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Coltivazioni primaverili: tecniche a confronto


DjRudy

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Dato che la discussione sul triangolo era ormai andata troppo off topic, in quanto ormai si parlava solo di tecniche colturali per le colture primaverili e non più di tessitura, mi ero messo a selezionare tutti i messaggi da spostare in questa nuova discussione dedicata, ma per un banale errore, ho cancellato tutti i messaggi che avevo selezionato e che andavano spostati qui.

 

In oltre 10 anni che faccio il moderatore in vari forum, non mi era mai successo di fare un errore del genere, ma purtroppo come sempre c'è sempre la prima volta, e guarda caso doveva capitarmi proprio in uno degli argomenti più belli e completi nati negli ultimi mesi sul forum.

 

Quindi sulla discussione del Triangolo no, sono rimasti tutti gli interventi relativi all'argomento, mentre tutti gli altri che dovevano essere spostati qui non esistono più fisicamente quindi non sono recuperabili.

 

Mi scuso di nuovo con tutti quelli che avevano perso tempo per scriverci, vi posso garantire che quando ho visto tutto cancellato mi veniva da piangere.... Scusatemi ancora!

 

Spero che questo argomento possa pur ripartendo da 0 tornare ad essere bello e completo come il precedente.

 

Cercherò di riassumere quello che è stato il fulcro della discussione delle ultime settimane, per le semine primaverili ci sono principalmente 2 scuole di pensiero:

 

1) Aratura o comunque lavorazione principale effettuata in primavera, affinamento con erpice rotante 1 o più passaggi a seconda della % di argilla presente nel terreno, e poi semina.

 

Vantaggi:

 

  • Azzeramento della flora infestante reale
  • Possibilità di distribuire reflui zootecnici e/o digestati
  • Riduzione infestazione di elateridi
  • Terreno umido portato in superficie per facilitare l'emergenza del seme

 

Svantaggi:

 

  • Maggiore tempo operativo per seminare 1 ha in quanto bisogna fare tutto in poco tempo arare, affossare, concimare, raffinare, seminare ecc.
  • Minore disponibilità idrica per la coltura in quanto il terreno smosso tende a far evaporare maggiormente l'acqua
  • Non applicabile su terreni argillosi in quando l'elevata percentuale di argilla non permetterebbe un corretto affinamento del terreno a causa o dell'elevata plasticità, o dell'elevata durezza, in base al contenuto idrico del terreno al momento della lavorazione.

 

 

2) Aratura o comunque lavorazione principale effettuata entro la fine dell'estate, sfruttare l'affinamento comportato dagli agenti atmosferici (freddo, ghiaccio, vento, acqua ecc) durante il periodo invernale, con parziale affinamento intermedio con chisel o vibro, e infine ultimo passaggio a primavera prima di seminare con minitiller, quindi arrivare a semina senza l'utilizzo di macchine azionate dalla PTO.

 

Vantaggi:

 

  • Minore tempo operativo per la semina, in quanto c'è solo da concimare, passare il minitiller e seminare ---> maggiore tempestività.
  • Maggiore quantità di acqua disponibile per la coltura
  • Non utilizzo di macchine azionate dalla PTO per la preparazione del letto di semina --> minor consumo di carburante e maggior rispetto della struttura del terreno.
  • Tecnica applicabile su tutti i terreni, e soprattutto su quelli argillosi.

 

Svantaggi:

 

  • Impossibilità di distribuire reflui zootecnici e/o digestati --> problema per aziende zootecniche
  • Incremento infestazione di elateridi

 

Albe 86 qualche giorno fa in un intervento sosteneva giustamente che con la tecnica 2, si avevano maggiori problemi di elateridi e su questo posso dargli anche ragione, ma allo stesso modo posso dire che gli elateridi con un po' di force o simili si sistemano, mentre con la piralide come la mettiamo? Sappiamo tutti che uno dei metodi per ridurre l'incidenza della piralide (il cui trattamento con trampolo ha un costo ben diverso rispetto a 10 kg/ha di force dato con il micro) è l'aratura pre-autunnale in modo da interrare gli stocchi e ridurre le possibilità di svernamento, soprattutto dove si fa un omosuccessione di mais.

 

Ieri sera l'utente Jobbe (fratello di crc), aveva fatto un intervento a difesa della tecnica 1, dicendo che nei suoi terreni arati e seminati fin dal 1982 i risultati produttivi erano migliori.

 

Colgo l'occasione per porgergli qualche domanda:

 

1) Perchè in terreni come quelli di Stabbia e d'intorni, che non sono certo come quelli del PonteBuggianese (dal punto di vista produttivo), soprattutto anni indietro c'è stata sempre un po' "la mania" di fare mais su mais? Non sarebbe meglio fare una biennale grano, mais, così dopo grano si ha tutto il tempo per poter preparare per bene il terreno per l'amato mais?

 

2) Tu hai detto che la tecnica di arare e seminare nelle vostre condizioni produce di più rispetto a lavorare anticipatamente il terreno, e posso anche essere concorde, il problema è che secondo me non viene sfruttato il vantaggio che si ha con la preparazione anticipata del letto di semina e cioè l'anticipo delle semine.

 

Mi spiego meglio: se aro e semino, e arrivo a seminare tra la fine di aprile e i primi di maggio (mediamente per la vostra zona), mentre se faccio una preparazione anticipata magari posso seminare anche ai primi di aprile, in questo caso non penso che la produzione possa essere peggiore rispetto all'arare e seminare.

 

3) Io non coltivo mais, ma essendo di origine Veneta, entrambi i miei nonni hanno sempre fatto mais, e non mi sono mai spiegato perchè quando in Veneto sarchiano il mais qui da noi si inizia a seminare.

 

Se chiedo in giro perchè qui prima del 20-25 aprile non si inizia a seminare il mais, la risposta è sempre, perchè è troppo freddo; anche tu sei della stessa opinione?

 

Allora mi chiedo come sia possibile che in Veneto, ma anche a Ravenna e in altre zone del Nord Italia, se il terreno lo permette partono anche il 15 marzo a seminare il Mais. Non mi verrete mica a dire che in Veneto è più caldo che da noi....

 

Non sempre le semine troppo anticipate (metà marzo) pagano, ma di sicuro, tra un mais seminato entro la prima settimana di aprile, e un mais seminato entro la prima settimana di maggio, su 10 anni di sicuro mediamente quello seminato prima produce di più e se uno ha 100 o 200 ettari da seminare, se ara e semina è impossibile seminare tutto entro i primi di aprile (anche se la terra lo permette), cosa che invece è fattibile se la terra è già preparata.

 

4) Quest'anno verso la fine di marzo, primi di aprile, sono stato con Tiziano a passare il grubber sugli stocchi di mais, operazione effettuata sui terreni che sapevate di andare ad arare e seminare tardi, in modo da interrompere la perdita per capillarità dell'acqua, e anche il consumo stesso da parte delle infestanti e fino a qui nulla da dire lavorazione giustissima dato che è l'unico modo per tenere la terra "fresca" fino a maggio per poi poter arare e seminare. Ma a quel punto non era meglio arare e seminare a fine marzo-primi aprile (il più possibile), risparmiando il passaggio di grubber?

 

5) La semina a maggio, comporta una raccolta spostata verso la fine di settembre, con maggiori problemi di umidità del terreno e relativo calpestamento (soprattutto come la scorsa annata), una semina anticipata non porterebbe alla raccolta entro la prima settimana di settembre con indubbi vantaggi per la struttura del terreno?

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Ospite albe 86

Rispondo solamente al punto numero 3:

c'è da dire che in effetti, in genere, le semine anticipate consentono i migliori risultati produttivi, permettendo peraltro, salvo scelte differenti per via dell'irrigazione o dell'umidità/tempistica della raccolta, di seminare varietà di mais più tardive e che quindi hanno un maggiore periodo di accumulo, da cui deriva una maggiore produzione. Intorno agli anni 2000, soprattutto la Pioneer, ha spinto moltissimo sull'anticipo delle semine, cose che ha sempre trovato alcuni sostenitori ma anche molti detrattori. In annate particolari semine di metà marzo trovavano un clima idoneo subito dopo la semina e quindi avevano un reale vantaggio, in altre annate il freddo però limitava fortemente lo sviluppo delle piantine manifestando spesso, a causa soprattutto delle basse temperature, carenze di fosforo. Negli ultimi anni il clima si è comportato più nel secondo modo e quindi molti hanno posticipato le semine.

Un altro motivo per cui si sono posticipate le semine è il fatto che uno dei geodisinfestanti con periodo d'azione più lungo è ad esempio il force, che però ha persistenza di circa un mese e quindi se alla semina segue un periodo freddo si lasciano le piante maggiormente in balìa delle avversità.

Detto questo però sono anche convinto che non si debba sempre estremizzare tutti i discorsi parlando di semine estremamente anticipate (10-metà marzo), quindi parlando di semine più consuete penso che tra una semina effettuata ai primi di aprile ed una effettuata alla fine dello stesso mese sia preferibile quella più anticipata, anche perchè dall'esperienza si notavano maggiori attacchi di piralide sul mais seminato in periodo più avanzato.

 

Cambiando discorso e tornando all'opportunità o meno di effettuare un'aratura pre-invernale sui terreni forti c'è da dire che comunque non è per forza detto che le aziende zootecniche siano obbligate a lavorare i terreni in primavera, perchè ad esempio con i sistemi ombelicali è possibile effettuare lo spandimento su terreni già preparati (arati o dissodati prima dell'inverno) non avendo più la necessità di entrare in campo con carribotte e cantieri spesso oltre i 300 q.li di peso. Senza contare che comunque aziende con diversa tessitura possono riservare i terreni più "leggeri" allo spandimento (e quindi lavorazioni) primaverili e gestire le rotazioni in modo da consentire finestre di intervento maggiori nel corso dell'anno.

Tornando invece all'elenco degli svantaggi delle lavorazioni autunnali io aggiungerei che il terreno in primavera potrebbe presentarsi, in caso di periodi prolungati di pioggia, inzuppato di acqua e quindi di difficile intervento di semina considerando che i moderni cantieri con seminatrice monogerme a dischi, concime localizzato e diserbo possono raggiungere pesi anche abbastanza rilevanti.

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Faccio i complimenti(ed i rimproveri:frusta: per aver cancellato diversi messaggi)ad Andrea per aver aperto una discussione secondo me importante, dato che mette a comfronto due tecniche per la semina primaverile.

Noto con dispiacere però che siamo in pochi a partecipare all'argomento,forse perché tutti preparano i terreni alla fine dell'estate?

Cmq a parte ciò ripeto,come avevo già detto in uno dei post cancellati,che i terreni di impasto argilloso per avere un buon risultato vanno preparati appunto alla fine dell'estate.

 

Ora aspettando che risponda mio fratello alle interessantissime e direi giuste domande che ha posto Andrea ringrazio Albe per la risposta al punto 3 che più o meno è nella nostra linea di pensiero.

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Per un colpo di fortuna (e ringrazio albe), ho di nuovo gli interventi della quinta pagina del triangolo che era la pagina maggiormente importante riferita alle lavorazioni. Riporto qui gli interventi (che posso trasferire solo con il copia incolla.

 

crc 18-05-11, 14: 12

 

Bene direi di riportare anche le mie esperienze dato che sono tirato in causa.

D'accordissimo sul lavorare i terreni argillosi a fine estate niente da ridire.

 

Dove ho il mio centro aziendale e quindi dove ho la maggior parte di terra che lavoro per me, i terreni sono principalmente franco sabbiosi(terretta),però sono terreni di colmata e di conseguenza non sono uniformi quindi in un appezzamento si può passare dalla sabbia a terreno più argilloso fino ad arrivare a degli areali franco argillosi.

La zona di cui sto parlando è vicino al Padule di Fucecchio che comprende Montecatini Monsummano Ponte Buggianese Stabbia.In tutta questa zona la falda acquifera è molto bassa infatti il mais,in special modo nel Ponte Buggianese,non ha bisogno di essere irrigato.

 

Fatta questa piccola premessa, nei terreni franco sabbiosi che coltiviamo ariamo e seminiamo subito.

Avendo fatto prove per diversi anni abbiamo visto con dati certi che la miglior procedura risulta questa.

Lavorando il terreno in settembre avremo i seguenti svantaggi:

-essendo terreni freschi avviene uno sviluppo delle malerbe eccessivo con un controllo non ottimale;

-lo ritroveremo compattato;

-quando si arriva a semina quello lavorato prima rimane più freddo con una partenza più lenta della pianta.

-Maggior rischio di parassiti(nottua ferretti)

Per quanto riguarda la riserva idrica anche li non c'è quel grosso vantaggio:

quando la pianta ha bisogno di acqua ambedue seccano, con lo svantaggio che se viene una pioggia quello lavorato a primavera ne assorbe di più permenttendo alla pianta di finire il suo ciclo in tranquillità,cosa che non avviene in quello lavorato a fine estate.

 

Ovviamente ci vuole più tempo per le semine questo non lo metto in dubbio però ne vale la pena.

 

Questa è una realtà qui nella mia zona, se ci spostiamo verso S.Croce le cose già cominciano a cambiare.

 

Jd Fan 18-05-11, 15: 29

 

Al nord per alcuni motivi, al centro-sud per altri, la cUltura ed il concetto del rispetto della struttura dei terreni suonano a volte difficili da comprendere, vuoi perchè sfugge il reale tornaconto di quest'attenzione, vuoi perchè effettivamente inutile/controproducente......

A mio parere, la prima ipotesi è molto più frequente della seconda ipotesi, questo indipendentemente dal fatto che l'inverno porti o meno i benefici del gelo.

Infatti credo che i concetti di:

- struttura del terreno

- permeabilità del terreno

- capacità idrica di campo

siano perfetti sconosciuti per gli agricoltori che, pur avendo terreni di tessitura che dal medio impasto tendono all'argilloso (il che a mio parere avviene in ogni parte d'Italia con frequenza molto maggiore rispetto a coloro che rivolgono la giusta attenzione alla loro salvaguardia) e praticano arature o rippature invernali o primaverili, oppure preparano il letto di semina immediatamente prima della semina stessa con attrezzature aggressive tipo erpice rotante, frese ecc. ecc.

La corretta gestione del terreno durante l'inverno, arando possibilmente il terreno in autunno, preparandolo magari con l'erpice rotante (anche se vi sono altri sistemi meno dispendiosi)i prima dell'inverno seguita da uno o due passaggi di vibro e/o mini vibro entro febbraio con trattori leggeri e dotati di larghi pneumatici radiali, e, da ultimo, facendo ricorso ad un roundup in pre-semina o in pre-emergenza per difendersi dalle eventuali infestanti presenti, credo garantirebbe un buon anticipo delle semine, una miglior "conservazione" dell'acqua durante i periodi siccitosi e miglior sgrondo dell'acqua durante i periodi piovosi, una miglior fertilità ecc. ecc.

 

In definitiva una resa delle colture notevolmente maggiore a parità di imput produttivi:

Anche nel caso di possibilità irrigue, consentirebbe COMUNQUE una ottimizzazione della risorsa idrica, con grandi risparmi di energia e di acqua.....

 

Personalmente, fossi io legislatore, renderei la corretta gestione autunno-invernale dei terreni, elemento di discrimine per il percepimento dei contributi PAC.

 

Filippo B 18-05-11, 17: 31

 

Il giro pasquale del trio (un autoctono, che sarei io, e due immigrati...... ) ha avuto il seguente percorso:

 

partenza da Bagnoli di Sopra, passati per S.Siro, Agna, Conetta, Cona, Pegolotte, Foresto, Bruso, Cantarana, Sista Bassa, Sista Alta, Civè, Correzzola, Pontelongo, Candiana, Conselve e ritorno nuovamente a Bagnoli.

 

Per Mapo e Dj: per darvi alcuni riferimenti, il posto in cui ci siamo fermati a guardare la zollosità elevata data dalla presenza di argilla era la Sista.

Il posto in cui ci siam fermati a guardare i terreni arati coi cingolati era Bruso.

Il mais sarchiato era a macchia di leopardo un po' ovunque.

 

Preciso che il giro in oggetto comprende due province, Padova e Venezia.

La prossima volta che venite dalle mie parti vi porto in Alta, dove tutto è diverso e l'agricoltura pare di un altro mondo rispetto a quella della Bassa (dove appunto eravamo).

 

fede 18-05-11, 17: 41

 

Grazie Filippo B.

Il fatto della differenza tra bassa e alta padovana che tu intendi penso tu lo voglia fare riferire al fatto che nell'alta ci sono molti allevamenti con esigenze di gestione delle colture (concimazione, preparazione, semina e quant'altro) totalmente diverse dalla bassa dove appunto come abbiamo visto solitamente si anticipano le lavorazioni/semine essendo i terreni a seminativo nella quasi totalità dei casi e gli allevamenti sono pochi (rispetto all'alta). Se ho detto una castroneria sei autorizzato a

 

Filippo B 19-05-11, 00: 19

 

Mah Fede, il mio discorso era più in generale, dato dalla vegetazione lussureggiante e verde anche d'estate tipica dell'Alta, con acqua corrente e cristallina data dal Brenta e dalle risorgive, poi pascoli ed allevamenti, terreni anche sassosi etc etc.

 

La Bassa è totalmente diversa, con una campagna generalmente con appezzamenti piu generosi, campagne da bonifica, acque lente e comunque sempre su canali artificiali. D'estate i colori sono più tendenti al verde scuro e al giallo, rispetto al verde clorofilla tipico dell'Alta.

 

Comunque ne abbiamo parlato qui:

 

http://www.tractorum.it/forum/mondo-agricolo-f44/lagricoltura-italiana-differenze-e-curiosita-794/

 

----------------

 

Per Mapo e Dj, comunque non prendete per "oro colato" quanto visto nell'ormai famoso giro pasquale. Il mais qui si è iniziato a seminare presto principalmente per permettere la fioritura in epoche in cui non vi sono ancora problemi di siccità.

 

albe 86 22-05-11, 22: 10

 

@crc

 

Queste sono esattamente le cose che mi dice mio papà quando gli propongo di effettuare lavorazioni autunnali del terreno, ed in effetti dove operiamo noi sono svantaggi di accentuata entità.

Ad esempio proprio il primo punto mi lasciava un po' scettico sull'utilizzo in primavera dei vibrocoltivatori dopo l'aratura autunnale, perchè da noi spesso, vuoi per la distribuzione di liquami suini che contengono parecchi semi di infestanti, il terreno si riempie letteralmente di infestanti.

 

Vorrei porre poi un altro quesito: Mapomac sottolineava l'importanza di intervenire quando il terreno è pronto, anticipando all'occorrenza anche le semine primaverili su terreni preparati in periodo autunnale-invernale.

Qui però sorge un duplice problema: l'anticipo delle semine espone le piantine (ad esempio di mais) a rischi concreti di ritorni di freddo, soprattutto in zone pedemontane, dove ad esempio mi trovo ad operare io.

Altro problema è che, con l'aumentare della pressione dei parassiti, ormai quasi tutti seminano il mais utilizzando dei geodisinfestanti. Uno tra i più diffusi e tra quelli con maggiore persistenza è il Force, che ha una "durata" di circa 30 giorni. Però se viene distribuito in tempi molto anticipati (esempio metà marzo) eserciterà la sua azione in un periodo abbastanza freddo e con uno sviluppo maggiormente limitato delle piantine di mais, esponendole a maggiori rischi. Proprio questo motivo ha spinto zone molto vocate alla maidicoltura (ad esempio il lodigiano) a ritardare le semine, qualche anno fa era molto frequente vedere semine di metà marzo, oggi è più difficile vedere campi seminati prima di aprile.

 

Mapomac 23-05-11, 14: 48

 

Mi sembra che ormai si voglia difendere una tesi a tutti i costi, nuovamente così come per chi ce l'ha più duro, il terreno, adesso ci si dibatte sulle epoche delle diverse lavorazioni; abbiamo già ribadito che la necessità di gestire liquame e letame comporti nella logistica aziendale scelte a volte obbligate che vanno a giustificare comportamenti agronomici non sempre corretti, tollerati quindi per il giusto compromesso soddisfacente tutte le problematiche presenti.

E questa è quindi una casistica, magari prevalente in certe zone, ma che non può essere ritenuta valida in toto.

 

Nello specifico ritengo che:

 

- Se il terreno si ricopre di infestanti durante l'inverno (vorrei sapere a che stadio e in che misura è la situazione all'epoca di semina), v'è come già detto la strada del gliphosate, se appunto l'infestazione non consente l'uso di vibrocoltivatori.

 

- L'anticipo delle semine va inteso con la giusta pragmaticità. Non si sta dicendo di seminare il 1° marzo, ma altresì limitare le semine troppo ritardate come quelle di maggio. Vorrei sapere nel mese di aprile quante gelate ci sono state.

 

- I motivi per l'anticipo delle semine sono già stati ampiamente dibattuti e nello specifico caso del controllo degli elateridi ed altri parassiti del mais, sono a ritenere che:

 

A - Non lavorare il terreno in autunno comporta durante l'inverno un gradiente termico del terreno sicuramente inferiore rispetto ad un terreno lavorato, ovvero su un terreno lavorato il freddo avrà possibilità di agire più in profondità, concorrendo ovviamente al controllo delle forme svernanti di diversi insetti.

 

B - Non lavorare il terreno in autunno e lasciarlo sodo per tutto l'inverno crea le condizioni ottimali per lo svernamento e lo sviluppo degli insetti, aumentando così la pressione dei parassiti. Lavorazioni primarie in primavera, se da un lato riscaldando il terreno agevolano le semine, dall'altra anticipano i cicli biologici degli insetti.

 

C - La semina anticipate come detto, così come per una miglior efficienza idrica della coltura, consente di avere una pianta più sviluppata e resistente nel momento di massima aggressività degli insetti, ovvero ai primi periodi caldi. Concomitanza di semina e periodi caldi, comportano l'esporre semi e piante appena germinate alla massima aggressività dei parassiti. Il principio è né più né meno quello dell'ottimizzazione della risorsa idrica, forse esposto meglio che dal sottoscritto, di Jd Fan.

 

In adesione a quanto detto, a mio avviso è necessario anche rivedere: le monosuccessioni (o comunque rotazioni molto strette) di mais delle tue e limitrofe zone; le superfici sulle quali si distribuiscono liquami e letami ed i quantitativi.

Tutti elementi che portano ad esasperare la gestione di infestanti ed insetti parassiti. Se poi il compromesso raggiunto, come si diceva prima, prevede questa attuale come la soluzione ideale, ben venga, contenti tutti. Tutti consci però, di quello che si fa e si dice.

 

albe 86 25-05-11, 07: 37

 

Mapomac tu esponi le tue idee in modo chiaro, ragionato e condivisibile, però sbagli su un punto. E cioè che io personalmente non voglio difendere a spada tratta una tecnica colturale piuttosto che un'altra, tant'è che lo dimostrano le infinite discussioni con Dj Rudy e Toxi ad esempio per cercare di individuare le tecniche colturali più adatte, indipendentemente dall'epoca di attuazione delle varie pratiche come discriminante.

L'esperienza però di mio papà, così come quella di crc, ad esempio anni fa l'aveva portato ad abbandonare l'aratura autunnale per il mais in favore della primaverile per via della maggiore aggressività di elateridi ed agrotidi.

Quindi non vedere i miei dubbi come partito preso ma con domande ed esperienze riportate per arricchire il discorso e svilupparlo sotto ogni aspetto.

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Quindi Dj, correndo il rischio (quasi certo) di ripetermi, se non capisco male il tuo discorso, sei d'accordo, almeno con la realtà veneta, di anticipare le semine al...prima possibile privilegiando la lavorazione principale a fine estate e poi riprendere in mano il terreno a primavera per prepararlo definitivamente per la semina e la semina vera e propria. Per me e altri è normale vedere mais già sarchiato a metà aprile (quando le condizioni meteo lo permettono) e ogni anno appena trebbiato a settembre si ara subito. La mia domanda è più che altro una riflessione, e cioè, questa prassi è ormai consolidata ma siamo sicuri (mi rivolgo a chi pratica questo tipo di lavorazione) che sia quella giusta? Probabilmente si ma questa convinzione è dettata solo dai risultati finali di resa della coltura o ci sono altri parametri da prendere in considerazione? Cioè, vedo gente, e non sto dicendo che sia sbagliato, che opera sempre nello stesso modo, soprattutto per la concimazione: si apporta ogni anno sempre la stessa quantità sempre degli stessi elementi, ma non si fa mai (o credo sia raro farlo) un'analisi del terreno che forse magari farebbe risparmiare la distribuzione di un elemento perchè non sarebbe necessario. Stesso discorso può valere per le lavorazioni: può essere che per l'andamento stagionale un anno sia meglio arare tardi, a fine inverno/primavera piuttosto che fare come al solito (parlo sempre per la zona Veneto)?

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Bene direi di cominciare a dare qlc risposta:

 

 

Ieri sera l'utente Jobbe (fratello di crc), aveva fatto un intervento a difesa della tecnica 1, dicendo che nei suoi terreni arati e seminati fin dal 1982 i risultati produttivi erano migliori.

 

Colgo l'occasione per porgergli qualche domanda:

 

1) Perchè in terreni come quelli di Stabbia e d'intorni, che non sono certo come quelli del PonteBuggianese (dal punto di vista produttivo), soprattutto anni indietro c'è stata sempre un po' "la mania" di fare mais su mais? Non sarebbe meglio fare una biennale grano, mais, così dopo grano si ha tutto il tempo per poter preparare per bene il terreno per l'amato mais?

 

Nella nostra zona negli anni '80 veniva praticata la monosuccessione a mais perché era la coltura più remunerativa.

Successivamente negli anni'90 con l'entrata della pac il mais qui aveva un contributo molto più alto degli altri cereali;oggi con le pac unificate facciamo anche noi rotazione.

Quindi come sempre è un discorso di soldi.

 

2) Tu hai detto che la tecnica di arare e seminare nelle vostre condizioni produce di più rispetto a lavorare anticipatamente il terreno, e posso anche essere concorde, il problema è che secondo me non viene sfruttato il vantaggio che si ha con la preparazione anticipata del letto di semina e cioè l'anticipo delle semine.

 

Mi spiego meglio: se aro e semino, e arrivo a seminare tra la fine di aprile e i primi di maggio (mediamente per la vostra zona), mentre se faccio una preparazione anticipata magari posso seminare anche ai primi di aprile, in questo caso non penso che la produzione possa essere peggiore rispetto all'arare e seminare.

 

La tecnica di arare e seminare produce di più(almeno qui da noi)nei terreni che si prestano a questa, quindi se si decide di seminare prima lo si può fare.

 

3) Io non coltivo mais, ma essendo di origine Veneta, entrambi i miei nonni hanno sempre fatto mais, e non mi sono mai spiegato perchè quando in Veneto sarchiano il mais qui da noi si inizia a seminare.

 

Se chiedo in giro perchè qui prima del 20-25 aprile non si inizia a seminare il mais, la risposta è sempre, perchè è troppo freddo; anche tu sei della stessa opinione?

 

Allora mi chiedo come sia possibile che in Veneto, ma anche a Ravenna e in altre zone del Nord Italia, se il terreno lo permette partono anche il 15 marzo a seminare il Mais. Non mi verrete mica a dire che in Veneto è più caldo che da noi....

 

Non sempre le semine troppo anticipate (metà marzo) pagano, ma di sicuro, tra un mais seminato entro la prima settimana di aprile, e un mais seminato entro la prima settimana di maggio, su 10 anni di sicuro mediamente quello seminato prima produce di più e se uno ha 100 o 200 ettari da seminare, se ara e semina è impossibile seminare tutto entro i primi di aprile (anche se la terra lo permette), cosa che invece è fattibile se la terra è già preparata.

 

In Veneto e più in generale nel nord,so che si semina molto anticipatamente per vari motivi.

Noi mediamente seminiamo un mese dopo rispetto al nord,ma non perché qui si è sempre fatto così ed allora si continua per questa direzione,abbiamo provato anche noi a seminare prima(15-20 marzo) e se tutto fila liscio il risultato finale è migliore.

Il problema è che il 95% dei casi subentra un problema:piogge persistenti, ritorni di freddo ed ora con la proibizione dei concianti del seme aumenta notevolmente il problema degli insetti come già detto anche da Albe.

Tutte queste cose fanno si che una semina fatta al 15-20marzo sia quasi uguale ad una fatta verso metà aprile.

 

4) Quest'anno verso la fine di marzo, primi di aprile, sono stato con Tiziano a passare il grubber sugli stocchi di mais, operazione effettuata sui terreni che sapevate di andare ad arare e seminare tardi, in modo da interrompere la perdita per capillarità dell'acqua, e anche il consumo stesso da parte delle infestanti e fino a qui nulla da dire lavorazione giustissima dato che è l'unico modo per tenere la terra "fresca" fino a maggio per poi poter arare e seminare. Ma a quel punto non era meglio arare e seminare a fine marzo-primi aprile (il più possibile), risparmiando il passaggio di grubber?

 

Normalmente noi passiamo il coltivatore molto prima, ma quest'anno causa mal tempo siamo stati costretti a ritardare,abbiamo preferito fare così perché arare il terreno mettendo tutta quell'erba sotto non va bene e poi essendo anche terzisti dobbiamo accontentare prima i clienti sacrificando un po la nostra.

 

5) La semina a maggio, comporta una raccolta spostata verso la fine di settembre, con maggiori problemi di umidità del terreno e relativo calpestamento (soprattutto come la scorsa annata), una semina anticipata non porterebbe alla raccolta entro la prima settimana di settembre con indubbi vantaggi per la struttura del terreno?

 

Hai perfettamente ragione,ma se su 5 punti 4 sono a sfavore....

Modificato da Jobbe
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Prima di argomentare ulteriormente, vorrei chiedere ai fratelli CRC e Jobbe:

 

- mediamente che rese ottenete sul mais ? A che % di umidità raccogliete ?

- mediamente in che epoca raccogliete ?

- che classi FAO seminate ?

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Ospite albe 86

Aggiungo un'esperienza che mi è stata riportata l'altro giorno, senza voler difendere a spada tratta una tecnica a discapito di un'altra ma per aggiungere un parere e sviscerare una problematica, a mio avviso non di semplice soluzione, nel modo più obiettivo possibile.

L'altro giorno mi trovavo a parlare con un tecnico Pioneer lombardo e discutevamo sul tipo di operazioni di preparazione del terreno che potrebbero essere più opportune sui miei terreni.

Nella fattispece io sostenevo l'opportunità di effettuare lavorazioni principali (aratura o dissodatura/rippatura) autunnali (per la gioia del buon Mapomac) e poi effettuare l'affinamento subito prima della semina. Il tecnico diceva che ha notato che su certi tipi di terreni la cosa è realmente più oppurtuna o addirittura obbligata, riportandomi l'esempio di terreni del mantovano col 60% di argilla che si strutturano molto e il gelo è necessario ai fini dell'affinamento. Diceva però che su certi tipi di terreno dove lavora, presenti in zona Milano ad esempio, ci sono terreni limosi che si strutturano poco e che con arature autunnali, in seguito alle precipitazioni abbondanti del periodo invernale, si presentano spesso molto compatti, freddi, umidi e mal strutturati, facendo preferire nella quasi totalità dei casi un'aratura primaverile, e dopo uno o due giorni di sole in cui si fa "sfiorire" la terra si procede all'erpicatura e definitivo affinamento per la semina (cosa che mi pare confermava Angelillo in un post del 3d "il triangolo no").

Perciò la mia domanda è: non è che i sostenitori delle lavorazioni pre-invernali, come Mapomac o ad esempio Jd Fan (che sono totalmente contrari alle lavorazioni totalmente effettuate in primavera), sono giunti giustamente a queste loro conclusioni perchè nelle loro realtà sono effettivamente le uniche con un senso agronomico, ma che magari in altre realtà la situazione può essere differente? Così sui due piedi mi vengono in mente differenze che penso possano influire in modo pesante sulle tecniche colturali, ad esempio nel nord Italia, specialmente in Piemonte e Lombardia, le precipitazioni sono molto più abbondanti ed intense rispetto al ravennate dove opera Jd fan ed allo stesso modo la tessitura dei terreni è generalmente molto più sabbio-limosa dei suoli su cui opera quotidianamente il buon Mapomac.

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Nella nostra zona negli anni '80 veniva praticata la monosuccessione a mais perché era la coltura più remunerativa.

Successivamente negli anni'90 con l'entrata della pac il mais qui aveva un contributo molto più alto degli altri cereali;oggi con le pac unificate facciamo anche noi rotazione.

Quindi come sempre è un discorso di soldi.

Mediamente raccogliamo da 80-90q.x ha umidità 20-25%

raccogliamo nel mese di ottobre e seminiamo classe 500e600

Che le scelte agronomiche debbano essere suscettibili di valutazioni economiche, e spesso prevalgono su quelle della buona pratica agricola, siamo d'accordo ed è cosa risaputa.

Però, proprio in virtù della necessaria redditività del vostro lavoro mi riesce difficile accettare rese così basse, specie, tralasciamo gli ultimi 12-18 mesi, con certe quotazioni del mais (o sbaglio dicendo che 3-4-5 anni fa non era improbabile avere prezzi di 14-15 €/q e anche meno ?); visti i costi di produzione infatti io sarei seriamente preoccupato se la mia realtà non riuscisse a spuntare produzioni superiori.

A questo punto non è più tanto un discorso di tecnica colturale e di epoca d'intervento, bensì, a mio avviso, di vocazione o meno della vostra zona alla maidicoltura. Mi si risponderà che le alternative non sono tante; dalla regia però mi dicono che frumento duro e tenero, con tecnica colturale corretta, possano spuntare medie produttive del tutto rispettabili e con tutta probabilità con redditività maggiore del mais.

Chiaro che come lungamente ripetuto, la rotazione risulta essere essenziale e pertanto il mais dovrebbe entrare comunque in azienda, ma con percentuali totali più basse di adesso. Mi pare infatti di capire, correggetemi se sbaglio, che sia una delle vostre colture prevalenti.

 

 

Noi mediamente seminiamo un mese dopo rispetto al nord,ma non perché qui si è sempre fatto così ed allora si continua per questa direzione,abbiamo provato anche noi a seminare prima(15-20 marzo) e se tutto fila liscio il risultato finale è migliore.

Il problema è che il 95% dei casi subentra un problema:piogge persistenti, ritorni di freddo ed ora con la proibizione dei concianti del seme aumenta notevolmente il problema degli insetti come già detto anche da Albe.

Tutte queste cose fanno si che una semina fatta al 15-20marzo sia quasi uguale ad una fatta verso metà aprile.

Io non ho mai sindacato di seminare mais entro marzo; ho indicato sempre come riferimento aprile (con ovvia tolleranza dovuta alle condizioni meteo dell'anno in esame), manifestando appunto il mio scetticismo sulle semine di maggio.

Tu stesso però affermi che anticipando la semina il risultato è migliore; per evitare le problematiche comuni a semine troppo anticipate, ma al contempo non procrastinare troppo le semine, non pensi quindi che aprile possa essere il compromesso corretto ?

Continuo ad insistere su questo punto perché, anche grazie all'ottimo sito dell'Arsia toscana (Servizio Agrometeorologico :: ARSIA - Regione Toscana) non trovo, com'è ovvio aspettarsi, differenze in temperature, cumulo dei gradi termici giornalieri GDO, ritorni di freddo primaverili ecc incompatibili con semine ad aprile; in generale quindi condizioni migliori di areali più a nord, dove, come s'è detto in precedenza si semina prima.

Non riporto volutamente alcuni dati che ho estrapolato dal sito, in quanto non posso sapere esattamente a quali stazioni di rilevamento collegare la vostra area; il sito comunque è li a disposizione di tutti.

 

Normalmente noi passiamo il coltivatore molto prima, ma quest'anno causa mal tempo siamo stati costretti a ritardare,abbiamo preferito fare così perché arare il terreno mettendo tutta quell'erba sotto non va bene e poi essendo anche terzisti dobbiamo accontentare prima i clienti sacrificando un po la nostra.

Su quest'ultima tua affermazione siamo completamente d'accordo.

 

 

Perciò la mia domanda è: non è che i sostenitori delle lavorazioni pre-invernali, come Mapomac o ad esempio Jd Fan (che sono totalmente contrari alle lavorazioni totalmente effettuate in primavera), sono giunti giustamente a queste loro conclusioni perchè nelle loro realtà sono effettivamente le uniche con un senso agronomico, ma che magari in altre realtà la situazione può essere differente?

Quello che dici è corretto.

 

A - è vero che in alcune zone, non si privilegiano lavorazioni primaverili per partito preso, ma perché, come hai detto l'unica strada possibile è quella autunnale. Non è necessariamente un vanto, né un handicap. Chi non lo capisce, mi spiace ma vuol dire che non è mai stato in questi terreni.

B - i terreni che descrive il tecnico, sono stati argomento di discussione più volte anche di Dj Rudy; terreni sostanzialmente di difficilissima strutturazione e che appunto prevedono, anche, la tecnica di cui hai parlato. Non a caso comunque, nella discussione Triangolo No, ribadivo la necessità anche in terreni forti di non affinare troppo prima dell'inverno, appunto per l'eccessivo compattazione e destrutturazione degli strati superficiali.

La differenza sostanziale è che nel caso dei terreni Milano (chiamiamoli così) a primavera puoi permetterti di entrare in campo con qualsiasi cosa e correggere qual si voglia situazione; nei terreni forti no.

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Ospite albe 86

...Quello che dici è corretto.

 

A - è vero che in alcune zone, non si privilegiano lavorazioni primaverili per partito preso, ma perché, come hai detto l'unica strada possibile è quella autunnale. Non è necessariamente un vanto, né un handicap. Chi non lo capisce, mi spiace ma vuol dire che non è mai stato in questi terreni.

B - i terreni che descrive il tecnico, sono stati argomento di discussione più volte anche di Dj Rudy; terreni sostanzialmente di difficilissima strutturazione e che appunto prevedono, anche, la tecnica di cui hai parlato. Non a caso comunque, nella discussione Triangolo No, ribadivo la necessità anche in terreni forti di non affinare troppo prima dell'inverno, appunto per l'eccessivo compattazione e destrutturazione degli strati superficiali.

La differenza sostanziale è che nel caso dei terreni Milano (chiamiamoli così) a primavera puoi permetterti di entrare in campo con qualsiasi cosa e correggere qual si voglia situazione; nei terreni forti no.

 

A - Ho capito che in alcune zone non ci sono realmente altre opzioni oltre alla preparazione principale autunnale

B - Quindi secondo te, anche in quel tipo di terreni, la preparazione per-invernale sortirebbe i risultati sperati?

Dici che il motivo dei cattivi risultati delle preparazioni pre-invernali in quelle zone possa essere perchè affinano troppo la terra prima dell'inverno? Nel qual caso la cosa mi sembra strana perchè in nessuna dei quelle zone, a me abbastanza familiari, si attua un affinamento sull'aratura prima della primavera.

 

 

Tornando ai tuoi riferimenti ai post di Jobbe, credi realmente che ci siano areali che realmente possono essere poco adatti alla maidicoltura? Secondo te da cosa può essere dovuto? Motivi ambientali e climatici? Motivi agronomici e di tipologia di terreno?

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- per il tuo primo punto, credo vi sia spazio per fare ogni tipo di ragionamento ed ogni eventuale simulazione. Dato che però parliamo di zone vaste, senza riferirci a casi specifici che conosciamo entrambi non vorrei teorizzare oltre. Come giustamente scrivi le lavorazioni secondarie vengono relegate post inverno per i motivi che abbiamo già descritto (astrutturalità del terreno, l'inverno lo compatterebbe troppo); io posso solo ribadire che almeno la lavorazione primaria (aratura, rippatura ecc) debba essere fatta, per i tanti motivi già esposti, entro l'inverno. Poi, in base alla tessitura scegliere se e quanto affinare prima appunto della stagione invernale. Questi però son discorsi da Triangolo No.

 

- che vi siano zone NON adatte alla coltivazione del mais direi che è lapalissiano; altrimenti la maidicoltura sarebbe molto più diffusa a livello mondiale. Questo non vuol necessariamente dire che la pianta non cresca e produca, ma le condizioni ambientali, principalmente precipitazioni e disponibilità idrica ma anche temperature, non la rendono economicamente conveniente.

 

- la resa produttiva media del mais italiano è tra le più alte al mondo, con punte che raggiungono i massimi assoluti per il nord Italia; chiaro che oltre a terreno e ambiente, gioca un ruolo fondamentale anche la pratica agronomica. E su questo punto torniamo al vecchio discorso tra agricoltura intensiva ed estensiva. Molte zone vocate al mais degli USA, sono del tutto paragonabili a quelle italiane per orografia, terreno e clima, salvo ovviamente le estensioni. Si hanno però rese di gran lunga inferiori a quelle italiane, dovute alla diversa pressione culturale applicata (a.estensiva) ma ben compensate dalle vaste superfici. Discorso questo che non può ovviamente essere applicato in terra nostrana.

Modificato da Mapomac
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Ospite albe 86
- per il tuo primo punto, credo vi sia spazio per fare ogni tipo di ragionamento ed ogni eventuale simulazione. Dato che però parliamo di zone vaste, senza riferirci a casi specifici che conosciamo entrambi non vorrei teorizzare oltre. Come giustamente scrivi le lavorazioni secondarie vengono relegate post inverno per i motivi che abbiamo già descritto (astrutturalità del terreno, l'inverno lo compatterebbe troppo); io posso solo ribadire che almeno la lavorazione primaria (aratura, rippatura ecc) debba essere fatta, per i tanti motivi già esposti, entro l'inverno. Poi, in base alla tessitura scegliere se e quanto affinare prima appunto della stagione invernale. Questi però son discorsi da Triangolo No.

 

- che vi siano zone NON adatte alla coltivazione del mais direi che è lapalissiano; altrimenti la maidicoltura sarebbe molto più diffusa a livello mondiale. Questo non vuol necessariamente dire che la pianta non cresca e produca, ma le condizioni ambientali, principalmente precipitazioni e disponibilità idrica ma anche temperature, non la rendono economicamente conveniente.

 

- la resa produttiva media del mais italiano è tra le più alte al mondo, con punte che raggiungono i massimi assoluti per il nord Italia; chiaro che oltre a terreno e ambiente, gioca un ruolo fondamentale anche la pratica agronomica. E su questo punto torniamo al vecchio discorso tra agricoltura intensiva ed estensiva. Molte zone vocate al mais degli USA, sono del tutto paragonabili a quelle italiane per orografia, terreno e clima, salvo ovviamente le estensioni. Si hanno però rese di gran lunga inferiori a quelle italiane, dovute alla diversa pressione culturale applicata (a.estensiva) ma ben compensate dalle vaste superfici. Discorso questo che non può ovviamente essere applicato in terra nostrana.

 

Per quanto riguarda il primo punto potremo svilupparlo allora in seguito in altra discussione.

Per quanto riguarda il secondo punto la mia domanda era essenzialmente per capire per quale motivo l'areale di crc non potesse essere particolarmente adatto alla maidicoltura, visto che a livello di temperature, precipitazioni e disponibilità idrica, che mi pare sia elevata causa falda alta, dovrebbe essere molto favorevole a questa coltura. L'unica cosa forse sfavorevole è che, ipotizzo, le alte temperature notturne causa vicinanza al mare, possano accentuare la fotorespirazione.

Tra l'altro mi pare che Crc parlasse di produzioni di mais ben superiori a quelle riportate da Jobbe, il che cambierebbe decisamente la piega del discorso. A questo punto forse sarebbe opportuno che Crc&Brother diano qualche delucidazione.

 

Andando leggermente OT e parlando di agricoltura estensiva a volte mi viene da pensare che non capisco molto la logica di questo sistema. A me può star bene ottenere meno se spendo meno, e questo ad esempio è il fattore terra per quelle zone, però mi accorgo che i costi colturali spesso sono quasi identici se poi produco poco o molto, e questo ad esempio perchè le operazioni colturali sono praticamente le stesse (tant'è che minime lavorazioni e sodo si stanno diffondendo anche da noi) e soprattutto i costi dei fitofarmaci sono anche lì molto simili perchè se si scende sotto certe dosi l'efficacia dell'intervento risulta compromessa in toto. Quindi se ad esempio l'unico fattore che può variare è la fertilizzazione non vedo perchè limitarla di conseguenza limitando fortemente la produzione.

So che ci sono altri fattori molto importanti, come ad esempio l'acqua di irrigazione, infatti da noi l'acqua è "gestita" completamente dall'uomo, però ci sono zone negli USA dove il clima estivo molto piovoso è particolarmente adatto alla maidicoltura.

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Se parliamo di redditività bisogna vedere le produzioni ma anche le spese che facciamo per raggiungerle.

Come ho detto prima negli anni passati le scelte erano drogate dai contributi,

adesso anche qui facciamo rotazione.

Quest' anno la coltura prevalente doveva essere il grano tenero ma le persistenti piogge hanno imposto di ripiegare al primaverile.

Ma lasciamo perdere i redditi in generale che sono importanti, noi parlavamo delle tecniche di lavorazioni sul primaveile e ribadisco che nella fattispecie di questa ristretta zona è meglio arare e seminare perchè altrimenti il risultato sarebbe peggio.

Ho detto che le semine anticipate sarebbero meglio se va tutto bene ma come si può vedere anche dagli annali lo scorso anno è piovuto molto nel mese di aprile e maggio quindi il mais e i girasoli sono andati in crisi,quest'anno per ora è meglio quello seminato prima ma essere indovini.....

Modificato da Jobbe
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A - Ho capito che in alcune zone non ci sono realmente altre opzioni oltre alla preparazione principale autunnale

 

Su questo tipo di terra penso che ormai siamo tutti d'accordo sul tipo di lavorazione

 

Tornando ai tuoi riferimenti ai post di Jobbe, credi realmente che ci siano areali che realmente possono essere poco adatti alla maidicoltura? Secondo te da cosa può essere dovuto? Motivi ambientali e climatici? Motivi agronomici e di tipologia di terreno?

 

Per quanto riguarda il secondo punto la mia domanda era essenzialmente per capire per quale motivo l'areale di crc non potesse essere particolarmente adatto alla maidicoltura, visto che a livello di temperature, precipitazioni e disponibilità idrica, che mi pare sia elevata causa falda alta, dovrebbe essere molto favorevole a questa coltura. L'unica cosa forse sfavorevole è che, ipotizzo, le alte temperature notturne causa vicinanza al mare, possano accentuare la fotorespirazione.

Tra l'altro mi pare che Crc parlasse di produzioni di mais ben superiori a quelle riportate da Jobbe, il che cambierebbe decisamente la piega del discorso. A questo punto forse sarebbe opportuno che Crc&Brother diano qualche delucidazione.

 

 

La tipologia di terreno è secondo me il fattore determinante,perché come avevo detto in un post precedente(che penso sia tra quelli cancellati) a pochi km da me il mais produce mediamente 120 qliXha in asciutta, per diversi anni avevamo anche noi 12ha a lavorare ed abbiamo fatto anche 160qli con umidità ben al di sotto del 20%.

Invece ad altri pochi km da me quando fai 60qli sei arrivato.

è ovvio poi che anche l'acqua gioca il suo fattore principale, dove ho la possibilità di fare irrigazione, con una sola irrigazione arrivo tranquillamente a 120qli.

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Ospite albe 86

La tipologia di terreno è secondo me il fattore determinante,perché come avevo detto in un post precedente(che penso sia tra quelli cancellati) a pochi km da me il mais produce mediamente 120 qliXha in asciutta, per diversi anni avevamo anche noi 12ha a lavorare ed abbiamo fatto anche 160qli con umidità ben al di sotto del 20%.

Invece ad altri pochi km da me quando fai 60qli sei arrivato.

è ovvio poi che anche l'acqua gioca il suo fattore principale, dove ho la possibilità di fare irrigazione, con una sola irrigazione arrivo tranquillamente a 120qli.

 

Ecco chiarito l'arcano...da quello che dici si evince che la produzione è strettamente legata alla disponibilità idrica e che i dati riportati da jobbe erano assimilabili a terreni in asciutta. Il "terreno" a cui ti riferisci non allude tanto alla tipologia e tessitura ma quanto più alle disponibilità idriche del sottosuolo (falda vicina alle radici del mais).

Anche perchè tendenzialmente ho sempre sentito di produzioni migliori su terreni leggeri ricchi però d'acqua, ma anche terreni pesanti se ben gestiti possono dare produzioni degne di nota.

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  • 3 settimane dopo...

Altre foto by Mapomac di Mais su terreno ad almeno il 40 % di argilla nel ferrarese....

 

t99565_1.jpg t99566_2.jpg t99567_3.jpg

 

Lavorazione principale estiva, parziale affinamento prima dell'inverno, nessun attrezzo azionato dalla PTO, semina entro la fine di marzo, attendiamo ora le foto maidicole dei miei colleghi toscani che arano e seminano.....

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Addirittura quest'anno un amico che fa mais da una vita sempre arando e seminando a primavera (terreni paludosi della zona di Orentano), ha fatto una prova di 10 ettari invece di arare a 30, ha ripuntato a 40.

 

Con l'andamento climatico eccessivamente secco di questa primavera, il mais su ripuntato era partito meglio, perchè subito dopo la semina il terreno ripuntato aveva perso meno acqua ---> quindi maggiore disponibilità idrica per il mais, ma dopo la pioggia di fine maggio (circa 50 mm), e ora 1 mese che non piove, il mais su arato è decisamente meno in stress rispetto a quello su ripuntato, quindi mais e sorgo hanno un apparato radicale che necessita di un terreno il quanto più possibile soffice e strutturato, al contrario del girasole, dove in 3 anni di prove tra sodo e lavorato non abbiamo avuto differenze significative di produzione, grazie al suo apparato radicale fittonante che meglio si adatta al regime sodivo.

 

Riprendo questo post di Andrea che ha scritto nella discussione del sorgo, per dire che finalmente hai avuto una prova: con l'aratura e immediata semina il terreno ha più capacità di assorbire acqua e come hai visto anche se parte in svantaggio(in alcuni casi)poi si riprende.

Naturalmente questo si riferisce a terreni non argillosi che come abbiamo detto più volte vanno lavorati a fine estate e le foto del post precedente lo confermano,anche se avrei preferito vedere foto di mais in terreno più sabbioso lavorato a fine estate...

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No cavolo:azz: ho fatto un po di casino con il caricamento delle foto cmq forse è quasi meglio: allora quello della prima foto è uno fra gli ultimi seminati,verso metà maggio,ed è dove sei venuto a provare il T8000 con il coltivatore;la seconda invece è proprio dietro casa.

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