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Variazione del pH nei terreni


crc

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Apro questa discussione per parlare dei problemi di pH(basso o alto) nel terreno, cosa comporta e come risolverli.

 

Per esperienza parlo di terreni acidi che tendono a inibire l'assimilazione dei micro e macroelementi(potassio e fosforo).Per cercare di migliorare la situazione viene usato il calcio che può essere dato in forma di calce viva o calce spenta.

Generalmente è sottoforma di polvere finissima e con i classici spandiconcime non è possibile distribuirla.

Noi usiamo questo

t136615_p1000928.jpg t136616_p1000929.jpg t136617_p1000930.jpg

con ottimi risultati.

Per grandi estenzioni esiste questo della Sulky:

t136631_dpa-poly-hydro.jpg

 

Esiste anche in forma liquida,(con una minor concentrazione) però ha il difetto che non può essere stoccata e quindi quando arriva il bilico va distribuita entro la giornata.

 

Per il pH basico o alcalino so che vengono utilizzati prodotti contenti zolfo per tamponare.

 

Attendo commenti su esperienze e teorie dai più esperti.

Modificato da crc
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piccolissima esperienza nel lontano 2004 per abbassare il ph:

 

data analisi 19/03/2004 ph = 8.2

correzione con 250 kg/ha di grinver zolfo il 17/05/2004

data seconda analisi 17/09/2004 ph = 8.1

data analisi 19/03/2004 ph = 8.2

correzione con 250 kg/ha di grinver zolfo il 24/05/2004

data seconda analisi 17/09/2004 ph = 7.9

 

 

data analisi 14/10/2003 ph = 7.7

correzione con 250 kg/ha di grinver zolfo il 15/05/2004

data seconda analisi 17/09/2004 ph = 7.5

 

 

data analisi 14/10/2003 ph = 7.6

correzione con 1500 kg/ha di "gesso" il 10/04/2004

data seconda analisi 17/09/2004 ph = 7.3

 

 

purtroppo è ormai passato molto tempo e oltre ai dati puramente numerici non ho trovato altro:ave::ave::ave:

 

 

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TERRENI ACIDI

 

I terreni acidi sono considerati terreni a reazione anomala perché il pH scende a valori tali da compromettere la nutrizione minerale delle piante. In generale è tollerabile una leggera acidità, fino al limite di pH 6; al di sotto di questo pH l'anomalia s'intensifica, ma si manifesta in modo palese sotto pH 5-5,5, valori al di sotto dei quali la maggior parte delle specie agrarie trova difficoltà.

 

La reazione acida del terreno è dovuta ad una carenza di basi che si traduce in un eccesso di ioni H+ nella soluzione circolante e nel complesso di scambio.

 

Va inoltre detto che il terreno è soggetto ad una lenta acidificazione biologica causata dalle piante, che assorbono in misura maggiore le basi rilasciando nella soluzione circolante ioni idrogeno.

 

L'aumento dell'acidità si riflette su tre aspetti fondamentali della fertilità:

 

Il primo consiste nella minore dotazione in elementi nutritivi.

 

Gli ioni idrogeno e l'alluminio hanno una maggiore affinità nei confronti del complesso di scambio rispetto ai cationi dei metalli alcalini e alcalino-terrosi. Al diminuire del pH, l'aumento dell'attività degli ioni idrogeno esercita un antagonismo nell'adsorbimento a scapito delle basi di scambio vere e proprie (calcio, magnesio, potassio, sodio) e provoca un rilascio di queste nella soluzione circolante, esponendole maggiormente all'azione di dilavamento. I terreni acidi hanno pertanto un basso grado di saturazione basica a causa della carenza di basi di scambio adsorbite sulla superficie dei colloidi.

 

Il secondo aspetto consiste nell'instaurazione di un ambiente sfavorevole all'assorbimento radicale. Sotto pH 5,5 viene ostacolato l'assorbimento dell'azoto, del potassio, dello zolfo e del fosforo.

 

In particolare, quest'ultimo subisce l'insolubilizzazione in quanto i residui dell'acido fosforico si combinano con gli idrossidi di ferro e alluminio (dotati di proprietà colloidale a carica elettropositiva) precipitando sotto forma di fosfati di ferro e alluminio.

 

Il terzo aspetto è di natura fisica, ma comporta conseguenze che intensificano i problemi di fertilità dei terreni acidi. Il basso tasso di saturazione basica fa sì che questi terreni siano poverissimi in calcio, la cui presenza si ha soprattutto con reazione neutra o basica. La presenza del calcio sul complesso di scambio ha un effetto stabilizzante sulla flocculazione dei colloidi e, quindi, miglioratore della struttura del terreno. La struttura dei terreni acidi è invece instabile a causa della maggiore percentuale di idrogeno e alluminio.

 

Il risultato è un impoverimento cronico di basi, tipico dei suoli sottoposti a intenso dilavamento.

 

In definitiva gli svantaggi di una reazione acida si traducono in una fertilità chimica più bassa a causa della minore dotazione di elementi nutritivi e della minore mobilità di questi.

 

La distribuzione di sostanze correttive al terreno rappresenta uno dei mezzi migliori per alzare il pH dei terreni.

 

Queste sostanze sono:

 

  • Calce viva (ossido di calcio) CaO
  • Calce spenta (idrato di calcio) Ca(OH)2
  • Calcare finemente macinato (carbonato di calcio più o meno puro)
  • Calce di defecazione degli zuccherifici (calcare contenente piccole dosi di P e N che gli conferiscono anche azione fertilizzante)
  • Dolomite (carbonato di calcio e di magnesio)

 

In merito all'impiego di queste sostanze sono opportune alcune precisazioni:

 

Il valore neutralizzande dei materiali dipende dal composto chimico che contengono, dal grado di purezza e dalla finezza del materiale stesso.

 

A proposito del composto chimico va specificato che, fatto uguale a 100 il valore neutralizzante del carbonato di calcio, quello della calce spenta è 136 e quella della calce viva è 179!

 

L'azione neutralizzante si esplica inoltre tanto più velocemente ed in modo completo quanto migliore è il contatto del correttivo con il terreno e quindi quanto maggiore è il suo grado di finezza.

 

Quantità di correttivi (composti puri in tonnellate/ha) necessarie per alzare di una unità il pH di tre diverse tipologie di terreni. (Fonte: Agronomia Generale di Luigi Giardini).

 

i136741_tabella-correzione-ph.jpg

 

Da tale tabella traspare un altro concetto di grande interesse: con il variare del tipo di terreno cambia il quantitativo di sostanza correttiva necessaria per determinare le stesse variazioni di pH.

 

Ciò dipende dal fatto che nel terreno bisogna distinguere una acidità attuale, data dagli ioni idrogeno presenti nella soluzione circolante, ed una acidità potenziale dovuta agli ioni idrogeno e a monomeri e polimeri di Al e Fe, adsorbiti sui siti di scambio.

 

La loro sostituzione con cationi di tipo K+ o Ca++ provoca una nuova immissione di H+ nella fase liquida del terreno.

 

Anche questi ultimi devono essere neutralizzati per cambiare il pH. A parità di pH, la quantità di ioni idrogeno potenzialmente liberabili dipende anche dal contenuto di colloidi del suolo, sono proprio i terreni argillosi e quelli ricchi di sostanza organica i più difficili da correggere.

 

Alcuni esempi di prodotti per alzare il pH:

 

http://www.timacagro.it/attachments/034_RD_02_TV2000_42_LOW.pdf

 

http://www.calcidrata.com/calce/calce-per-lagricoltura.html

TERRENI ALCALINI E SODICI

 

La correzione dei terreni salini-alcalini presenta, almeno concettualmente, difficoltà superiori alle precedenti anche se talora può essere attuata con una certa facilità. Il semplice dilavamento con acqua dolce infatti può peggiorare le caratteristiche di questi substrati in quanto, asportandone la salinità (es. cloruro di calcio) si lascia nel suolo un eccesso di carbonato sodico: da un terreno salino-alcalino si passa ad un terreno alcalino.

 

Occorre dunque accompagnare l'azione dilavante delle acque con interventi di altra natura. Allo scopo si prestano alcune sostanze chimiche (correttivi dell’ alcalinità) capaci di spostare il sodio dal complesso assorbente e di favorirne l'allontanamento con le acque di scolo: solfato di calcio, solfo, acido solforico, solfato di ferro, solfato di alluminio, cloruro di calcio.

 

Il solfato di calcio si trova facilmente disponibile come gesso e rappresenta senza dubbio il materiale più interessante. Il calcio in esso contenuto sostituisce il sodio adsorbito dai colloidi; il solfato di sodio cosi formatosi può essere smaltito via e, di conseguenza l'ESP del terreno diminuisce.

 

Il costo del gesso finemente macinato non è eccessivo ma, siccome si impiegano quantitativi elevati che vanno da 30-40 q/ha a 60-100 q/ha, la spesa complessiva richiesta da un tale tipo di intervento è tutt’altro che indifferente.

 

Abbastanza frequentemente, soprattutto se il terreno è già coltivato e si vuoI evitare una progressiva alcalinizzazione o si vuole favorire una sua graduale correzione, si distribuiscono a brevi intervalli (es. annualmente) solo 8-10 q/ha di gesso.

 

Con le somministrazioni di gesso non si può portare il p H fino alla neutralità ma si possono raggiungere (o mantenere) limiti intorno a 8-8,2 che sono già soddisfacenti per molte colture. Altri materiali, come solfo e acido solforico, sono anche più efficaci del gesso e possono portare il p H alla neutralità, ma risultano troppo costosi.

 

Il solfato ferrico, invece, e il cloruro di calcio sono talora reperibili a buon mercato come sottoprodotti industriali e possono essere utilmente impiegati tenendo però costantemente presente il bilancio salino e il problema delle eventuali sostanze inquinanti contenute.

 

Un utile accorgimento che conviene non trascurare riguarda la scelta di concimi fisiologicamente acidi (es. solfato ammonico) o a p H acido.

 

Fra questi ultimi si rivela particolarmente adatto il perfosfato minerale che, fra l'altro, contiene anche circa il 30% di gesso.

 

Pure un discreto contenuto di gesso. è reperibile anche nel nitrato ammonico che si può quindi annoverare fra i fertilizzanti consigliabili in questo settore applicativo. Anche prescindendo dal tipo di concime, notevole interesse dovrebbe pure rivestire (Heiman) la concimazione potassica in quanto il potassio sembra inibire l'assorbimento del sodio da parte delle piante.

 

Lo sfruttamento in campo applicativo di questo concetto non ha però portato, fino ad ora, pratici vantaggi. La messa a coltura dei terreni salini-alcalini può richiedere procedimenti diversi a seconda delle situazioni che si presentano. Nelle bonifiche Olandesi; ad esempio, il suolo strappato al mare si presentava, in certi casi, ricco di materia organica, di calcare e di solfuri.

 

È bastato perciò favorire i processi ossidativi e di mineralizzazione nel terreno, ed assicurare un buon drenaggio, per risolvere il problema della salinità e dell'alcalinità. La mineralizzazione della s.o. infatti libera nitrati, solfati, carbonati che possono rimuovere il sodio. Se la s.o. non è sufficiente allora è necessario ricorrere a massicce somministrazioni di gesso (60-100 q/ha). Il gesso si sparge in superficie e si interra leggermente; le successive piogge provvederanno a favorirne la penetrazione.

 

Nel giro di uno o due anni il suolo si copre di vegetazione 'ed è pronto per ricevere una coltura miglioratrice tipo prato. Il problema si presenta in termini analoghi quando si tratta di rimettere a coltura terreni invasi temporaneamente dalle acque marine: una buona rete scolante, adeguati spargimenti di gesso, irrigazioni, lavorazioni e concimazioni appropriate, stanno alla base di ogni efficace programma di risanamento.

 

Sembra ancora appena opportuno ricordare che le difficoltà di correzione dei terreni salini- alcalini, sono, per ovvi motivi, molto superiori nei suoli limosi e argillosi che in quelli sabbiosi. I terreni alcalini non salini infine, specie se a tessitura argillosa, risultano di più difficile redenzione in quanto l'impermeabilità che li caratterizza ostacola il dilavamento e l'uniforme incorporamento delle sostanze correttive.

 

 

Per chi volesse approfondire le reazioni chimiche coinvolte nei vari tipi di terreno consiglio questo bel file:

 

pH e terreno

Modificato da DjRudy
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ops:

 

dimenticavo di dire che i terreni oggetto di prova con zolfo sono di medio impasto leggermenti limosi senza scheletro e non sono soggetti al dilavamento, essendo tunnel :leggi:

 

i terreni limitrofi (campo aperto) hanno ph attorno al 6.5

 

altre esperienze?

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Parlo di terreni acidi perchè è un argomento che mi riguarda da vicino.

Le risaie stabili sono tipicamente caratterizzate da bassi valori di pH a causa delle continue sommersioni necessarie alla coltivazione del riso. Valori bassi di pH non sono di per se troppo problematici per la coltura in quanto tollera meglio di altre coltivazioni tali livelli, ma può essere sfavorevole per l'assorbimento e la disponibilità delle sostanze nutritive: in particolare fosforo e calcio. E' tutto ottimamente spiegato da DjRudy.

 

Non ho ancora operato nessuna correzione ma mi sono interessato per farlo. Al momento la migliore soluzione trovata è la distribuzione di calce viva con titolo 90 in formato di microgranuli, consentendo la distribuzione con lo spandiconcime tradizionale. Secondo il tecnico agronomo con cui ho parlato e che mi ha presentato il prodotto, il "disastro" (inteso come nube di polvere a seguito) è comunque assicurato, ma se si vuole utilizzare attrezzature già in possesso e al tempo stesso il prodotto con la minore dimensione granulometrica c'è poco da fare... L'alternativa sono le scaglie.

Il prodotto deve essere interrato pertanto il periodo più consono per distribuirlo è dunque quello delle lavorazioni del terreno (a meno di voler fare una lavorazione aggiuntiva, magari minima).

 

Resta però il problema della durata dell'operazione.

Scenari possibili che mi sono venuti in mente:

1- dose massiccia per raggiungere il pH voluto e poi dopo in tot di anni ripetere l'operazione;

2- dose massiccia per raggiungere il pH voluto e ogni anno apportare calcio in dose tale da mantenere il valore voluto;

3- dose tale da correggere il terreno progressivamente negli anni e poi dose ridotta di mantenimento.

 

La modalità 2 e 3 sono fattibili solo se si apporta calcio nel momento della lavorazione del terreno classica, ad esempio in pre aratura come se si concimasse... La modalità 1 invece solo se si fa una lavorazione ad oc.

Sorgono però un paio di domande: quanto dura la correzione? Quanto tempo occorre perchè il prodotto agisca?

 

Ed ecco forse il dato che in tanti vogliono sapere, il costo del prodotto! La migliore offerta, da verificare comunque e per ciò da prendere con le pinze, è di 14€/q.le per calce viva con titolo 90 di cui parlavo in precedenza.

 

Ste

Modificato da B155B
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Certo che conviene, anche perché quando tamponi, nel mio caso con calce, puoi dare meno NPK dato che il terreno poi "sblocca"quello che c'è già e poi hai una resa maggiore di raccolto.

 

Per la teoria delle grosse quantità me l'avevano scongliate(si parla sempre di 7qli) perché mi avevano spiegato che cambiarlo definitivamente è quasi imposibile,quindi conviene fare più passaggi,magari ogni due anni.

 

Il prezzo, sono riuscito a trovarla a 11€/qle allo stabilimento(unicalce) che nel mio caso è abbastanza vicino.Avevo sentito anche la Fassa ed avevano un prezzo più basso però mi costava di più di trasporto.

Modificato da crc
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Io invece ho il seguente problema:

Terrreno franco-sabbioso con Ph 6,6 ma calcio molto scarso (400 ppm di Ca). Dovrei dare grandi quantità di calce (almeno 15-20 q/ha per un paio d'anni) per arrivare a livelli accettabili, ma così rischio di alzare troppo il PH e passare al basico.

Mi chiedevo quindi: cosa è peggio? Basico o carenza di calcio? Fare una via di mezzo? aggiungere anche un correttore acido tipo, se non ho capito male, zolfo? quest'ultima cosa mi sembra quasi assurda ma nel caso in che dosi?

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Io invece ho il seguente problema:

Terrreno franco-sabbioso con Ph 6,6 ma calcio molto scarso (400 ppm di Ca). Dovrei dare grandi quantità di calce (almeno 15-20 q/ha per un paio d'anni) per arrivare a livelli accettabili, ma così rischio di alzare troppo il PH e passare al basico.

Mi chiedevo quindi: cosa è peggio? Basico o carenza di calcio? Fare una via di mezzo? aggiungere anche un correttore acido tipo, se non ho capito male, zolfo? quest'ultima cosa mi sembra quasi assurda ma nel caso in che dosi?

 

Cosa coltivi?

Esistono dei concimi che contengono anche un po' di calcio che non credo serve per la correzione del pH, bensì per le esigenze della coltura.

Ste

Modificato da B155B
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Nel medio periodo le coltivazioni si incentreranno su riso e mais con una piccola parte di frumento o orzo (magari anche soia). Dalla tabella postatta da Dj direi che col mais non ho problemi ad alzare il PH, mentre col riso sono già al limite della condizione di PH ottimale. Questo mi fa pensare che sul mais posso osare col CaO e correggere questa deficenza del terreno, mentre sulle risaie sarebbe meglio un apporto annuale ridotto per soddisfare i fabbisogni.

Ma qui nascono i grandi dubbi: con Ca così basso ho ovviamente un CSC basso (8 circa) che significa perdita di S.O. Ho faticato molto per portare la S.O. da 1,4% a 2,4% in 10 anni (impressionante vero? ma non chiedetemi come perchè non lo so ancora giustificare analiticamente) su tutta la SAU e adesso non vorrei vedere una inversione di tendenza. Vorrei quindi capire come sia possibile, in risaia, alzare la dotazione di Ca e il CSC senza innalzare il PH oltre 6,8 (valore che interpreto come limite della zona ottimale secondo la tabella postata da Dj). L'apporto costante e limitato di calcio per soddisfare i fabbisogni può essere una soluzione, ma a me, da profano, è sempre sembrato come un pagliativo: limito gli effetti ma non risolvo il problema alla radice. Siamo sicuri che sia una scelata vincente anche nel medio e lungo periodo? negli ultimi anni ho distribuito 5-6 q/ha di CaO ma la conseguenza è stata solo l'innalzamento del PH (di 1 punto) senza effetti sulla dotazione di Ca e con diminuzione progressiva del CSC (da 12-14 a 8)

Se a questo aggiungiamo che ho grosse riderve di magnesio (sempre oltre 200 ppm) e potassio spesso abbondante, la cosa si complica non poco. Dovrei consumare Mg e K aggiungendo nel contempo Ca per ottenere un equilibrio migliore.

Certo che il terreno è veramente complesso!!!!!

magari non ho capito nulla di come funziona la chimica del terreno e per questo ogni buon consiglio ed esperienza è bene accetta.

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Un metodo per la raccolta dei campioni lo puoi trovare qui:

Analisi del suolo

Aggiungerei che il campionamento va fatto il più possibile lontano dalle concimazioni e con terreno non troppo umido evitando di prelevare campioni in zone anomale rispetto al resto del campo (macchie, ristagni ecc...).

Il costo varia a seconda di quali parametri vuoi fare analizzare oltre che dal prezziario del singolo laboratorio. Nella mia zona si va da 70-80€ a 120-140€ + IVA per singolo campione per una analisi completa dei principali parametri ed elementi utili ai fini agronomici.

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Ma nessuno sa darmi qualche suggerimento per il problema che segnalavo qualche post fa? Cosa mi consigliate? Correggo la dotazione di calcio alzando il PH o continuo con dosi contenute per soddisfare il fabbisogno? Esperienze?

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Con lo spandiconcime è praticamente impossibile darlo, faresti solo della gran polvere!

 

@Elo continua con la tua tecnica, inoltre l'incremento della s.o. porta sicuramente molti benefici e indirettamente (dato che la s.o. è tendenzialmente acida) anche un certo abbassamento del pH.

 

Poi potresti provare su un ettaro a dare dosi elevate di calce per abbassare il pH e vedere cosa succede, il terreno come giustamente dici tu, è talmente complesso che non è sempre prevedibile a priori come si comporterà o come reagirà, visto il suo grande potere tampone che tende a minimizzare gli interventi fatti dall'uomo.

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C'è anche modo di darlo con lo spandiconcime,l'unicalce produce calce simile a ghiaia,però come si è detto qualche post sopra per avere risultati ottimali deve essere il più fine possibile...

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C'è anche modo di darlo con lo spandiconcime,l'unicalce produce calce simile a ghiaia,però come si è detto qualche post sopra per avere risultati ottimali deve essere il più fine possibile...

 

Il problema è che il grosso grano rimane tale per circa un anno, poi però si sgretola in particelle finissime. Se quindi vuoi un effetto immediato non è l'ideale, ma se puoi attendere il lavoro diventa molto meno oneroso.

Magari il primo anno fai doppia passata usando entrambe le pezzature e dall'anno successivo puoi continuare con lo spandiconcime.

Io, distribuendola quasi tutti gli anni, uso proprio quella in scaglie/granuli.

 

A proposito, se la prendete in Big-Bag non pensate di conservarne qualcuno per l'anno successivo: quando si disgrega si gonfia rompendo il sacco e assicurando graaande divertimento:frusta:.

Esperienza fatta, fortunatamente con un solo saccone.

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Io, distribuendola quasi tutti gli anni, uso proprio quella in scaglie/granuli.

Ci puoi dire il costo della materia prima?

 

...se la prendete in Big-Bag non pensate di conservarne qualcuno per l'anno successivo: quando si disgrega si gonfia rompendo il sacco...

Stai parlando di sacchi aperti e usati in parte giusto? Se il sacco è integro l'umidità non dovrebbe entrare.

Ste

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