Mapomac Inviato 7 Giugno 2010 Condividi Inviato 7 Giugno 2010 (modificato) Per chi non lo sapesse, “über alles” significa sostanzialmente: “sopra tutto”. Beh, forse mettere la Germania sopra tutto il resto, sarebbe pretenzioso e di certo impopolare. Di fatto però, parlando di agricoltura, chi ha modo di conoscere la realtà agricola tedesca non può che rimanere piacevolmente sorpreso dal livello e dalle dimensioni in questione e perché no, specie se di italica origine, dopo dovuti confronti, invidiare certe realtà. Sia chiaro: s’è di termini assoluti ciò di cui si vuol parlare, allora vi sono altre realtà: est Europa, per non parlare degli USA, battono di gran lunga le dimensioni della Germania. Se però si guarda all’insieme delle cose: tecnologia, organizzazione, efficienza, integrazione dell’attività agricola ed ambiente, allora credo possa difficilmente sfigurare innanzi altre situazioni, rendendola per molte cose un termine di paragone e di riferimento. Quello che vado ora a scrivere non vuol assolutamente essere una descrizione tecnica e puntuale della realtà agricola tedesca, già non capisco quella italiana, figuriamoci; semplicemente un resoconto di una mia recente visita, indicando alcuni numeri, concetti ed aziende tipo. Le realtà visitate, situate al nord della Germania (Berlino, Hannover, Rostok, Amburgo), rappresentano una forma molto diffusa: azienda agricola e annessa attività commerciale costituita da una formula assimilabile ai nostri agriturismi. Affiancata pertanto all’attività produttiva vera e propria si trova una struttura dove vi è servizio di vendita diretta, ristorazione, intrattenimento. Diamo qualche numero di una di queste. 1.000, gli ettari di asparago bianco. 300, gli ettari di fragole. 150, gli ettari di mirtilli (in corpo unico). 3.000, i dipendenti nel periodo di punta massima. 300, i fissi. 25, quelli per la sola amministrazione e lavoro “d’ufficio”. 1.000, i coperti serviti durante i giorni di punta dal ristorante. 20.000, l’affluenza giornaliera al complesso nei giorni di punta. 50, le tonnellate di prodotto tra fragole ed asparagi principalmente, vendute giornalmente direttamente. 300, i punti per la vendita diretta al pubblico. Difficile spiegare a parole in cosa consista la formula tedesca per la nuova azienda agricola, spero che le immagini possano colmare le mie lacune nel descriverla. Per quanto ci è stato possibile capire, all’attività in campo viene affiancato uno o più complessi dov’è possibile riscontare i nostri equivalenti ristoranti, outlet, garden, parco giochi. Vuoi per diversa concezione o mentalità, questa soluzione piace e funziona. All’interno della stessa struttura l’azienda vende i propri prodotti, affitta alcuni spazi per altri produttori locali, serve i propri prodotti al ristorante, crea situazioni d’intrattenimento per bambini e famiglie. Le dimensioni in questione sono tutt’altro che comuni e non lasciano spazio ad improvvisazione. Immagino come qualcuno possa storcere il naso innanzi tale “deviazione” dell’attività agricola “pura”. In effetti pure io accusavo confusione, immaginando come l’imprenditore agricolo si sia trasformato in una figura ben diversa, con tanto di parco giochi annesso. Poi ho ricordato i tanti discorsi nostrani su “agricoltura protagonista del territorio”, sul ruolo multifunzionale delle aziende agricole, su una nuova figura dell’agricoltore intesa come protettrice a salvaguardia del territorio ecc. Ricordando queste parole, tutto mi è sembrato avere più senso. Di certo non posso dire con certezza, se questa formula potrebbe avere successo in Italia, c’è evidentemente una diversa mentalità alla base e diversi stili di vita. Di fatto in Germania vi è un rapporto con l’agricoltura ben diverso da quello italiano; nonostante l’importante industrializzazione del Paese e l’organizzazione in grossi centri urbani, vi è ancora l’interesse e l’intenzione di rendere l’intera popolazione partecipe dell’attività agricola. Se ormai pare scontato come il cittadino medio non conosca l’origine di ciò che mangia, si riscontra però nel tedesco medio una sensibilità maggiore, il quale appunto anche tramite questi centri, riconcilia sé stesso ed i figli con un mondo che si era troppo distaccato dalla realtà personale di ciascuno. Asparago Se nel descrivere una speciale ed ubiquitaria produzione italiana, tutti si riferirebbero alla pasta o alla pizza, per quanto riguarda la Germania, questa potrebbe tranquillamente essere l’asparago. Trattare questa coltura, potrebbe sembrare ai più insensato, in molti infatti potrebbero non essere interessati, per di più non essendo prettamente diffusa in Italia, se non in qualche zona vocata, incoerente sarebbe il confronto con l’Italia. Non è proprio così: innanzi tutto l’asparago è una coltivazione particolare, non completamente meccanizzabile e con processi produttivi comparabili con quelli di tanti altri prodotti, presenti anche in Italia. A mio avviso vedere com’è l’approccio all’intera filiera, rispetto a quella italiana, può essere di notevole utilità. Personalmente non ho una gran conoscenza dell’asparago come coltura, ma le persone che mi accompagnavano si. Mi fido pertanto di loro, riportandovi dove e come le soluzioni riscontrate in Germania, non trovano eguale in Italia. ___________ Queste le dimensioni medie degli appezzamenti. Asparago bianco, pertanto con telo. Notare la corriera per portare in campo gli operai. Alcune macchine, semoventi e non, per la raccolta dell'asparago. Come potete vedere si tratta di terreno molto sabbioso e sciolto, facilitando pertanto il lavoro della macchina, il quale consiste praticamente nel rimuovere l'intera prosa dell'asparago, setacciarla trattenendo i turioni e ricomponendo nuovamente la prosa stessa. Entrambe le macchine funzionano abbastanza bene, pur presentando ancora parecchi limiti, principalmente dovuti al non discriminare il prodotto, raccogliendo interamente quanto emerge dal terreno, sia turioni piccoli che grandi. Vi è inoltre una certa sensibilità a pietre e sassi, i quali portano, se presenti in quantità, a fermi macchina frequenti. Con una capacità di lavoro di circa 5 ha al giorno e 30 a settimana, con solo 5-6 persone, si rendono particolarmente utili durante il periodo di fine raccolta, dov'è meno sentita l'esigenza di raccogliere scalarmente per salvaguardare la qualità ed il calibro dei singoli asparagi. Questi i campi prima e post raccolta, sensibili le perdite: in parte dovute agli operatori, in parte a causa dello scarto applicato a fine campagna. I teli durante le raccolte precedenti vengono sollevati dalle macchine stesse per consentire la raccolta e riposti sulla prosa. A questo servono i rocchetti anteriori e lo scivolo in plastica, il telo viene pertanto sollevato sopra gli organi di raccolta. In questo caso essendo l'ultimo passaggio, vengo precedentemente rimossi mediante apposito avvolgitore (visibile in video) Queste alcune immagini degli impianti di trasformazione, sempre di proprietà e gestione dell'azienda agricola. Proprio qua, oltre ad una proporzione 1:100 rispetto alla realtà italiana, mi sono state fatte notare alcuni accorgimenti tanto importanti, quanto banali, ed altrettanto, inverosimilmente, inesistenti in Italia. Si comincia con alcuni semplici attrezzi di carpenteria per il lavaggio e la movimentazione del prodotto, in foto i carrello per svuotare l'acqua e la "barra" per riempire d'acqua i contenitori, alle selezionatrici miste per la realizzazione di mazzetti pre-pesati, ove è possibile decidere a priori la conformazione qualitativa dei singoli turioni per mazzo. A fronte di una spesa di 70.000 € per macchina, si ha un significativo recupero di prodotto, "diluendo" lotti non di I categoria. Differenza tra prodotto raccolto a macchina, sx, e prodotto raccolto a mano, dx. Fragola Sulla fragola vi è ben poco da dire, se non invitare ad immaginare superfici di qualche centinaio di ettari investiti a codesta coltura, sia in pieno campo che serra, ed ipotizzare l'organizzazione necessaria per la riuscita del tutto. Da segnalare, sempre a confronto con la realtà italiana, l'attenzione all'efficienza dei trattamenti ed alle dimensioni delle serre. Per il primo punto la barra frontale irrora anche lateralmente raggiungendo i frutti ed il colletto delle piante, ben diverso da un trattamento tradizionale; considerando i climi tendenzialmente meno umidi di molte zone nostrane, aggiunge un ulteriore tassello all'attenzione prestata anche ai singoli dettagli. Per quanto riguarda le dimensioni delle serre, mediamente più grandi di quelle comunemente diffuse, il motivo è da ricercare nel minor gradiente termico che provoca una cubatura delle serre elevata, uniformando e rendendo omogeneo sviluppo e maturazione dei frutti. Mirtillo L'impianto in foto, 150 ha in corpo unico, è costituito da piante di 12 anni. Per la raccolta ci si avvale principalmente di 2 macchine per la maggior parte del prodotto. Una piccola parte viene raccolta a mano, per prodotto fresco ed usi particolari. Considerando le 3-4 raccolta all'anno del prodotto, ed un quantitativo ad ettaro di 100-300 q, la sola raccolta a mano impiegherebbe qualcosa come 600 persone. Nonostante questo, come s'è detto la raccolta è meccanica, l'impianto occupa a tempo pieno 6 operai. In una foto potete osservare il suolo praticamente torboso, acido pertanto, adatto alla coltivazione del mirtillo. Frumento Solo alcune brevi note per i produttori del forum. Nel nord della Germania, si producono tranquillamente anche 130 q/ha al 15 % di umidità. Questo trattando 3 volte e concimando con solamente 120 Kg/ha di nitrato ammonico. Queste performance sono raggiungibile in gran parte grazie alle temperature più miti ed un monte ore di luce maggiore. Già adesso il sole non tramonta prima delle 10.30, arrivando a 2-3 ore di buio nel mese di luglio. Tutto questo permette un prolungarsi del periodo che intercorre tra la fine levata e la maturazione lattea, favorendo lo sviluppo ed il riempimento delle cariossidi. Indicativamente la trebbiatura inizia ad agosto. Punti vendita Spero le immagini riescano a far meglio comprendere in cosa consistano questi luoghi. Forse indicandoli come vera e concreta realizzazione della parola "filiera", intesa come luogo dove il territorio è protagonista unitamente alla popolazione. Note 50-200, gli € per un affitto annuo di un ettaro di terreno. 2.000, gli € per comprare un ettaro di terreno nel nord sabbioso della Germania. 8 € il Kg, il prezzo medio degli asparagi. 0,50 € il Kg, il costo della pelatura "espressa", post-acquisto. 25.000, gli ha di asparago in Germania, 95 % bianco. Divieto dell'uso dell'acqua dei canali per irrigazione, solo pozzi. 100, gli ha di una azienda piccola in Germania. 1300 € netti, lo stipendio di un operaio specializzato al mese nel nord della Germania, circa il doppio al sud. 40.000 €, il costo massimo ad ettaro del miglior terreno tedesco. Modificato 8 Giugno 2010 da Mapomac Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mapomac Inviato 7 Giugno 2010 Autore Condividi Inviato 7 Giugno 2010 Conclusione Devo essere sincero, mentre scrivevo questo intervento non sapevo bene che messaggio comunicare, ancor meno quanto capirete. Essenzialmente sarei contento di avervi trasmesso una realtà che funziona e produce reddito. Esempi di agricoltura virtuosa, che ha saputo evolversi unitamente ai tempi e al modificarsi dei consumi e delle abitudini. Non so se questa formula potrebbe attecchire in Italia, sbagliato sarebbe copiare pedissequamente il loro modello senza le opportune verifiche. Piuttosto notare come, strutture simili non potrebbero mai sostenersi a fronte di improvvisazione e superficialità, capire come solo delegando e creando un staff di persone competenti e capaci è possibile perpetuare nel tempo, realtà che più assomigliano a vere e proprie industrie piuttosto che aziende agricole. Gli scettici non si giochino subito la carte dei sussidi e degli aiuti comunitari; in Germania non ricevono più di quanto non si riceva in Italia, anzi forse pure meno. Se in principio avevo accennato ad una diversa mentalità, forse è proprio qua dove si devono cercare gli strumenti che hanno permesso queste realizzazioni. Senza scadere nei luoghi comuni, l'andazzo del "lamento passivo" non è di certo insito nel tedesco medio. E se uno Stato è innanzi tutto costituito da persone, beh allora il conto è presto fatto. Non è un caso infatti se: - i fondi necessari per gli investimenti di quanto vi mostro sia in grandissima parte proveniente da banche, le quali evidentemente rivestono il loro ruolo originario: prestare denaro, invece che speculare - i pannelli solari sono costruiti a profusioni su quasi tutti i capannoni nuovi ed è in corso una importante campagna di installazione anche su quelli vecchi - non vi è stato l'abbattimento selvaggio di ogni forma arborea, fenomeno dilagante quanto deleterio in tutta la pianura padana. Mi si dirà necessario per recuperare metri di terra coltivabile, sicuramente; ma non ci si lamenti di danni da vento e siccità. - i fiumi principali sono tutti navigabili, ne Po navigano solo i tronchi. - i terreni rimangono agricoli e non vi è l'urbanizzazione selvaggia quanto deleteria di molte zone italiche, le quali instaurano un circolo vizioso che porta a zone isolate e scollegate dai centri urbani: niente mezzi pubblici e maggio uso di mezzi propri. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Norbert Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Molto bella la relazione su questa azienda e in particolare la parte sull'asparago. Qui tra trentino e alto adige abbiamo delle zone molto votate a questa coltura, la zona di Zambana e limitrofe e poi Lana però la meccanizzazione si ferma alla baulatura meccanica per il resto dalla posa dei teli alla raccolta è fatto tutto a mano in quando le dimensioni sono diverse, una grossa azienda qui da noi potrebbe avere 2 ettari io personalmente non conosco aziende più grandi:cheazz: quindi la parte della raccolta meccanica non si vede, ancora presenti tante persone in campo alle 6 per poter portare a casa entro le 8 il raccolto:clapclap: però credo e magari chi vive nella zona potra confermare che in veneto se già non è presente sarebbe fattibile la raccolta meccanica in alcune aziende! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Manu Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Per prima cosa vogilio ringraziare Mapomac per questo suo reportage interessantissimo Sinceramente questa realtà mi ha lasciato a bocca aperta. Non riesco ad immaginarla in Italia per una serie di motivi: - spazi: non so se neanche qua in pianura padana riusciamo a torvare 150 ettari in corpo unico. - costi: di sicuro con 100€/Ha non ne affitti molto di terreno e men che meno con poche migliaia di euro lo acquisti - mentalità: questo credo sia l'ostacolo più grande. Una realtà del genere prevede una impostazione/organizzazione industriale vera e propria. Difficilmente noi agricoltori italici (al momento) saremmo in grado di avere un'ottica del genere dell'agricoltura. E' fuori discussione che prima o poi ci si debba arrivare o comunque diciamo che se anche non così in grande la strada da seguire sia quella. Forse non potremo seguirla singolarmente, ma attraverso forme di associazionismo (cooperative per esempio)credo proprio che dobbiamo arrivare lì. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mapomac Inviato 8 Giugno 2010 Autore Condividi Inviato 8 Giugno 2010 E' fuori discussione che prima o poi ci si debba arrivare o comunque diciamo che se anche non così in grande la strada da seguire sia quella. Forse non potremo seguirla singolarmente, ma attraverso forme di associazionismo (cooperative per esempio)credo proprio che dobbiamo arrivare lì. Vi ringrazio per i vostri commenti. Proprio citando queste ultime righe, vorrei aggiungere una considerazione. Seduto nell'ufficio di una delle aziende, contemplavo nell'attesa un grosso mappamondo appeso al muro. Individuavo l'Italia, la comparavo con l'Europa, poi estendevo lo sguardo al resto del mondo. Vi invito a farlo voi stessi. Le dimensioni in oggetto, quelle dovute al mercato globale, non possono che far comprendere come qualcosa debba necessariamente cambiare. Considerando la vastità delle superfici disponibili, ed il relativo basso livello tecnologico applicato in buona parte delle superfici agricole mondiali (incrementandolo, cosa che avverrà in futuro, aggraverà il fenomeno), credo renda evidente come l'esiguo Stivale non possa competere nella maniera più assoluta perseguendo le attuali metodologie. Se già la Germania, più grande dell'Italia, ha dovuto nell'arco di pochi decenni rivoluzionare il proprio sistema produttivo, tagliando di fatto molte aziende agricole di ridotte dimensioni ed aumentando l'efficenza generale di tutto il comparto, si capisce come l'Italia sia estremamente impreparata e sostanzialmente passiva. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Ducati TB Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Considerazioni che non fanno una grinza , ma io spero che l'Italia rimaga con dimensioni aziendali accettabili e non faraoniche , visto i prodotti molto particolari che produciamo (chiamati di nicchia) ,certamente se ci mettiamo in competizione a produrre asparago siamo fritti , io conosco la realtà del Parmigiano Reggiano e sono convinto che aziende di così grandi dimensioni non portino ad un miglioramento della qualità ma un livellamento verso il basso , probabilmente abbasando i costi , settima orsono parlavo con 2 veterinari ,uno dell'ASL ,che parlavano dei un progetto ,a 10 km da casa mia , dove volevano costruire una stalla con 1400 capi in mungitura (2500/2800 con rimonta) per cui necessitavano di alcuni veterinari a tempo pieno e un cert numero di personale fisso , ma contemporaneamente rimarcavano l'inevitabile declino della alta qualità del prodotto livellandolo verso il basso , per una inevitabile cura standardizzata del bovino , mentre sarebbe auspicabile un controllo + ravvicinato dell'animale e delgli alimenti ad somministrare per garantire un latte di altissima qualita , non venitemi a raccontare che in questa mega ziende si possono fare le cose di altissima qualità ci si puo solo avvicinare (parlo sempre dei settori di nicchia) , vero quello che di ci della mentalità italiana che è ancora molto ferma e individualista , ma si può fare l'imprenditore capace anche con dimesioni più umane .(non certo dimesioni da giardinaggio) saluti Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mapomac Inviato 8 Giugno 2010 Autore Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Anche quanto affermi tu non fa una grinza, però a mio avviso è il momento di ridimensionare il paradigma secondo il quale "dimensione" e "qualità" non possono coesistere. Se può essere vero per alcuni prodotti, e lo è, non vedo perché necessariamente lo debba essere per tutto il resto. Nuovamente viene alla luce il discorso "nicchie di qualità", per l'ennesima volta emergono concetti già espressi altrove: - le nicchie in quanto tali, non possono applicarsi a tutto il territorio. Pertanto, del resto, la moltitudine, che se ne fa ? - le nicchie, hanno mercato ? Sono economicamente sostenibili ? Alcune sicuramente si, altre a mio avviso no; ed è proprio su queste che l'italiano pecca inveendo sulla "cattiveria" del mercato e della concorrenza. L'atteggiamento ottuso di chi ha la ragione in tasca, convito di avere il miglio prodotto, ma guarda caso non richiesto/apprezzato, non confacente alle richieste dei consumatori, è quanto forse inibisce l'elevarsi delle eccellenze italiane. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Ducati TB Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Anche quanto affermi tu non fa una grinza, però a mio avviso è il momento di ridimensionare il paradigma secondo il quale "dimensione" e "qualità" non possono coesistere. Se può essere vero per alcuni prodotti, e lo è, non vedo perché necessariamente lo debba essere per tutto il resto. Nuovamente viene alla luce il discorso "nicchie di qualità", per l'ennesima volta emergono concetti già espressi altrove: - le nicchie in quanto tali, non possono applicarsi a tutto il territorio. Pertanto, del resto, la moltitudine, che se ne fa ? - le nicchie, hanno mercato ? Sono economicamente sostenibili ? Alcune sicuramente si, altre a mio avviso no; ed è proprio su queste che l'italiano pecca inveendo sulla "cattiveria" del mercato e della concorrenza. L'atteggiamento ottuso di chi ha la ragione in tasca, convito di avere il miglio prodotto, ma guarda caso non richiesto/apprezzato, non confacente alle richieste dei consumatori, è quanto forse inibisce l'elevarsi delle eccellenze italiane. Purtroppo quello che a noi manca è la pubblicità ai prodotti particolari , hai ragione quando dici "il miglior prodotto" e qui penso si arrivi alla manchevoezza della nostra agricoltura (almeno una parte) cioè non sappiamo proporre i nostri prodotti per cui il mercato fa fatica a recepire , quasto penso sia uno delle lacune dovuta alla veccchia mentaltà , come affermavi prima , chiaro è che quella parte di territorio dove non è possibile produrre prodootti particolari busognerebbe studiarci sopra per vedere se si riesce a trovere una soluzione, la rtealtà tedesca ,decisamente interssante , penso abbia difficoltà di applicazione in Italia anche per conformazione del territorio, quindi non la prenderei come esempio da seguire ma come stimolo a migliorare la nostra agricoltura ciao Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
HP90 Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Nel sud Italia questo modello non può funzionare perché sono pochi gli imprenditori e tanti i contadini, nel senso che non hanno la partita iva, di solito è una donna che ha la partita iva, già questo spiega la voglia di abbandonare la terra ma non avendo la certezza dello stipendio, e non volendo rinunciare agli aiuti comunitari, e magari se l'annata va bene arrotondare le entrate, non si pensa affatto ad un'attività agricola che ti occupi giornalmente. Questa situazione fa comodo a chi compra il prodotto perché qualsiasi prezzo decide riesce ad imporlo perché, tanti contadini disorganizzati e disinteressati possono solo subire. Se non si fa qualcosa di serio e ben studiato dal parlamento europeo, questi pagliacci che ci governano lasceranno un sud pieno di spine, che già - sulle casse - pungono tanto. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Norbert Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Devo dire che questa realtà resterà inrealizzabile nella mia regione, perchè chi ad oggi è un grosso ma ripeto grosso agricoltore o facciamo ancora meglio frutti-viticoltore ha 20 30 ettari e sono un sacco le azienda agricole con dimensioni mini che in veneto per dire un'azienda come quella di mio padre ben 7000 metri di meleto:clapclap: sarebbe solamente un giardino un pò grande. Però quello che hanno fatto per poter rendere redditizzia l'agricoltura, più in alto adige che in trentino, è stato creare un marchio una qualità (reale o presunta io credo reale) un turismo legato ai prodotti. Le stalle in alto adige, quindi quasi germania:2funny:, sono piccole piccole pochi capi poco latte ogni giorno passa il camioncino della Mila e prende il latte e lo pagamo molto bene perchè lo vendono come latte da vacche nutrite in alpeggio con erba sfalciata a mano ed essiccata al sole delle nostre montagna:perfido:...hanno provato a fare grandi stalle con centinai di capi risultato che le stiamo tenendo in piedi con i soldi delle tasse perchè se no morivano tutte, discorso uguale per le grandi cantine sociali e i consorsi frutticoli...chi se la passa bene sono le piccole cantine con 20 ettari..ops grandi cantine...i biologici che fanno filiera corta (quello si da incentivare molto) e chi ha dimensioni medio piccole....discorso ripeto solo per la realtà dove sono io! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Ospite albe 86 Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 (modificato) Molto bello l'articolo mapomac, le realtà che mostri sono entusiasmanti per certi versi, ma per molti altri versi sono preoccupanti. In italia un modello simile all'azienda di cui hai raccontato è forse solo lontanamente immaginabile, a mio avviso principalmente per motivi di spazio (dimensioni, morfologia e tessitura degli appezzamenti), mercato (es. costo terra-affitti) e personale (spesso composto da contadini anziani). L'unica forma che potrebbe portare dei benefici, sorpassando i problemi elencati sopra, a mio avviso sarebbe l'associazionismo. (associazionismo che comunque non andrebbe in dirtta concorrenza con i giganti del mercato ma per nicchie di prodotti che possono avere una loro logica di mercato, come ad esempio doveva essere il prosciutto di Parma). A me l'idea di cooperare ha sempre attirato, però purtroppo ho assistito e continuiamo ad assistere al fallimento di consorzi che invece dovevano essere la nostra salvezza, vuoi per incapacità dei vertici (casi rari ma reali), vuoi soprattutto per la disonestà di molte persone che, una volta raggiunte posizioni "di potere" pensano solo ed esclusivamente al bene delle proprie tasche e non a quello del consorzio. La stessa critica può essere rivolta anche ai soci (in genere le grosse aziende) che sfruttavano i consorzi per riciclare il prodotto di qualità più scarsa vendendo invece in proprio la parte migliore. In sostanza il problema di fondo a mio avviso è la mentalità, e ho paura che per colpa di essa non riusciremo mai a cambiare radicalmente la nostra situazione in meglio. Modificato 8 Giugno 2010 da albe 86 Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
dadorex Inviato 8 Giugno 2010 Condividi Inviato 8 Giugno 2010 Devo dire che questa realtà resterà inrealizzabile nella mia regione, perchè chi ad oggi è un grosso ma ripeto grosso agricoltore o facciamo ancora meglio frutti-viticoltore ha 20 30 ettari e sono un sacco le azienda agricole con dimensioni mini che in veneto per dire un'azienda come quella di mio padre ben 7000 metri di meleto:clapclap: sarebbe solamente un giardino un pò grande. Però quello che hanno fatto per poter rendere redditizzia l'agricoltura, più in alto adige che in trentino, è stato creare un marchio una qualità (reale o presunta io credo reale) un turismo legato ai prodotti. Le stalle in alto adige, quindi quasi germania:2funny:, sono piccole piccole pochi capi poco latte ogni giorno passa il camioncino della Mila e prende il latte e lo pagamo molto bene perchè lo vendono come latte da vacche nutrite in alpeggio con erba sfalciata a mano ed essiccata al sole delle nostre montagna:perfido:...hanno provato a fare grandi stalle con centinai di capi risultato che le stiamo tenendo in piedi con i soldi delle tasse perchè se no morivano tutte, discorso uguale per le grandi cantine sociali e i consorsi frutticoli...chi se la passa bene sono le piccole cantine con 20 ettari..ops grandi cantine...i biologici che fanno filiera corta (quello si da incentivare molto) e chi ha dimensioni medio piccole....discorso ripeto solo per la realtà dove sono io! mi trovo d'accordo si tutto quello da Norbert,dissento solo sul fatto che un azienda di 30ha qui e' enorme no grande...ps:Complimenti per la relazione,davvero ben fatta Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Manu Inviato 9 Giugno 2010 Condividi Inviato 9 Giugno 2010 (modificato) Ok valorizzare i prodotti di nicchia, ma quanto possiamo puntare su questo? Quanti sono effettivamente i prodotti di nicchia? Che percentuale rappresentano in termini di produzione agricola? credo siano numeri non grandissimi, importanti ma ripeto non grandissimi, quindi va bene andare su questa strada ma del resto dell'agricoltura cosa ne facciamo? Il mio mais (come tutto il restante prodotto nella pianura padana) cosa ha di nicchia o di meglio rispetto a quello del mio vicino? Eppure anche lui è importante per gli allevamenti della mia zona per anche se poco contribuisce ad alimentarli... Quindi ribadisco che secondo me l'unica modo per attuare un modello simile a quello tedesco in Italia resta l'associazionismo. Solo così si potranno affrontare le difficoltà del mercato globale. Con mille quintali di mais chi mi ascolta? Ma se in mille come me si mettono assieme con un milione di quintali abbiamo "leggermente" più peso nei confronti del mercato. (ho usato l'esempio del mais ma vale per tutti i cereali e anche per l'ortofrutta). In più attraverso forme di associazionismo si potrebbero tenere aziende con dimensioni più ridotte aumentando addirittura la qualità dei prodotti. Per esempio se l’agronomo per me è una spesa fuori budget, lo stesso agronomo che è dipendente della realtà di associazione e che posso chiamare in caso di necessità mi permette di aumentare la qualità finale a fronte di una minor costo sostenuto per il suo intervento. A questo puntomi viene una domanda: da dove potremmo cominciare? Modificato 9 Giugno 2010 da Manu Aggiunto domanda finale Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
BASA Inviato 9 Giugno 2010 Condividi Inviato 9 Giugno 2010 Che dire bel reportage Mapomac, sicuramente hai reso visibile una realtà (asparago) che per moti rimane una coltura rilegata a pochi metri, mentre invece ci sono realtà molto più estensive. Come sempre ottimi dettagli e opinioni personali che non fanno una grinza...poi hai ragione per quanto riguarda le nostre dimensioni in confronto al resto dell'europa...siamo manco un quarto... Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
nhsard Inviato 22 Febbraio 2013 Condividi Inviato 22 Febbraio 2013 leggo solo ora l'ottimo report di mapomac credo che qui in italia, siano realtà poco paragonabili .........almeno come dimensione però in scala almeno di 1 a 10 ....... forse nn è impossibile ......... quello che nn mi ha sorpreso affatto (nel report sopracitato ) è la presenza in queste aziende di persone MOLTO preparate e organizzate spesso in italia accade il contrario : ci si improvvisa agricoltori .........e fin qui poco male ma nn si cerca neanche di crescere o di informarsi ........ PERò sappiamo lamentarci BENISSIMO !!!! del resto come mai ci sono persone che arrivano a pagare il terreno agricolo anche 30 euro al metro quadro ?? ma hanno mai considerato quanti anni ....... se nn secoli ci vogliono per arrivare al pareggio dopo l'acquisto di un terreno simile ?? ........ secondo me no ...... proprio perchè probabilmente nn sanno neanche cosa significa la parola investimento ........... e magari sono anche le stesse persone che si fanno ricattare dai grossisti vendendo il prodotto ad un prezzo stracciato pur di monetizzare .... spesso per far fronte a debiti contratti dopo spese folli e senza senso .... Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
purin Inviato 22 Febbraio 2013 Condividi Inviato 22 Febbraio 2013 quello che nn mi ha sorpreso affatto (nel report sopracitato ) è la presenza in queste aziende di persone MOLTO preparate e organizzate spesso in italia accade il contrario : ci si improvvisa agricoltori .........e fin qui poco male ma nn si cerca neanche di crescere o di informarsi ........ PERò sappiamo lamentarci BENISSIMO !!!! verissimo: a mio parere in campagna lavorano due tipi di persone: gli agricoltori e la manovalanza.. gli agricoltori sono quelli che sanno quello che fanno, il perchè, il quando, il come, e i risultati si vedono.. la manovalanza (non solo trattoristi, ma anche operai, raccoglitori ecc..) sono quelli che lavorano ma serve un altro per dirigerli, che sappia cosa fare e come.. il problema è quando la seconda categoria crede di essere la prima, anche in buona fede a volte. per correttezza, ammetto di far parte della seconda. del resto come mai ci sono persone che arrivano a pagare il terreno agricolo anche 30 euro al metro quadro ?? ma hanno mai considerato quanti anni ....... se nn secoli ci vogliono per arrivare al pareggio discorso un po' diverso: il terreno se vale tot, difficilmente perde valore e quindi lo potresti valutare come un capitale immobilizzato..tenendo conto che il valore un po' cresce, risparmi sull'affitto e simili, ci sono prezzi alti, ma comprensibili.. a 30 (ma anche 50) euro al metro quadro, non sono seminativi, ma vigneti con quote e qualità, frutteti, impianti di piccoli frutti.. roba che rende parecchio di più dei cereali.. certo che terra simile coltivarla a frumento è uno spreco.. se vuoi c'è pure questa discussione: http://www.tractorum.it/forum/mondo-agricolo-f44/prezzi-dei-terreni-agricoli-1615/ ciao Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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