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Agricoltura biologica


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Ciao a tutti vorrei iniziare una vuova discussione sul tema del biologico per chi vuole o per chi ha gia un'azienda biologica parlare dei vantaggi svantaggi dei nuovi incentivi e magari parlare dei prodotti migliori che danno più resa e guadagno ;)

ciao a tutti e spero che questa discussione sia roba gradita x tutti.

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Io a parte il vigneto ho convertito l'azienda in biologico da circa 8 o 9 anni, non ricordo, parliamo di seminativo e oliveti.

 

Vantaggi, svantaggi, incentivi, convenienza economica, il discorso è ampio, e complicato da molti fattori (e direi anche limitazioni) non da ultimo di tipo culturale sia da parte istituzionale, ma anche da parte degli agricoltori.

Partirei con lo stabilire un punto fermo e basilare a mio giudizio:

si sceglie di fare agricoltura biologica non per ottenere prodotti che allungano le prospettive di vita o che possono produrre altri effetti benefici se non miracolosi per la nostra salute, bensì per salvaguardare, gestire, o se preferite amministrare, quel livello di salute ambientale che nel suo insieme può essere per noi il più favorevole possibile, quindi per assurdo direi che in una mela, piuttosto che nei biscotti, piuttosto che in qualsiasi altra produzione da agricoltura biologica, la "biologicità", dovrebbe, in realtà, essere una conseguenza più che un fine.

 

E scusate se insisto, ma in uno scenario come il nostro dove il territorio agricolo, al cospetto della realtà mondiale, è destinato ad un ruolo marginale se non ridicolo, parlo ovviamente delle commodity, il concentrarsi su una agricoltura di qualità, la vedo come vera unica alternativa, almeno per la maggior parte del territorio nazionale.

 

Questa premessa potrebbe essere fraintesa per impeto ideologico, ma almeno per quello che mi riguarda, pur credendo in quello che faccio, il mio lavoro è comunque finalizzato all'ottenimento di un reddito.

 

Detto questo, ci sarebbero decine di argomenti su cui parlare, non saprei da dove cominciare, forse, non so se è solo una mia impressione, dalla contrapposizione che spesso c'è tra agricoltori convenzionali e biologici, questi ultimi visti sempre un pò come degli idealisti fuori dal mondo, "tanto se non concimi e non diserbi non raccogli niente....." oppure "..... ma seno diserbi mai poi ti sporcano i campi......." oppure "....ma se non concimi mai (urea o nitrato) poi i campi si impoveriscono.....".

 

Non sono un agronomo, ma spesso mi imbatto in una conoscenza tecnica da parte degli operatori a dir poco preoccupante.

 

Incentivi:

non so in giro ma nella mia regione rispetto al passato PSR sono stati letteralmente dimezzati, questo in un completo silenzio da parte delle associazioni di categoria, e anche questo riporta al problema della consapevolezza del ruolo che l'agricoltura biologica riveste, e potrebbe rivestire, all'interno della nostra economia agricola.

 

vantaggi economici:

Secondo me ci sono, certo se produco cereali biologici e poi li porto all'ammasso, mi do la zappa sui piedi, ma se trovo interlocutori seri, non mossi da euforici rialzi stagionali, e riesco a costruire un percorso collaborativo sulla lunga distanza, secondo me spesso si riesce a risicare anche qualche cosa meglio di chi fa convenzionale già senza contributi.

Di sicuro chi qualche anno fa all'uscita dei primi bandi è corso dietro al contributo, è anche stato il primo che alle prime difficoltà, di tipo agronomico o di tipo burocratico, o appena terminati gli incentivi ha mollato tutto.

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  • 1 mese dopo...

Io o 12 etteri di bio,lo faccio solo per passione!!in piu non cè quasi niente,perchè quello che guadagni nel venderlo te lo mangi nei trattamenti che non puoi dare!!(meno produzzione e piu muffe,marciume)LUNICA cosa positiva è stato entrare nel industria orogel che mi sta facendo fare del prodotto di nicchia bio(BASLICO ERBETTE....) e mi da quasi il doppio del convenzionale!Ma se fosse per le pesche e nettarine che mi danno dai 0,5 ai 10 centesimi di piu e molto piu scarto non sarebbe un grande affare!!e poi la porto alla coperativa APOFRUIT che per la frutta bio sembra la meglio!!!pero io è dal 1990 che sono bio e moriro bio!!perchè quando mangio una pesca a tutto un altro sapore!!!

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  • 1 mese dopo...
perchè quando mangio una pesca a tutto un altro sapore!!!

Al netto dei fattori psicologici, dovuti a credenze personali e perché no dall'opera di indottrinamento di certe campagne pubblicitarie, che inducono il tester a ritenere più o meno buono il prodotto bio rispetto al convenzionale, analisi alla mano c'è ben poco che porti elementi a suffragio di questa tesi.

E' anche altresì giusto ricordare come una maggior qualità organolettica, non necessariamente corrisponda ad altrettante doti nutrizionali.

 

Per la frutta bio i motivi veri per cui la qualità percepita possa essere maggiore del convenzionale, sono ipotizzabili in:

 

- Miglior maturazione del prodotto alla raccolta. Se infatti per il convenzionale è infatti ormai volontà diffusa pretendere forniture del tutto incoerenti con l'andamento stagionale per quasi qualsiasi prodotto, per il biologico invece si accetta ancora di mangiare ciliegie "solo" a giugno e mele "solo" da settembre. Rispettando il calendario delle varie specie, sicuramente anche i prodotti convenzionali recupererebbero buona parte del gap organolettico dei prodotti bio.

 

- La qualità percepita deriva principalmente da due fattori: acidità (responsabile in buona parte del profumo) e zuccheri. Nella frutta bio si riscontra sovente una maggiore acidità, ma tutto porta a dire come essa sia dovuta essenzialmente alle risposte immunitarie delle piante stesse, le quali trovandosi prive di difese artificiali, sintetizzano a loro volta composti atti a proteggerle da insetti e malattie.

 

Fin qui sembrerebbe tutto perfetto; molto probabilmente lo sarebbe se non ci si ostinasse a voler replicare un modello vincente a tutto il resto, generalizzandolo e portando quindi inevitabilmente a dei problemi. Se razionalmente il biologico venisse riconosciuto innanzitutto come nicchia produttiva e non come panacea dei mali del mondo, figurarsi pratica agricola da diffondere globalmente, i fautori ne guadagnerebbero in credibilità e mercato.

E' infatti dimostrato come ad esempio per quanto riguarda i cereali, la conduzione in biologico delle coltivazioni porta a problemi non secondari.

Al di la delle rese quasi dimezzate, si riscontra soprattutto un indice proteico nettamente più basso, con ripercussioni sui processi di panificazione assolutamente non trascurabili. Logica alla mano, non servono nemmeno studi imponenti per capirne i motivi. Le proteine delle cariossidi sono prodotte con l'azoto assorbito dalla pianta; va da se come un frumento bio, privo di concimazioni classiche, non possa che risultarne deficitario.

 

La soluzione, qualcuno propone, potrebbe essere dietro l'angolo: ogm. Specifiche varietà di frumento create per migliorare l'assorbimento dell'azoto e ridurre, se non eliminare, il deficit proteico delle farine prodotte.

Chiaro che ai paladini del biologico questa suoni come una bestemmia. Non c'è da stupirsi d'altronde. Piuttosto è simpatico vedere come dal 2009, l'Europa ha alzato il limite di contaminazione ogm nei prodotti bio, passando dallo 0,1 % al 0,9 %. Risultato ? Fino al giorno prima prodotti con contaminazione superiore allo 0,1 % non erano bio, mentre dopo si. Simpatico no ? Peccato che il limite tecnico misurabile sia invece sempre dello 0,1%…Come spesso accade, la coerenza non è dono di tutti.

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....

E' infatti dimostrato come ad esempio per quanto riguarda i cereali, la conduzione in biologico delle coltivazioni porta a problemi non secondari.

Al di la delle rese quasi dimezzate, si riscontra soprattutto un indice proteico nettamente più basso, con ripercussioni sui processi di panificazione assolutamente non trascurabili.......

Alcune osservazioni, forse non tecnicamente del tutto corrette..... ma tant'è

 

Tornare ad utilizzare specie pre-avvento concimi chimici, quei grani per intenderci che si coltivavano fino agli anni '50 più o meno?

 

Provare a invertire la dinamica: agricoltura al traino dell' industria (in questo caso agroalimentare), ma spingere l'industria a rispondere alle esigenze dell'agricoltura, e, aggiungerei, del benessere della società civile, benessere chiaramente non inteso in palate di beni di consumo (alimentari e non)da ingurgitare ad ogni piè sospinto?

 

Ma poi ha senso spingere al massimo le colture per ottenere "indici proteici graditi alle industrie" quando comunque in fase di lavorazione si utilizzano tutta una serie di additivi alimentari, che nel caso della panificazione e dei prodotti da forno in genere, servono ad esempio a facilitare la lavorazione degli impasti, ma non portano alcun vantaggio dal punto di vista della salubrità del prodotto, e non entro nel merito di quelli che invece sono gli svantaggi per la salute di noi che li mangiamo.

 

Insomma la parte a sud del mondo comunque non gode dei nostri surplus produttivi, e non lo farà neanche dopo gli OGM, noi siamo sovralimentati e in più buttiamo al macero gran parte della nostra produzione, quindi credo che provare ad andare verso sistemi di produzione alternativi che vadano oltre le logiche finora perseguite sia come minimo qualcosa su cui riflettere.

 

Inoltre ripeto il nostro paese è molto bello anche perchè molto vario, morfologicamente parlando, ma la sua peculiarità non mi sembra quella di essere vocato alle grande colture estensive, insomma a tutti noi piacciono i mezzi agricoli, ma per vedere cantieri di semina, concimazione, raccolta e via dicendo, di certe dimensioni,bisogna guardare su youtube video canadesi, australiani, americani, francesi, tedeschi, est-europei.....

 

Forse sarebbe ora di prendere atto che oggi è l'italia intera a rappresentare un ruolo di nicchia nell'industria come nell'agricoltura, e che l'agricoltura biologica potrebbe essere una delle tante opportunità a cui guardare con un pò di interesse in più di quanto fatto finora.

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Alcune osservazioni, forse non tecnicamente del tutto corrette..... ma tant'è

Sarebbero ?

Tornare ad utilizzare specie pre-avvento concimi chimici, quei grani per intenderci che si coltivavano fino agli anni '50 più o meno?

Ah le care vecchie varietà della nonna...che tesoro inestimabile. Riproporle in campo, e non negli orti botanici luogo a loro deputato, riporterebbe le rese a quelle di 50 anni fa, la stagionalità dei prodotti dovrebbe essere nuovamente rispettata pedissequamente ed i prezzi lieviterebbero sensibilmente.

 

Soddisfazione è stata ieri parlando con il caro Tumbena, produttore BIO, morale: non è vero, ma ci credo. E se questo fa contenti produttori e consumatori, davvero nulla da ridire.

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Secondo me nel bio occorre fare una distinzione tra frutti-orticoltura e colture a pieno campo.

 

Frutticoltura e orticoltura il bio si può fare seriamente in quanto i controlli sull'utilizzo dei fitofarmaci ci sono, sia prima che dopo la raccolta ecc, almeno sui diserbi e fungicidi, mentre sui concimi è già più difficile.

 

Nelle colture di pieno campo le frodi sono troppo semplici, ci vuol poco a comprare un autotreno di nitrato ammonico in nero e darlo al grano, dopo 3 giorni è tutto sciolto, mi spiegate come fanno a scoprire che è stato dato tale concime? Oppure il gliphosate in presemina che dopo 20 giorni tale principio attivo viene degradato dal terreno, come fanno dopo 10 mesi a trovare i residui del principio attivo nelle cariossidi?

 

E' giusto che chi fa grano bio serio fa 15-20 q.li/ha, mentre chi froda fa anche 40-50 q.li/ha e prende comunque il contributo per il biologico?

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.....

E' giusto che chi fa grano bio serio fa 15-20 q.li/ha, mentre chi froda fa anche 40-50 q.li/ha e prende comunque il contributo per il biologico?

 

Certo che non è giusto, così come non è giusto che ci siano aziende che pagano tasse e aziende che non ne pagano, datori di lavoro che assumono personale secondo criteri di legge ed altri che "assumono" in nero, ragionando così tanto vale smaltire gli olii esausti nella buca dietro casa, tanto chi ci garantisce che la ditta autorizzata al ritiro e smaltimento non faccia altrettanto?

 

Curioso che quando si parla di comportamenti civilmente responsabili, e pratiche ad essi connessi, che vanno dalla raccolta differenziata dei rifiuti, alla scelta, ad esempio, di praticare agricoltura biologica, la reazione sia spesso scetticismo o rigido pragmatismo, del tipo: "da che mondo è mondo l'uomo va e deve andare avanti nel suo progresso, e peste mi colga semmai dovessi derogare a questo ordine naturale.":asd::asd:

 

Scherzi a parte i primi controllori dobbiamo essere noi stessi, e la nostra consapevolezza, ho già detto che per fare agricoltura biologica seriamente e trarne soddisfazione anche economicamente, bisogna essere motivati anche eticamente, detto questo la mia osservazione che ha stimolato commenti ironici, sull'utilizzo di varietà e specie diciamo"antiche" era ispirata oltre che da aspetti agronomici, anche da fattori legati al ruolo del nostro paese tra i produttori agricoli mondiali, che non mi sembra possa essere quello di fornitore di beni di largo consumo ne al proprio interno ne tantomeno da esportazione.

Insomma che ci piaccia o no da noi produrre costa di più che in altri paesi e non parlo solo di economie emergenti, ma anche di paesi a noi contigui, guardiamo ad esempio il valore economico dei terreni agricoli in italia rispetto ad esempio alla francia, e poi guardiamo anche le potenzialità produttive che questi terreni hanno.

Insomma di fronte alla capacità produttiva che in italia obbiettivamente è assai limitata,per la morfologia del territorio, non sarà meglio contrapporre produzioni di qualità, legate al territorio, tipicamente originali, anche come metodo di produzione????

 

Ho più speranza di piazzare con soddisfazione sul mercato quelle che tu chiami le vecchie e care varietà della nonna, oppure un cereale, piuttosto che un girasole o un qualsiasi altro prodotto coltivabile in qualsiasi altra parte del mondo?

 

Tutto questo tralasciando che l'agricoltura biologica si fa essenzialmente per salvarguardare il nostro habitat e quindi la nostra salute, e quindi la nostra qualità della vita, anche se questo concetto sembra essere incomprensibile per la maggior parte delle persone, come se l'ambiente esterno sia altra cosa rispetto a quello interno delle nostre case che tanto diligentemente teniamo netto e lindo:cheazz::cheazz:.boh

 

Comunque se qualcuno avesse voglia di parlare di agricoltura biologica in riferimento a questioni tecniche sarebbe molto piacevole oltre che molto istruttivo, per me almeno lo sarebbe sicuramente:)

Modificato da lucky
grammatica
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  • 9 mesi dopo...

i vantaggi sono molteplici! il rispetto per l'ambiente è fondamentale ai nostri giorni e il biologico sta prendendo sempre più piede tra le azienda agricole e tra le richieste dei consumatori stessi.

Diserbanti, i pesticidi e i fertilizzanti chimici sono lontani da ogni immaginazione nel biologico! Il cliente è tutelato grazie a mille controlli qualità e questo determina anche il guadagno della sua fiducia.

Modificato da MCT
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lasciando perdere la pubblicità (chi ha orecchie per intendere), l'agricoltura biologica è una bella cosa, peccato che molti credano che biologico significhi "non trattato", in realtà si usano prodotti chimici, solo che non possono essere di sintesi..

 

mediamente sono leggermente meno efficaci, quindi ci vogliono più trattamenti..

 

io parlo per la produzione di frutta, non sono biologico ma chi ha il campo vicino al mio lo è, ne ho parlato spesso con lui, qualcuno potrebbe dire che i miei trattamenti potrebbero sporcare i suoi prodotti, in quanto le distanze sono minime, in realtà è risultato che sulla mia frutta rimanevano residui dei suoi trattamenti.

 

se poi pensiamo che i trattamenti servono per proteggere le piante, non a far diventare la frutta più bella (più di metà dei trattamenti, anche nel biologico sono cosmetici) proviamo prima a ridurre i prodotti "di bellezza", poi riparliamone!

 

 

 

ciao

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  • 9 mesi dopo...

Salve a tutti, questo è il mio piccolo contributo all'argomento ma anche una richiesta di consiglio.

 

Oggi ho una piccola azienda agricola di pochi ettari accanto a casa nelle Marche. Dopo un periodo in cui l'avevamo ceduta in affitto, decidemmo di riprenderla in mano e convertirla in bio per evitare di respirare quella chimica che ci arrivava a folate in cambio di pochi soldi.

 

E così facemmo 5 anni di erba medica da seme con un contratto con una azienda di sementi che si impegnava a comperare il seme prodotto. Per un paio d'anni effettivamente lo acquistarono, poi dissero che la qualità non era buona e non lo acquistarono più, vabbeh...

 

Il resto della produzione è olio d'oliva per l'uso della famiglia.

 

Insomma, fino ad oggi non avevo avuto modo di vendere prodotto bio e quindi mai richiesta certificazione all'ente bio di controllo che ogni anno viene in azienda a fare il suo dovere.

 

Alla fine della conversione, seminiamo grano duro che raccogliamo nel giugno 2012 e otteniamo una ottima resa e di qualità. Finalmente ho un prodotto bio per il quale c'è mercato.

 

Il problema che ho adesso è che l'ente certificatore mi dice che va tutto bene che è tutto a posto ma nei fatti si sta prendendo quello che a me sembra un sacco di tempo per validare la transazione rimandandomi di settimana in settimana e così non dandomi la possibilità di vendere.

 

Mi parlano di annata eccezionale e per questo devono fare una relazione... boh!

 

Ma quanto tempo possono prendersi ancora?

 

Cosa posso fare per accelerare il processo?

 

Grazie

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Salve a tutti, questo è il mio piccolo contributo all'argomento ma anche una richiesta di consiglio.

 

Oggi ho una piccola azienda agricola di pochi ettari accanto a casa nelle Marche. Dopo un periodo in cui l'avevamo ceduta in affitto, decidemmo di riprenderla in mano e convertirla in bio per evitare di respirare quella chimica che ci arrivava a folate in cambio di pochi soldi.

 

E così facemmo 5 anni di erba medica da seme con un contratto con una azienda di sementi che si impegnava a comperare il seme prodotto. Per un paio d'anni effettivamente lo acquistarono, poi dissero che la qualità non era buona e non lo acquistarono più, vabbeh...

 

Il resto della produzione è olio d'oliva per l'uso della famiglia.

 

Insomma, fino ad oggi non avevo avuto modo di vendere prodotto bio e quindi mai richiesta certificazione all'ente bio di controllo che ogni anno viene in azienda a fare il suo dovere.

 

Alla fine della conversione, seminiamo grano duro che raccogliamo nel giugno 2012 e otteniamo una ottima resa e di qualità. Finalmente ho un prodotto bio per il quale c'è mercato.

 

Il problema che ho adesso è che l'ente certificatore mi dice che va tutto bene che è tutto a posto ma nei fatti si sta prendendo quello che a me sembra un sacco di tempo per validare la transazione rimandandomi di settimana in settimana e così non dandomi la possibilità di vendere.

 

Mi parlano di annata eccezionale e per questo devono fare una relazione... boh!

 

Ma quanto tempo possono prendersi ancora?

 

Cosa posso fare per accelerare il processo?

 

Grazie

 

Probabilmente si capitato in uno di quegli enti certificatori che non sono ne efficenti ne seri .

saluti

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  • 1 anno dopo...

letta la discussione mi viene una domanda forse stupida, ma la scrivo lo stesso se mai qualcuno di voi gli faccia piacere rispondermi!

ma se io ho un azienda convenzionale e voglio trasformarla in biologica, i dottori agrari sono all'altezza di aiutarmi???

oppure sono solo buoni a dare ricette??? oppure ognuno si specializza in ciò che vuole e quindi bisogna trovare anche la persona giusta???

 

chi sul forum mi conosce sa che lavoro presso una cooperativa biodinamica, ma io son cresciuto in un azienda familiare completamente convenzionale, passando letteralmente da una situazione a tutta un altra di lavoro tante cose ancora mi risultano strane e ancora da capire anche perchè è solo da novembre che lavoro nella biodinamica.

i miei principali sono estremisti al massimo quindi solo biodinamica e fanno una grandissima lotta al convenzionale, a mia osservazione cosi come sono loro mi sembra eccessiva la cosa, ma se magari un ragazzo come me domani grazie al lavoro biologico riuscirebbe a rilevare ed ampliare l'azienda di famiglia sarebbe un bell'avvenire non credete voi?!?!

è un po di tempo che fantasticando con la mente penso a questa cosa, ma per ora sono solo seghe mentali campate in aria, ma come dico sempre io!

pensiamo in grande che poi a rimpicciolore nella realta facciamo sempre in tempoO0

Modificato da MET80100
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Fermo restando che trovare una valida assistenza tecnica è molto spesso difficile anche in agricoltura convenzionale, basti pensare che la maggior parte delle indicazioni di carattere agronomico sono demandate ai rivenditori, ci sono associazioni come AIAB, che possono fornire consigli utili e si occupano anche di realizzare contratti di ritiro delle produzioni a condizioni vantaggiose per l'agricoltore.

Per mia esperienza posso dire che passare dal convenzionale al biologico non è di per se complicato, anche perchè esistono i disciplinari che fanno da linee guida, l'aspetto più complicato è valorizzare al massimo la produzione per renderla competitiva con quella convenzionale.

Un esempio: se coltivo cereali e non risiedo in una zona con spiccata fertilità o con ingente disponibilità di ferilizzante organico (letame, liquami), non ha senso coltivare grani "moderni" progettati per divorare azoto, conviene andare su varietà che si contentano di disponibilità limitate pur esprimendo livelli qualitativi buoni.

Detto questo è ancora più importante trovare acquirenti che siano disposti a riconoscere il giusto prezzo alle produzioni, mediante contratti di ritiro, non ha alcun senso seminare grano tenero, grano duro, farro, miglio, ceci e poi prima di trebbiare trovare qualcuno che li ritiri. A quel punto qualcuno che ritira il prodotto lo trovi sempre ma al prezzo che dice lui, visto che il problema è solamente tuo............

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Fermo restando che trovare una valida assistenza tecnica è molto spesso difficile anche in agricoltura convenzionale, basti pensare che la maggior parte delle indicazioni di carattere agronomico sono demandate ai rivenditori, ci sono associazioni come AIAB, che possono fornire consigli utili e si occupano anche di realizzare contratti di ritiro delle produzioni a condizioni vantaggiose per l'agricoltore.

Per mia esperienza posso dire che passare dal convenzionale al biologico non è di per se complicato, anche perchè esistono i disciplinari che fanno da linee guida, l'aspetto più complicato è valorizzare al massimo la produzione per renderla competitiva con quella convenzionale.

Un esempio: se coltivo cereali e non risiedo in una zona con spiccata fertilità o con ingente disponibilità di ferilizzante organico (letame, liquami), non ha senso coltivare grani "moderni" progettati per divorare azoto, conviene andare su varietà che si contentano di disponibilità limitate pur esprimendo livelli qualitativi buoni.

Detto questo è ancora più importante trovare acquirenti che siano disposti a riconoscere il giusto prezzo alle produzioni, mediante contratti di ritiro, non ha alcun senso seminare grano tenero, grano duro, farro, miglio, ceci e poi prima di trebbiare trovare qualcuno che li ritiri. A quel punto qualcuno che ritira il prodotto lo trovi sempre ma al prezzo che dice lui, visto che il problema è solamente tuo............

 

e questa AIAB ha un sito internet un numero verde volendo magari in futuro come si puo contattare??? io sono del sud del lazio è presente in tutt'italia la AIAB

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Dipende, conferisco tramite loro oppure faccio contratti di coltivazione direttamente con le ditte, a seconda delle colture, comunque la determinazione del prezzo di vendita solitamente avviene usando come riferimento i listini delle cciaa.

Comunque AIAB non ritira il prodotto, ma si offre di fare da intermediazione con le aziende che ritirano (mangimifici, molini, ecc.) cercando di ottenere le condizioni migliori per il produttore.

http://www.aiabumbria.com/it/pro-bio.html

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Dipende, conferisco tramite loro oppure faccio contratti di coltivazione direttamente con le ditte, a seconda delle colture, comunque la determinazione del prezzo di vendita solitamente avviene usando come riferimento i listini delle cciaa.

Comunque AIAB non ritira il prodotto, ma si offre di fare da intermediazione con le aziende che ritirano (mangimifici, molini, ecc.) cercando di ottenere le condizioni migliori per il produttore.

http://www.aiabumbria.com/it/pro-bio.html

 

tu quindi produci cereali!?!?! e se uno vorrebbe produrre ortaggi freschi, per esempio insalate, finocchi, cavoli, ed ecc potrebbe sempre contattare la AIAB? poi magari loro aiuterebbero l'imprenditore per cercare un cliente finale?

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In quel caso ci sono i gruppi di acquisto organizzati, con i quali prendere contatti attraverso l'associazione.

 

Qui puoi capire come funziona

 

http://www.aiabumbria.com/it/godo/cosa-e-un-godo.html

 

grazie mille della disponibilità e delle risposte!!! solo un ultima domanda forse stupida ma ci tengo a fartela, tanto sono talmente determinato che nessuno fino ad ora mi è riuscito a far cambiare idea, anche se ci vorra molto tempo prima che riesco a concludere qualcosa,

un giovane di 25 anni come me che vorrebbe trovare la sua posizione creandosi un azienda agricola che lavori al meglio, vista la tua esperienza sia in biologico che in agricoltura convenzionale, e valutando anche la situazione attuale in agricoltura, tu un giovane lo invogli oppure lo scoraggi???

e lo butti giu dicendogli fai l'operaio almeno lo stipendio ce l'hai!!!

"se io dovevo dare retta alla mia famiglia ora come ora ero a lavoro in fabbrica a 1200 euro mensili ed invece sono a fare il trattorista, a farmi seghe mentali per un mio futuro in agricoltura" quindi capisci quanto son testardo!!!

ed oggi come oggi lavorando in un azienda biodinamica mi piacerebbe fare esperienza ed ecco un futuro buttarmi nel biologico, sarebbe una bella cosa per me! anche perchè di aziende biologiche intorno a me non ce ne sono!!!

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  • 7 mesi dopo...
Quanto danno a ettaro per fare il biologico ?

 

con la nuova pac ......in sardegna il premio è quasi uguale al convenzionale ( produzione integrata )

 

quindi almeno in sardegna, sarà meno conveniente fare bio

 

spero che nelle altre regioni nn considerino il bio , come il convenzionale

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