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Magari c'è sotto un giochetto di fatture che nell'ambito nazionale gli viene difficile da realizzare :boh:

Oppure è il gioco delle tre carte, un complice punta e vince, gli altri perdono tutti.

Come dire, vi facciamo un favore a levarvelo di casa, perchè quello straniero ci piace assai :gluglu:

 

Caro HP90, attendo sempre con ansia i tuoi interventi in merito, te lo voglio proprio dire. Pur non concordando praticamente mai, ti sono grato del tuo "remarmi contro": mi invita ad analizzare le cose sempre più a fondo.

Spero tu non te la prenda, siam qua per discutere, ma la tua risposta era prevedibile; purtroppo tanto, troppo simile al pensiero comunemente diffuso. Dare la colpa al prossimo, rimane poi sempre di ignota identità, e chinarsi pseudo umilmente innanzi il sistema "canaglia", è davvero molto facile, per di più gratis.

 

Non voglio ripetere quanto già ottimamente indicato da JdFan, d'altronde è ovvio quanto ormai arcinoto come i problemi non siano agronomici, bensì economici: esistono ormai varietà per soddisfare qualsiasi esigenza, forse anche troppe; quello dove si pecca è a monte e a valle del campo. Dapprima nella scelta delle varietà, in seguito, dallo scarico dal rimorchio in poi.

Se, caro HP0, quello straniero piace di più, lo si deve anche a chi:

 

- utilizza ancora la formula "conto deposito", impedendo di fatto agli stoccatori di gestire in autonomia la commercializzazione del prodotto. Vi sono ancora agricoltori depositanti frumento 2008, in attesa di chissà quale messia, forse tratti in inganno dal colore, pensano sia oro. Vorrei sapere al netto delle spese di stoccaggio di ormai 2 anni, cosa gli rimarrà in tasca.

- nei mesi successivi alla trebbiatura, parlo del 2009 ad esempio, non ha venduto frumento a prezzi tranquillamente prossimi o superiori alle 200 €/t. Costringendo di fatto mulini e similari ad esporsi all'estero, dove da subito possono garantirgli stock omogenei e programmati. Barilla a Parma macina, se ben ricordo, 900 tonnellate di frumento al giorno; credi si possa permettere di compatire i capricci di piccoli rabbini, i quali conservano il grano nel fienile ?

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Miglior contributo in questa discussione

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Depositanti del 2008 non saprei, ma 2009 so che qualcuno c'è, ma sanno già che ci hanno perso, li pagheranno ad un prezzo minimo.

E comunque questo giochetto l'anno inventato loro, forse per non anticipare grosse cifre per un prodotto che venderanno mesi dopo.

Poi se qualcuno riesce a spiegarmi - con una parola diversa da speculazione - le oscillazioni che di recente vanno da 12 cent. Kg a oltre 40, sono pronto ad ascoltare.

Come mai nella trebbiatura - non ricordo se 2 o tre o 4 anni fa - i commercianti offrivano 9 cent. Kg? Non era un chiaro messaggio ai produttori, che gli diceva,

al momento non abbiamo intenzione di anticipare soldi, tornate tra qualche settimana o mese,

difatti quando furono disposti a pagare credo il prezzo fosse di 12 cent, era un'annata di qualità scadente,

ma la proporzione è questa, nella trebbiatura prezzo basso e poi su,

e il mulinaro è d'accordo, perchè altrimenti quando il produttore lo contatta direttamente non offrirebbe lo stesso prezzo del commerciante,

perchè non penso che se il commerciante mi paga 15 cent il mulino paga 15 cent al commerciante!

Il sistema è talmente scassato che ci rimetteranno tutti.

Oggi ho acquistato due tappini di plastica che si mettono sul carro del cingolato per tenere pulito l'ingrassatore tendi cingolo,

indovina quanti li ho pagati!

Quasi 200 Kg di frumento!!! :AAAAH:

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  • 4 mesi dopo...

Ringrazio ancora Mapomac per avermi invitato a questa discussione.

 

Il Forum è talmente ampio , ben articolato e pieno di interventi che per conoscerlo tutto ci vorrebbero mesi.

 

Premetto che secondo il mio parere, anche nelle aziende agricole ormai la componente “finanziaria” e la componente “strategica” (intese come approccio ai mercati, sia in acquisto come in vendita unita alle scelte di cosa e come produrre), hanno assunto una rilevanza talmente elevata, da essere almeno di pari o superiore importanza rispetto alle scelte agronomiche, (anche se comunque sono tutte e tre legate da filo doppio).

 

Ora, con il rischio di espormi a critiche, anzi, sinceramente è proprio quelle che cerco...

vorrei inserirmi nella discussione per provare a dare dei pareri e/o ipotetiche soluzioni.

 

Ci tengo a spiegare ben bene le due righe sopra....

E' l'umiltà che mi spinge a scrivere, non la presunzione di dare soluzioni.

E' per questo che ho detto sopra che CERCO le critiche.

 

Come ho spiegato nella discussione Soia ai messaggi 135 e 138, secondo me bisogna fare come fanno le industrie

Allego copia......

[opI]….copiare dall'industria.

 

Come fanno gli industriali ? (il concetto è difficile e complesso da spiegare in poche righe, ma proverò ad adattarlo alla "velocità" di un forum).

 

Le industrie, così come noi agricoltori, non possiamo permetterci di essere in balia dei prezzi di mercato, soprattutto perchè i tempi di produzione, i momenti di acquisto dei beni per la produzione e di vendita del prodotto sono diversi, e rischiano di avere prezzi discordanti fuori dal controllo e dalla programmazione.

L'unico modo per "difendersi" e rendere l'azienda produttiva e redditizia, è cercare di "isolare" la componente" volatile" (prezzi), dalla componente "valore aggiunto" (propria capacità imprenditoriale). Come ?

Qui è il difficile.

Le industrie utilizzano dei derivati finanziari per mantenere inalterato il prezzo di acquisto delle materie prime per un dato periodo, e , quando riescono, creano contratti di vendita con fissazione del prezzo, aggiungendo dove necessario un contratto derivato per la copertura del cambio valutario.

Cosa impossibile per un agricoltore, ma come dicevo si può "scopiazzare qualcosa"

 

Devo cercare di "collegare" in qualche modo il prezzo di acquisto dei beni per la produzione (sementi, concimi, gasolio, antiparassitari, terzisti) (questi sono i principali), con i prezzi di vendita dei prodotti.

 

Poichè l'aumento del prezzo dei cereali di questi ultimi mesi (probabilmente) lo "pagheremo caro" nella prossima annata (come successo nel 2007/2008), devo tutelare i costi di produzione. Come ?

 

Devo creare contratti di acquisto e di vendita in modo da ottenere STABILITA'.

 

Se oggi vendo il mais verde a 16€, devo già aver fissato da alcune settimane il prezzo del prossimo anno almeno per il concime , terzista e le sementi, (se ci riesco anche per il gasolio) per la futura produzione, altrimenti rischio di trovarmi come nel 2008 ad avere dei costi di produzione con prezzi elevati e prezzi di vendita ribassati...

 

Io per esempio ho già il contratto sui concimi , sul terzista (trebbiatura) e sulle sementi, (sto contrattando il gasolio), ed ho i contratti di vendita al 60% con media di periodo, e 20% spot in campagna, e 20% differito a mio piacimento entro aprile dell'anno successivo.

In questo modo, non avrò mai la "botta di fortuna" ad acquistare a prezzi bassissimi, e vendere a prezzi alti, ma nemmeno mi troverò con annate in perdita.

 

In questo modo vado a "smorzare" in modo evidente la volatilità dei prezzi lavorando di conseguenza su uno spread fisso.

Quindi (clima permettendo), l'unica variabile che influirà sul reddito sarà la propria capacità imprenditoriale

[/i]

Qualcuno potrebbe contestarmi la mancanza di potere contrattuale, a parte il fatto che secondo me è un falso problema in quanto la stabilità fa comodo a tutti, (al centro raccolta, al molino, al trasformatore, al rivenditore ed al consumatore), quindi fare un contratto è possibile per qualsiasi azienda.

Il problema semmai (e nei precedenti messaggi è stato ben spiegato), è che magari questi contratti sono un pochino penalizzanti per il “piccolo” e ci vorrebbe un cambio di mentalità e ragionare in grande mediante un serio associazionismo.

 

Bene ora viene il difficile....

Se cambiare la mentalità ad una persona e farla cominciare ad utilizzare metodi di gestione finanziaria leggermente più avanzati, come fare per cambiare la mentalità di un popolo ????

Non fatemi prendere frasi di personaggi storici su questo problema perchè mi servirebbero migliaia di righe....

 

Però, (poiché sono un cercarogne... e mi attendo le critiche....) voglio provare a dare due ipotesi.

 

1)Noi Italiani diamo il meglio di noi (storicamente siamo pieni di esempi) nei momenti più bui o per meglio dire ad un millimetro dal baratro, quindi per poter cambiare le cose, poiché per ora riusciamo a vivacchiare discretamente, prima di darci una “svegliata” le cose dovranno peggiorare ancora, ed allora “forse”, il mix tra :

A) le nuove generazioni

B) un aumento dimensionale

C) l'intervento europeo sulla PAC

D) la globalizzazione

E) il pareggio degli squilibri paesi avanzati/paesi ex emergenti

F) la separazione tra agricoltori di tipo “mantenimento del territorio/aree marginali” e quelli da “reddito da produzione”,

 

protrà rendere la nostra agricoltura più efficiente.

 

Provo a spiegare i punti :

A) le nuove generazioni, è un aspetto palese e ben enunciato nei precedenti messaggi

B) un aumento dimensionale: secondo il mio parere vuoi per il mancato adeguamento della mentalità dell'agricoltore, vuoi perchè in alcune zone proprio non è possibile essere redditizi , vuoi perchè qualcuno effettivamente vende il terreno, vuoi per altri motivi, nei prossimi anni assisteremo a due tipi di concentrazione; uno sulla proprietà (alcune aziende riusciranno ad avere un aumento dimensionale acquistando i terreni dalle aziende più piccole e meno redditizie), uno di tipo gestionale dove i terzisti di grandi dimensioni (o aggregazioni tra ,essi) faranno da centro convergente della gestione dei terreni che, si, rimangono di proprietà dei singoli privati, ma attraverso forme diverse (affitto, comodato, ecc...) in capo a questi terzisti, si ottengono economie di scala con dimensioni più vicine alle aziende nord europee.

C) intervento europeo sulla PAC; questo aspetto è complesso e in divenire, ma è innegabile che comporta e comporterà sempre più una differenziazione delle scelte strategiche di ogni azienda.

D)+E) La crisi globale in atto, la crisi finanziaria, la globalizzazione ecc... sono un argomento ampio ed importantissimo per capire la futura evoluzione dell'agricoltura, l'aspetto è vasto e se ai fondatori interesserà potremmo aprire un argomento anche su questo, (a meno che non ci sia già ed io non ne sono a conoscenza), ma bisogna tener presente che la crisi attuale (finanziaria) ha radici molto più profonde e lontane nel tempo e nello spazio di quanto ci vogliono far credere addossando la colpa a quattro banchieri ingordi, il debito pubblico, i pericoli dell'iperinflazine e della deflazione (che sono dietro l'angolo) incideranno moltissimo nelle nostre scelte imprenditoriali. Non èp detto che dobbiamo diventare professori ed economisti, ma sapere cosa ci aspetta il futuro... e meglio di non saperlo

F) la separazione tra agricoltore “da mantenimento del paesaggio” ad agricoltore “di produzione” (tendenza prossima viste le discussioni in ambito dei PAC europea), saranno di sicuro impatto sulla dimensione e quindi sulla tipologia degli attori in gioco

 

Ipotesi 2)

Tanto semplice, quanto difficile. (quasi utopica)

Gli agricoltori si adeguano in pochi anni a nuove tecniche di lavorazione, a nuove metodologie, a nuovi stili imprenditoriali, migliora l'associazionismo (sia a livello di centri di raccolta che di sindacati...) viene aumentato il ricorso al sistema dei contratti (non solo per il prezzo, ma SOPRATTUTTO per produrre quello che all'industria SERVE e che è quindi disposta a PAGARE), (i have a dream....)

ma questa strada è a mio parere molto difficile da percorrere, anche se.... non impossibile.

Spetta a noi...

 

(attendo le coltellate......)

 

Grazie per la vostra attenzione.

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Ospite albe 86

Io purtroppo sui contratti di vendita dei nostri prodotti ho poca fiducia. Molti spesso vendono il riso con contratti alle riserie. Bene, in genere se il prezzo del contratto è inferiore a quello di mercato la riseria lo prende di buon grado e l'agricoltore ci perde, però se il prezzo concordato è alto ed il valore di mercato scende, l'industria cerca in tutti i modi di non far fede al contratto e rinuncia all'acquisto, e questo purtroppo capita molto spesso. Quindi mi chiedo come si possa basarsi su un sistema "a contratto". Senza contare che essendo l'offerta variabile ha ancora un'utilità il mercato, ma se tutti vendessero "a contratto" a quel punto non ci sarebbe più nessuno che cerca i prodotti sul mercato, con il relativo calo di valore, e quindi l'anno dopo si fano contratti più bassi e così si prosegue. Sono invece d'accordo sul fatto che l'associazionismo è molto importante, però la vedo dura bloccare i prezzi dei fattori produttivi senza avere le forza di comprarli quando conviene piuttosto che quando ce n'è bisogno. Non sono molto d'accordo anche per le economie di scala, a mio avviso nel nostro settore non si hanno reali benefici tangibili all'aumento delle superfici, perchè spesso di pari passo aumentano anche i costi, quindi l'unico vantaggio sarbbe moltiplicare quel poco che rimane da ogni ettaro per un numero maggiore di ettari, ma quella dovrebbe essere la normale remunerazione al capitale, e non la convenienza ad avere superfici più ampie. Un po' di economia di scala c'è, ma di sicuro non è marcata come in altri settori.

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Io purtroppo sui contratti di vendita dei nostri prodotti ho poca fiducia.

 

Grazie albe 86

 

Non conosco la zona del vercellese, e tantomeno il mercato del riso.

ovviamente il mio discorso vale per i mercati più "ampi" tipo mais, frumento e soia, che conosco bene e sui quali appunto il sistema dei contratti è (per quanto faccio io) applicabile.

 

Ovviamente (e questo lo dicono tutti, dall'ultimo agricoltore, al politico, all'economista ecc...) l'ingrediente principale di funzionamento dei mercati è la fiducia....

 

Fiducia che un contratto venga rispettato...

Se un attore non rispetta un contratto, in genere la selezione naturale ( o qualcuno più grosso) prima o poi lo elimina.... parlo sia nel piccolo (il classico furberello della zona, al quale nessuno dà più credito) che in grande, vedi la storia di Gardini con i futures della soia...

 

Ti sarei veramente grato se potessi darmi alcune info maggiori sul funzionamento del mercato del riso nella tua zona e l'atteggiamento di "non rispetto" dei contratti.

 

Credo però una cosa in merito ai "risai" che non rispettano i contratti....

Bisogna partire dall'aspetto principale, il contratto serve all'agricoltore... ma anche e soprattutto all'industria commerciante e all'industria trasformatrice, in quanto queste lavorano con un budget mensile, semestrale, annuale ed un piano operativo triennale.... e fissano inizialmente i costi e i ricavi, e su questi calcolano investimenti, assunzioni ecc... Se l'azienda che ha fatto un contratto con un agricoltore , poi non lo rispetta, (e qui sono pronto a dirlo in faccia all'imprenditore) , oltre a non essere serio, non è un bravo imprenditore, in quanto a sua volta LUI non ha fatto i contratti con i suoi acquirenti... Il sistema dei contratti ( sia agricoli che sulle commodities che finanziari), sono a volte detti di "copertura" in quanto coprono il rischio preso con un'altra attività o altro contratto di segno opposto....

Chi opera contratti in senso unico, è detta "posizione a rischio".... ossia uno speculatore, nulla di differente quindi tra il l'imprenditore "che non mantiene la parola" e il grande banchiere speculatore che ha messo in ginocchio il mondo nell'ultima crisi !!!!

 

Ecco perchè insisto sul fatto che bisogna fissare i prezzi con i contratti sia sulle vendite che sugli acquisti, ed è qui (per i piccoli o i meno esperti) che giocherebbero (uso il condizionale) un ruolo fondamentale le associazioni, i consorzi, e i sindacati....

 

Ma scusate... come fate a programmare mutui, investimenti ecc in anni come il 2007 ed il 2008 ? e come facciamo oggi con i prezzi saliti....( e il buio di fronte a noi) a programmare un mutuo per i prossimi anni ?????

A mio parere solo la presenza di contratti in acquisto ed in vendita possono darci la possibilità di "prevedere" i margini di guadagno e su questi programmare gli investimenti.

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Io ho detto e dico che gli intelligentoni che stanno in alto se ritengono che sia utile o indispensabile tutelare la figura dell'agricoltore in Italia, si devono dare una mossa, perchè lo scenario che vedo probabile sul nostro territorio è qualcosa di simile ai paesi dell'est, povertà diffusa, con qualche industriale che va a speculare qua e la.

Perciò, o si chiama prezzo minimo, o contratto, se funziona e ripaga il lavoro, sicuramente qualche giovane potrebbe tornare in azienda.

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Ospite albe 86

Adesso non riesco a rispondere per bene, comunque mi è stato riferito che il nuovo ministro dell'agricoltura ha detto chiaramente che una grossa colpa degli agricoltori italiani è che non sono compatti, troppe divisioni interne con visioni differenti che portano alla nostra rovina non potendo fare fronte comune. Inoltre ha aggiunto che se si vuole che i giovani tornino nell'agricolo (vedi psr), se non li si mette in grado poi di poterne trarre una congrua redditività è tutto inutile. Mi sembra che queste due affermazioni inquadrino esattamente alcune delle peculiarità, purtroppo nel male, della nostra agricoltura.

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tutte fesserie allo stato puro,perche entrano sempre piu cereali stranieri che nazionali,poi guardate i prezzi dell grano canadese piu alti dei nostri come si spiega,all'agricoltore deve fare all'agricoltore il politico deve fare il politico non per i benefici che ne trae,perche si da il voto a chi non a mai un articelo per vedere come funziona l'agricoltura.e basta

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i,poi guardate i prezzi dell grano canadese piu alti dei nostri come si spiega,

 

semplicemente il canadese è migliore del nostro,le partite sono omogenee ed contratti stipulati garantiscono una stabilità nell'approvigionamento dei molini

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Sarò sufficientemente contento, e già l’obiettivo è ambizioso, se qualche lettore una volta finita la trattazione, affronterà con meno superficialità l’argomento qualora vi si trovi a discuterne.

Così aprivo questa discussione; è stato evidentemente un progetto ambizioso, non sempre è andato a segno. Ma questo fa parte del gioco, fortunatamente la percentuale di "insuccessi" è bassa.

 

tutte fesserie allo stato puro,perche entrano sempre piu cereali stranieri che nazionali,poi guardate i prezzi dell grano canadese piu alti dei nostri come si spiega,all'agricoltore deve fare all'agricoltore il politico deve fare il politico non per i benefici che ne trae,perche si da il voto a chi non a mai un articelo per vedere come funziona l'agricoltura.e basta

Caro Baracuda le cause dei problemi di cui lamenti, è da ricercarsi anche in persone come te. Persone che esordiscono in maniera così, diciamo, colorita, disprezzando il lavoro fatto da altri.

Probabilmente non hai nemmeno letto tutta la discussione, altrimenti avresti avuto risposta alla tua prima domanda; non mi stupisco d'altronde: sono le persone come te ad avere la verità in tasca e tanto la colpa è del "sistema".

Il tuo messaggio rappresenta adeguamente il livello di tanti agricoltori, non mi riferisco ai grotteschi errori grammaticali, bensì alla mentalità che li ha prodotti; la quale, a mio avviso, si merita questo ed altro.

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Dico la mia :

 

Sicuramente se fossi un grande "mulino" ,ricercherei grano con alti valori.

la sicilia me li garantisce? no

Ovviamente me lo compro da fuori, perchè ho meno scarto.

 

Se ognuno di noi, farebbe la "vera" qualità , non credo che ci sarebbero problemi a valorizzare il prodotto.

Oggi si ragiona:

Tanto lo pagano meno, ci faccio meno, troppe spese.

 

Personalmente non ho mai guardato le spese da affrontare, quanto la qualità che riuscivo a fare dato che il mio grano diventa pane alla coop e non si transige.

 

Con ciò ripeto, difficilmente se ci fossero valori buoni il grano avrebbe poco prezzo e da fuori entra perchè il nostro è buono per seminare ma non per far pane.

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Caro Baracuda le cause dei problemi di cui lamenti, è da ricercarsi anche in persone come te. Persone che esordiscono in maniera così, diciamo, colorita, disprezzando il lavoro fatto da altri.

Probabilmente non hai nemmeno letto tutta la discussione, altrimenti avresti avuto risposta alla tua prima domanda; non mi stupisco d'altronde: sono le persone come te ad avere la verità in tasca e tanto la colpa è del "sistema".

Il tuo messaggio rappresenta adeguamente il livello di tanti agricoltori, non mi riferisco ai grotteschi errori grammaticali, bensì alla mentalità che li ha prodotti; la quale, a mio avviso, si merita questo ed altro

 

dici bene scusa per gli errori,ma quanto ce fretta scrivo e basta l'importante e che si capisca e a quanto vedo hai capito,io quello che ho capito e che i nostri politici hanno i metodi sicuri per portare ad un sicuro fallimento gli agricoltori nazionali,facendo arricchire quelli esteri con il nostro sudore,dammi una spiegazione,ed chiudo la bocca una volta e per sempre perchè è inutile discutere di cose non di mia competenza.

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(quoto spezzoni dei messaggi precedenti)

I......Devo creare contratti di acquisto e di vendita in modo da ottenere STABILITA'....

 

 

Qualcuno potrebbe contestarmi la mancanza di potere contrattuale, ......

......questi contratti sono un pochino penalizzanti per il “piccolo” e ci vorrebbe un cambio di mentalità e ragionare in grande mediante un serio associazionismo.

.... come fare per cambiare la mentalità di un popolo ????

 

 

.......

Tanto semplice, quanto difficile. (quasi utopica)

Gli agricoltori si adeguano in pochi anni a nuove tecniche di lavorazione, a nuove metodologie, a nuovi stili imprenditoriali, migliora l'associazionismo (sia a livello di centri di raccolta che di sindacati...) viene aumentato il ricorso al sistema dei contratti (non solo per il prezzo, ma SOPRATTUTTO per produrre quello che all'industria SERVE e che è quindi disposta a PAGARE), .....

....

oppure....

assisteremo ad un cambiamento in ambito dimensionale...

con due tipi di concentrazione; uno sulla proprietà (alcune aziende riusciranno ad avere un aumento dimensionale acquistando i terreni dalle aziende più piccole e meno redditizie), uno di tipo gestionale dove i terzisti di grandi dimensioni (o aggregazioni tra ,essi) faranno da centro convergente della gestione dei terreni che, si, rimangono di proprietà dei singoli privati, ma attraverso forme diverse (affitto, comodato, ecc...) in capo a questi terzisti, si ottengono economie di scala con dimensioni più vicine alle aziende nord europee.

 

..., comunque mi è stato riferito che il nuovo ministro dell'agricoltura ha detto chiaramente che una grossa colpa degli agricoltori italiani è che non sono compatti, troppe divisioni interne con visioni differenti che portano alla nostra rovina non potendo fare fronte comune......

 

semplicemente il canadese è migliore del nostro,le partite sono omogenee ed contratti stipulati garantiscono una stabilità nell'approvigionamento dei molini

 

Caro Baracuda le cause dei problemi di cui lamenti, è da ricercarsi anche in persone come te. Persone che esordiscono in maniera così, diciamo, colorita, disprezzando il lavoro fatto da altri.

Probabilmente non hai nemmeno letto tutta la discussione, altrimenti avresti avuto risposta alla tua prima domanda; non mi stupisco d'altronde: sono le persone come te ad avere la verità in tasca e tanto la colpa è del "sistema".

Il tuo messaggio rappresenta adeguamente il livello di tanti agricoltori, non mi riferisco ai grotteschi errori grammaticali, bensì alla mentalità che li ha prodotti; la quale, a mio avviso, si merita questo ed altro.

 

Il filo comune è la NECESSITA' di associazionismo forte, di contratti validi (CON OBBLIGHI SIA PER CHI PRODUCE che per chi compra), di produzioni che servono all'industria, che però si scontra con l'ottusità degli agricoltori.

Il problema di fondo è comune purtroppo, noi italiani siamo sostenitori del proverbio

"chi fa da se fa per tre".... solamente che i tempi sono cambiati !!!!!

 

Ora il proverbio che dobbiamo ficcarci in testa è "l'unione fa la forza"...

E' vero, è difficile, forse dovremo (come agricoltura in generale), "morire per poi rinascere", dovremo forse passare momenti bui e lasciare che il mercato "elimini o converta" le persone che incolpano il sistema invece di adeguarsi.

Invito gli agricoltori "incazzati e depressi" con il mondo di leggere il libro "don Chisciotte".... trovo delle analogie tra la nostra agricoltura ed un uomo che non voleva adeguarsi ai tempi, e nell'anno 1600 si ostinava a girare con l'armatura del 1400 e nella sua mente voleva tornare al passato (la lotta al mulino a vento è una fantastica metafora)...

 

Ma perchè noi italiani (e sottolineo tutti noi) siamo così individualisti ?????

Non mi scaglio contro i politici, i sindacati o le associazioni....

Tanto quelle sono espressione del popolo....

(rispondo a Barracuda) Il politico, il responsabile sindacale o di una grande associazione, non è tanto diverso da noi.... LA MENTALITA' E' QUELLA...., quindi se imprechiamo contro il modo di fare di un politico... beh secondo me stiamo imprecando contro la nostra stessa mentalità... e .... noi non "facciamo quelle cose"... solamente perchè "non ne abbiamo la possibilità o la posizione sociale... (ovviamente ho usato il noi, ma non generalizzo , anzi lodo tutte quelle persone oneste che cercano di cambiare le cose).

 

O si comincia a fare gruppo sia nei contratti di acquisto, che nei contratti di produzione e vendita in modo da fare massa critica , o.....

o....

lascio continuare a voi !!!!:aahhhh::sgrat:

Modificato da PSA75
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Associarsi? Rappresentanza? A chi? Con chi? Quasi tutto è già stato provato.

Della qualità se ne fregano, come se ne fregano di fare la raccolta differenziata a Napoli.

Se così non fosse ci sarebbe un trattamento differente tra chi lavora a tempo pieno in agricoltura e fa qualità,

e i furbetti che sfruttano tutte le opportunità dato che sono più vicini agli uffici che alle campagne.

Il problema è proprio questo "come fare per cambiare la mentalità di un popolo ????".

In Italia gli onesti stanno sulle .bip. tutti vorrebbero un furbetto in casa, e da qui che parte la divisione.

In questi giorni ci sono state proteste in Francia, e in strada c'erano tutti, e più di tutti gli studenti che capiscono che qualcuno gli vorrebbe fregare una vita dignitosa, perché direttamente o indirettamente quello che accade ad una categoria si potrebbe ripercuotere contro il loro futuro.

Rimaniamo ai fatti recenti. In Sardegna accanto agli allevatori non mi è parso di vedere una gran folla!

Siamo o non siamo furbetti?!

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io non mi alzo la mattina per sentirmi dire stronz.. da uno che mi dice che cosi va bene,i concimi semi carburanti e ecc.. aumentano ed io devo dare il raccolto senza guadagnare un bel niente.come si puo stare uniti se la meta degli agricoltori sono sotto i loro capitali,e poi non posso sentirmi dire che il grano canadese e migliore del nostro(forse perche il grano canadese e tutta un altra robba del nostro(perche incentivano i trattori,per far lavorare le industrie nono per aiutare l'agricoltore che non puo pagarlo)

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Associarsi? Rappresentanza? A chi? Con chi? Quasi tutto è già stato provato.

Della qualità se ne fregano, come se ne fregano di fare la raccolta differenziata a Napoli.

Se così non fosse ci sarebbe un trattamento differente tra chi lavora a tempo pieno in agricoltura e fa qualità,

e i furbetti che sfruttano tutte le opportunità dato che sono più vicini agli uffici che alle campagne.

Il problema è proprio questo "come fare per cambiare la mentalità di un popolo ????".

In Italia gli onesti stanno sulle .bip. tutti vorrebbero un furbetto in casa, e da qui che parte la divisione.

In questi giorni ci sono state proteste in Francia, e in strada c'erano tutti, e più di tutti gli studenti che capiscono che qualcuno gli vorrebbe fregare una vita dignitosa, perché direttamente o indirettamente quello che accade ad una categoria si potrebbe ripercuotere contro il loro futuro.

Rimaniamo ai fatti recenti. In Sardegna accanto agli allevatori non mi è parso di vedere una gran folla!

Siamo o non siamo furbetti?!

 

Confermi allora che il problema siamo noi come popolo ???

...delle manifestazioni degli studenti che capiscono.... ci starei attento.... soprattutto sul problema pensioni.... e lascio stare perchè andrei fuori argomento.

 

 

io non mi alzo la mattina per sentirmi dire stronz.. da uno che mi dice che cosi va bene,i concimi semi carburanti e ecc.. aumentano ed io devo dare il raccolto senza guadagnare un bel niente.come si puo stare uniti se la meta degli agricoltori sono sotto i loro capitali,e poi non posso sentirmi dire che il grano canadese e migliore del nostro(forse perche il grano canadese e tutta un altra robba del nostro(perche incentivano i trattori,per far lavorare le industrie nono per aiutare l'agricoltore che non puo pagarlo)

 

OTTIMO!!!

 

Quindi ?

 

Soluzioni ?

 

Sicuri che è stato provato di tutto ????

 

IO non credo !!!

 

Ma .... i nostri sindacati o associazioni o consorzi hanno provato a costruire "gruppi di acquisto" per fare massa critica (o potere contrattuale come qualcuno ama chiamarlo)?

Non credo proprio, o almeno non dappertutto e non con la giusta convinzione.

 

Qualche sindacato ha mai avviato programmi per avviare le "fusioni" delle aziende o parti di esse ?? Non credo proprio....

Provate a pensarci... è davvero impossibile mettere assieme delle aziende ??

 

Qualche sindacato ha mai avviato dei meeting per mettere in contatto i le imprese utilizzatrici del prodotto agricolo (magari quelle che usano il grano canadese) con gli attori della produzione nazionale per creare delle collaborazioni ??? In alcune zone si... ma si tratta di interventi "quasi" locali dovuti alla buona volontà di molte persone, e non di un progetto a respiro nazionale.

 

Avete mai visto proposte CONVINTE per creare "massa critica" ???

 

Io non molte...

 

 

Visto che insisto sul chiedere soluzioni, ve ne do una che ho pensato alcuni anni fa, (ovviamente spero di ottenere critiche).

 

Mettiamo l'ipotesi:

Un gruppo di agricoltori.... 2, 3, 5, 10 non è importante....

 

Si mettono d'accordo e costituiscono una società conferendo i propri macchinari agricoli + soldi ( ovviamente un perito o un commerciante stima il valore dei beni conferiti)

Con i macchinari vecchi (+ soldi o finanziamenti) si comprano macchinari più nuovi, più efficienti.

 

Viene mantenuta la proprietà del terreno , ma viene concessa alla società neocostituita la gestione dei terreni mediante contratti di affitto a prezzo di favore... (diciamo al 50 / 60% degli affitti più elevati della zona).

 

La società è gestita da un terzo (non socio e stipendiato, CHE COMANDA SU TUTTI... ), mentre i fondatori (gli ex agricoltori) diventano dei dipendenti della società con un piccolo stipendio fisso, e una parte in percentuale degli utili finali, in più sono soci dell'impresa, quindi partecipano agli utili della stessa o ne beneficeranno in futuro per la maggiore capitalizzazione di questa.

 

Poichè i "dipendenti" sarebbero in soprannumero, si crea anche la possibilità di fare lavori per terzi , o acquisire in affitto altri terreni di altre persone che "mollano".

 

patti sociali a parte.... E' tanto difficile creare questo ????

 

Io credo di no, o meglio oggi come oggi forse è impossibile, ma quando la redditività si ridurrà ancora, allora queste evoluzioni saranno dei passi obbligati.

 

 

 

E' vero che ci sono dei contro (gente abituata una vita a far di testa sua è difficile metterla al lavorare in gruppo, il mio rende di più, paure, gelosie ecc...).

Ma immaginate i pro ?

Massa critica, crescita sostenuta, futuro meno incerto, sostegno in caso di malattia, possibilità di cooptazione tra i figli, e chi più ne ha più ne metta.

 

 

 

Attendo critiche ed altre ipotesi/soluzioni

 

Grazie

Modificato da PSA75
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Confermi allora che il problema siamo noi come popolo ???

......

Mettiamo l'ipotesi:

Un gruppo di agricoltori.... 2, 3, 5, 10 non è importante....

 

Si mettono d'accordo e costituiscono una società conferendo i propri macchinari agricoli + soldi ( ovviamente un perito o un commerciante stima il valore dei beni conferiti)

.......

Tranne che si tratti di manipolazione televisiva, quando i francesi manifestano, chi governa trema, e la differenza con il popolo italiano mi sembra tanta!.

Ritorno al discorso fondersi associarsi igrandirsi,, come potrebbe migliorare le nostre condizioni? Se un terreno produce 30 - 50 quintali di grano, sia che si è associati, sia che si è da soli, i costi di produzione sono quelli.

Altro discorso è se fai parte di un distretto industriale che riesce a trasformare l'immondizia in cibo, allora si che abbatti i costi. Se non ricordo male il latte scaduto può essere ribollito e rimesso in circolazione per diverse volte, forse 4.

Però, forse hai ragione Tu, visto che "il popolo" al supermercato cerca il prezzo più basso, credo che dovremmo imparare a trasformare in cibo quello che io oggi considero immondizia.

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Tranne che si tratti di manipolazione televisiva, quando i francesi manifestano, chi governa trema, e la differenza con il popolo italiano mi sembra tanta!.

Ritorno al discorso fondersi associarsi igrandirsi,, come potrebbe migliorare le nostre condizioni? Se un terreno produce 30 - 50 quintali di grano, sia che si è associati, sia che si è da soli, i costi di produzione sono quelli.

Altro discorso è se fai parte di un distretto industriale che riesce a trasformare l'immondizia in cibo, allora si che abbatti i costi. Se non ricordo male il latte scaduto può essere ribollito e rimesso in circolazione per diverse volte, forse 4.

Però, forse hai ragione Tu, visto che "il popolo" al supermercato cerca il prezzo più basso, credo che dovremmo imparare a trasformare in cibo quello che io oggi considero immondizia.

 

:2funny::2funny::2funny:

beh devo dire che la battuta sul cibo immondizia è davvero simpatica.

 

a parte questo, l'aggregazione serve per sia ridurre i costi operativi, che per la creazione di massa critica per l'ottenimento di sconti, contratti più favorevoli ecc..., che per la liberazione di risorse umane che possono essere impiegate in altro modo (come dicevo acquisendo in affitto o in lavorazione terreni altrui).

Per non parlare dei costi fissi, tipo contabilità, domande psr, controlli interni, condizionalità, ammortamenti, manutenzioni... senza tralasciare forse l'aspetto umano più importante a mio parere, la tutela in caso di malattia... che non è poco.

 

In tutti i settori l'aggregazione crea valore aggiunto per i motivi semplici e motivi complessi tipici di ogni settore, non vedo perchè non in agricoltura.

:)

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Ospite albe 86

Ritorno a dire che le economie di scala in agricoltura sono molto ridotte, perchè comunque i mezzi tecnici costano un tot per ettaro, se ne hai 1 o 100 non è che cambia radicalmente la faccenda. E' vero che più ne compri più puoi spuntare un prezzo favorevole, ma la differenza è poca. Il discorso cambia un po' se qualcuno ha la forza e le intuizioni giuste per comprare alcuni fattori produttivi (concimi in primis) in periodi più favorevoli, però non è da tutti anticipare così tanti soldi perchè noi produciamo con cicli mooolto lunghi rispetto ad altri settori, in più chi acquista i nostri prodotti ci paga addirittura tra i 60 ed i 90 giorni dopo, allungando ancora di molto il tempo di ritorno dei capitali.

Tornando alle economie di scala è vero che un operaio che guida un trattore da 200 cv produrrà di più di un altro operaio che ne guida uno da 100 cv, però comunque in agricoltura le macchine si possono usare solo per periodi ristretti di tempo. Porto un altro esempio, se un'azienda con 100 ettari ha 5 trattori, non è detto che una da 200 ettari ne abbia 10, magari ne bastano 7 (tanto per fare dei numeri a caso) ma saranno più grandi e più costosi, con attrezzature più costose, e quindi se poi ripartiamo i costi agli ettari lavorati non è che ci saranno grosse differenze. Quindi avere aziende molto grandi più aiutare, ma di sicuro non risolve la questione. Io trovo i problemi dell'agricoltura in cose più "strutturali", e la colpa di tutto per me è da imputare alla globalizzazione. Io non sono affato un no-global, però il problema è che i governi, l'europa o comunque chi decide, ci obbliga a produrre per un mercato globalizzato, e quindi a competere con prodotti che arrivano da tutti i paesi del mondo, in cui però i costi dei fattori produttivi sono molto più limitati, peccato che però noi non possiamo produrre in modo globalizzato. Se in Romania un operaio si accontenta di 300 euro al mese, qui minimo ne devi pagare 1000, se in Cina usano dei prodotti chimici da noi vietati da molti anni e che costano un decimo dei nostri, noi qui siamo obbligati ad utilizzare tutti prodotti non-plus-ultra sia dal punto di vista ambientale che di sicurezza alimentare e della salute del consumatore. Questo determina che noi subiamo dei costi a produrre elevatissimi, ma poi dobbiamo concorrere con prodotti che non hanno il benchè minimo requisito nostro, eppure vengono comprati e spacciati per buoni. Questo non è giusto! A mio avviso l'unica soluzione possibile è il protezionismo, e visto che non è possbilie chiudere le frontiere, bisognerebbe almeno mettere dazi che tengano conto del delta di costi alla produzione che noi dobbiamo sopportare per produrre. (comunque ritengo che se qui ci vietano dei prodotti chimici, perchè appurati essere dannosi alla salute o all'ambiente, non vedo perchè dovrei accettare la provenienza di prodotti che non rispettano le nostre stesse regole).

Altro esempio sono gli Ogm. Non stiamo a riaprire la parentesi, comunque in Italia è vietata la coltivazione, però i nostri animali possono mangiare mangimi Ogm, noi possiamo mangiare prodotti alimentari finiti contenenti Ogm, eppure gli Ogm sono "il mostro". Allora, se sono "il mostro" bisogna vietarli completamente, perchè invece così siamo cornuti e mazziati, perchè subiamo la loro concorrenza, ma non ne possiamo trarre i vantaggi, che possono essere ad esempio la maggior produzione ed i minori costi colturali (vedi mais bt che non necessita di trattamenti insetticidi che invece a noi costano molto, oltre ovviamente ad essere estremamente nocivi per l'ambiente).

Lo stesso discorso potrebbe valere anche per l'ambito industriale. Una nota casa automobilistica in Italia paga un operaio 1000 euro, in Polonia ne bastano 500 e cominciano ad essere cari, tra poco si sposteranno in Serbia che ne bastano 200, con che risultato? Che tutti si spostano dove costa meno, e quindi a noi resta disoccupazione e fame, mentre i prezzi dei prodotti finiti non scendono. Se la conseguenza di questa politica industriale è la disoccupazione, l'abbandono dell'agricoltura porta al dissesto idrogeologico del territorio, oltre ovviamente alla perdita di realtà produttive storiche, culturali e sociali. Se invece ci fossero dei dazi che stimano quanto costa produrre in Italia, e si applicassero dazi tali da compensare la forbice, si vedrebbe che la "fuga" verso i posti dove produrre costa meno si arresterebbe e comunque permarrebbe la convenienza a produrre in loco quantomeno i prodotti che in loco vengono consumati, visto che bisogna pensare che comunque noi siamo in forte deficit di prodotti alimentari.

Finchè dovremo subire quste disparità di trattamento da parte di chi ci comanda, oltre alla realtà economica in cui operiamo, non c'è molto che si può fare per cambiare concretamente lo stato di salute della nostra agricoltura. Se la qualità è pagata ben venga la qualità, accettiamo la sfida, ma purtroppo la qualità da noi è pretesa e non pagata, e quindi uno cerca di risparmiare dove può e spesso si innescano circoli viziosi che portano ulteriormente al peggioramento del nostro status.

I vergognosi ricarichi applicati ai nostri prodotti dalle industrie di trasformazione sarebbero un ulteriore punto su cui lavorare, ci vorrebbe che l'autorità controllasse i vari passaggi, legando il prezzo al consumo a quello alla produzione stimando i reali costi di trasformazione e limitando le speculazioni.

Trovo che siano questi i punti su cui davvero si possa lavorare per cambiare radicalmente la realtà in cui operiamo, tutto il resto può aiutare ma la crisi non è a mio avviso così facilmente superabile solo con economie di scala o associazionismo, l'associazionismo serve per mostrarci compatti per tutelare i nostri diritti, altro non vedo.

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per Albe

 

Intanto ti ringrazio per la tua proposta

Non ne sono d'accordo , ma ripeto , viva le ipotesi di soluzione al problema

 

Tralascio discorsoni sulla teoria economica che sarebbero solo tedianti e non ci porterebbero da nessuna parte.

Tralasciamo anche l'aspetto degli accordi bilaterali, delle regole UE, della WTO ecc...

Tralasciamo infine tutti i discorsi e le dispute tra gli economisti in questi 3 anni di crisi...

 

Ma ti dico 2 cose, una in merito ai dazi ed una in merito alla globalizzazione:

 

DAZI:

Mettiamola semplice.... ipotizziamo che noi mettiamo un dazio su alcuni prodotti agricoli cinesi, giusto o sbagliato che sia, adduciamo la motivazione di una compensazione tra i costi di produzione e le regole ambientali meno stringenti... (faccio per restare nel tuo argomento)...

BENE,,, e la Cina che fa ???? sta zitta ??? ... non credo proprio, allora la Cina dice, a me non me ne frega niente... questo è il mondo se volete produrre a prezzi più bassi fate come noi e fregatevene delle leggi ambientali che VOI europei avete fatto e che io (CINA) non condivido, quindi, per ritorsione la Cina mette un dazio su un bellissimo prodotto finito italiano (magari di punta), mettendo in ginocchio quella industria...

E via con le ritorsioni (un dazio noi, uno loro e via dicendo), inutili quanto dannose che (sempre per farla semplice) negli anni 30 hanno portato all'autarchia (quota novanta, battaglia del grano), la grande depressione, le guerre commerciali , l gli accaparramenti di materie prime ed infine (ma guarda un pò) la seconda guerra... (mi fermo qui senza fare troppe analogie....)

 

GLOBALIZZAZIONE....

La globalizzazione è come la materia e l'antimateria rispetto ai dazi....

Con i dazi intendo mantenere alto il mio tenore (paesi avanzati) e basso il tenore dei paesi emergenti, (cosa impossibile che porta a insostenibili tensioni)

Con la globalizzazione invece, cerco di far in modo che anche nei paesi emergenti crescano i costi di produzione, cresca il loro tenore di vita, in modo da arrivare a ridurre le discrepanze con noi e loro, fare in modo che non siano solo loro ad esportare i beni a noi, ma che il loro tenore di vita cresca affinchè pure loro possano comprare i nostri prodotti, e la competitività sui costi venga meno....

 

Mi fermo qui perchè con certi argomenti andremo fuori del seminato rispetto alla discussione....

 

Quindi (perdonami se te lo dico così) la tua soluzione non solo non funziona, ma porta a grandi dolori e sofferenze....

 

Continuo ad insistere sulle economie di scala, in quanto, poco o tanto, i margini migliorano, ed è l'unico modo che abbiamo per stare al passo con i nostri cugini europei.... (oltre che fare una qualità costante ed in adeguate quantità)

Insisto anche che in tutti i settori sta avvenendo da anni la concentrazione... TUTTI, dalle auto, ai trattori, alle aziende estrattrici, meccanica, tessile, banche ecc... TUTTI, e tutti ci riescono, non vedo perchè non ci debba riuscire l'agricoltura......

 

Io ho una grande paura...

Credo che in molti sanno che l'agricoltura così non può regggere, ma molti agricoltori pensano e sperano che... : - se il mio vicino "salta" gli compro la terra e poi sono a posto-, oppure : - tanto io sono più bravo e non mi metterò mai con quello che non capisce un c.-, oppure ancora...:- la mia terra rende moltissimo e la sua nulla-, oppure ancora ; - io non ci sto con quello che lavorerà sicuramente di meno di me- ecc... ecc... ecc...

E... da buoni individualisti, pensano che la sorte peggiore capiti sempre all'altro !!!

 

Beh, mal comune non è mezzo gaudio... ma fregatura per tutti !!!!

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Ospite albe 86

E io non sono assolutamente d'accordo con quanto scrivi tu, caro Psa 75. L'idea di globalizzazione potrà anche essere come dici tu, però quanto tempo ci vuole?? Con un tempo che tende ad infinito può darsi che le cose vadano realmente in quel senso, ma noi all'epoca saremo già morti e sepolti. Le economie di scala a noi possono cambiare qualcosa, ma ciò non toglie che ci lasciano solamente le briciole. Pensi davvero che un cinese arriverà a guadagnare da qui a qualche anno almeno 1000 euro l'anno, e che sarà disposto a spendere di più per avere i prodotti di nicchia italiani??? Certo che no! Se la cina imponesse dazi ai prodotti italiani il danno sarebbe minimo, perchè noi esportiamo in paesi ricchi che pagano la qualità, i cinesi che comprano italiano sono tutti gente ricchissima che non patirebbe qualche dazio in più per comprare la qualità, mentre la massaia o l'operaio cinese i nostri prodotti non li prenderanno mai. In cina (e in molti altri posti) la gente è tanta, non gliene frega a nessuno se qualcuno muore 10 anni prima del normale perchè si mangia le porcherie, perchè almeno intanto mangia. Ma qui da noi il discorso non può essere lo stesso, non puoi mettere il nostro prodotto in concorrenza diretta con il loro, quando sappiamo che il nostro ha un valore intrinseco molto superiore.

Se pensi che realmente l'associazionismo e le economie di scala ci possano salvare sei liberissimo di crederlo, ma a mio avviso i problemi dell'agricoltura sono strutturali. Di sicuo gli agricoltori sono colpevoli ANCHE loro di questa situazione, ma di sicuro i colpevoli non sono SOLO loro. Se però pensiamo realmente che la colpa sia realmente solo nostra allora sì che le cose non cambieranno davvero mai, se accettiamo passivamente tutte le cose penalizzanti che siamo obbligati a fare senza trarne il benchè minimo beneficio allora ci meritiamo davvero questa situazione.

Modificato da albe 86
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Sono d'accordo che ci vuole tempo .... ma ti do un dato sulla reale situazione Cinese e con quale arroganza e supponenza NOI continuiamo a chiamarci paese sviluppato e loro paese emergente.

 

Sai quanti italiani hanno una denuncia dei redditi superiore a 200.000€ ?

Te lo dico io ... 100.000 persone ( lo 0,2% della popolazione)

 

Lo sai quanti cinesi hanno un reddito superiore a 200.000€ ???

La bellezza di 72.000.000 (lo 0,5% della popolazione)

 

Quante automobili Ferrari possiamo comprare noi italiani ? quante i cinesi ?? Quanti prodotti di alta gamma, con lo style made in italy, ad alto valore aggiunto possiamo comprare noi italiani e quanti i cinesi ??? lascio a te la risposta se la globalizzazione ha degli effetti positivi o negativi o se sia meglio tornare ad economie chiuse da dazi e gabelle...

 

fatti due conti, il processo di crescita dei cinesi è più veloce di quello che sembra, solamente che noi Europei e Usa (loro in primis) vorremmo che fosse ancora più veloce....

 

Hai mai sentito parlare in queste settimane di guerra delle valute, di come il ministro del tesoro USA (Tim Geithner) chieda costantemente alla cina di procedere con un veloce apprezzamento della valuta locale cinese (yuan o renmimbi che dir si voglia) ?

Proprio per far aumentare il tenore di vita della popolazione cinese, per far aumentare sua la capacità di spesa (per acquistare i nostri prodotti), oltre che ridurre la competitività sui costi....

Gli effetti positivi della globalizzazione (e della crescita della cina, dell'india e del brasile) credimi, sono più vicini di quanto si creda.... Sempre se gli stati sono intelligenti da mettersi d'accordo e trovare una soluzione agli attuali squilibri, altrimenti.... beh .... non per fare il catastrofista, ma.... una situazione simile si è verificata negli anni dal 1933 al 1937....

 

Comunque per tornare all'argomento competitività agricola, io credo che per essere competitiva la cerealicoltura italiana, (visto che prima della cina, deve confrontarsi con la cerealicoltura europea), debba effettuare un salto di qualità...

O troviamo delle soluzioni o la vedo dura....

 

Penso che "copiare" dalle cerealicolture del nord Europa sia l'unica strada, quindi secondo me i cinque punti focali siano

 

1) aggregazione

2) economie di scala

3) contrattazione diretta produzione/industria con produzione di quello che SERVE all'industria

4) mentalità/imprenditorialità di tipo industriale per la gestione dei fattori produttivi (fissazione dei prezzi)

5) nuovi "stili" produttivi e sperimentazione continua.

Modificato da PSA75
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Allora da quello che ho capito, più che accorpare le aziende converrebbe delocalizzarle --

Io in Cina ci andrei, mi sorge il dubbio su come spostare i terreni.?

Intanto aspetterei l'inizio 2011 perchè se non sbaglio, diversi cassintegrati prenderanno il diploma di disoccupati (vittime della delocalizzazione), peccato che prevedo anche qualche gioco di prestigio da palazzo chigi, e dunque non ci saranno responsabili, anzi saranno vittime anche loro.

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