici. Ringrazio Tiziano che mi ha spiegato come inserire le immagini nel forum. Se trovate delle imprecisioni correggetemi pure e se serve una "bibliografia" di dove ho preso le informazioni la faccio senza nessun problema.
  20. Buongiorno, visto che sono nuovo di queste parti e sono ancora un po imbranato nell'uso del forum volevo chiedere un'informazione a chi è più esperto di me: l'altro giorno stavo creando una nuova discussione e volevo inserire delle immagini tra le parti di testo caricandole dal PC; per caricarle però ho trovato solo il tasto "carica immagine da url" ma non ho trovato il modo di inserire un'immagine che ho scaricato precedentemente sul mio PC. Qualcuno mi spiega come fare? Grazie in anticipo
  21. Bella è bella Sicuramente costerà molto. Ma quanto peserà una 8 file come questa?? Già le seminatrici monosem in generale sono conosciute per essere macchine pesanti, questa sembra esserlo ancora di più... e sinceramente vedere un axion che semina (per quanto gemellato sia) mi fa un po "paura".
  22. Quoto djrudy, un mio caro amico ha la entry 150 (in versione john deere, ma è la stessa macchina) e non è granché contento. Per il fieno secco va anche bene, ma quando è umido oppure quando deve imballare paglia (che la balla deve essere più compressa possibile) la macchina ha dei bei limiti. Poi la sua non ha l'infaldatore (non so neanche se sia disponibile su questa macchina) e alcune volte con andane molto voluminose bisogna andare piano perché fa fatica a "mangiare".
  23. Mamma mia! Ma questo 9rx lavora in zone particolarmente difficili che i cingoli si sono rotti in quel modo o è proprio normale così??
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